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Perdere è cool: ecco la vera strategia di Schlein. La condanna alla marginalità del Pd
Oggi 30-09-25, 09:27
Non c'è bisogno di metterla giù tanto complicata. Il verdetto delle Marche pesa come un macigno, più di ogni congresso, direzione o assemblea del Pd. Perde Elly Schlein, travolta nel suo «Ohio» personale, dove subisce anche l'onta di un distacco che brucia. Per due anni la sinistra ha coltivato l'illusione di una rimonta. Invece, dalle urne marchigiane, arriva una sentenza senza appello: la segretaria del Pd è fuori strada, come «deragliata» su un binario morto. Perché accade tutto questo? Perché Schlein sceglie il metodo «flottiglia» per la risoluzione dei problemi seri, cioè incoraggia l'idea che una «manifestazione» (più o meno sgangherata) possa servire a cambiare le cose. In realtà propone un mix letale: giovanilismo d'assalto (regolarmente sequestrato dai maranza di turno, come alla stazione Centrale di Milano); velleitarismo internazionalista (che finisce per fare il gioco dei tagliagole di Hamas, odiati dall'intero mondo islamico); paraculismo malcelato (a nessuno importa di Gaza, si cerca solo la ricaduta politica nazionale). Il risultato è una sinistra perennemente «contro». Contro Israele, contro gli Stati Uniti, contro le scelte europee in materia di difesa, contro ogni assunzione di responsabilità. Ma essere «contro» è, per definizione, una condanna alla marginalità. Ed è una condizione che finisce per far perdere la testa, credendo che alcune decine di migliaia di manifestanti invasati possano garantire vittorie elettorali. Così, nel vortice emotivo del corteo in servizio permanente effettivo si finisce pure (è successo proprio al PD di Elly Schlein) per trovarsi in qualche modo in navigazione verso Gaza mentre il vero leader (politico e morale) della sinistra italiana, cioè Sergio Mattarella, si vede respinte con sdegno proposte di buon senso. Insomma, perde fragorosamente Schlein e con lei perde Ricci (il cui tasso di riformismo da sindaco viene spazzato via dall'arrembante movimentismo della segretaria). Poi perde anche Giuseppe Conte (ma questa è un'altra storia). Però un dubbio sorge spontaneo. E se fosse proprio questo il disegno della segretaria? Perdere è «cool». Non impegna, non obbliga a scelte difficili, non costringe a governare. Vincere, al contrario, significa assumersi responsabilità, decidere, sporcarsi le mani. Troppo faticoso. Meglio restare nel recinto della lamentazione eterna, con un megafono in mano, illudendosi di essere l'avanguardia morale di un Paese che, invece, guarda altrove. Vuoi mettere? Opporsi sempre comunque a quella «destraccia» di Meloni (e compagnia cantante), ecco la vera missione della vera sinistra (secondo Schlein). Di qui in avanti quelli nel Pd che sperano in un futuro da ministro cercheranno di farla fuori.
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