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                                                Ponte Stretto: il Governo frena, risposte dopo motivazioni Corte. Meloni, opera strategica, rimane obiettivo
                                
                                Ieri 30-10-25, 21:22                            
                                                            La riunione d'urgenza, convocata in mattinata a palazzo Chigi dopo la mancata registrazione da parte della Corte dei conti della delibera Cipess riguardante il Ponte sullo Stretto, serve quasi più a rallentare e ad abbassare i toni che a precipitare decisioni 'straordinarie'. Aveva parlato di "ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento" Giorgia Meloni; di "una scelta politica più che un sereno giudizio tecnico", Matteo Salvini. Tanto da spingere la Corte dei Conti a diramare una nota per ribadire di essersi espressa "su profili strettamente giuridici" e "senza alcun tipo di valutazione sull'opportunità e sul merito dell'opera" e chiedere "rispetto" per l'operato dei magistrati. Il summit a palazzo Chigi raffredda il clima. Il ministro dei Trasporti, dopo una riunione fatta al Mit di buon mattino raggiunge la premier nella sede del Governo. Ci sono anche i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, l'amministratore delegato della società 'Stretto di Messina Spa' Pietro Ciucci e, in videocall dal Niger dove è in missione, Antonio Tajani. Il vertice va avanti per un'ora e mezza. "Si è convenuto di attendere la pubblicazione delle motivazioni della delibera adottata ieri dalla Corte dei Conti (attesa entro 30 giorni, ndr) - si legge al termine in una nota di palazzo Chigi - Solo dopo averne esaminato nel dettaglio i contenuti, il Governo provvederà a replicare puntualmente a ciascun rilievo, utilizzando tutti gli strumenti previsti dall'ordinamento". Per il Governo, in ogni caso, "rimane fermo l'obiettivo, pienamente condiviso, di procedere con la realizzazione dell'opera". Meloni, in serata, si dice "un po' incuriosita" di fronte ad alcuni rilievi, ma assicura che il Governo risponderà e ribadisce il messaggio: "L'obiettivo è fare il ponte sullo stretto di Messina che è un'opera strategica". "Non mi rassegno all'idea che non si possa più fare" un ponte "oggi perché siamo soffocati dalla burocrazia e dai cavilli". E' Matteo Salvini a dare la linea dopo il faccia a faccia: "Sono assolutamente tranquillo, determinato. Abbiamo calendarizzato i prossimi passi, nel primo Cdm, a giorni, informerò i colleghi su come intendiamo andare avanti e mettere in sicurezza i fondi necessari all'opera che siamo determinati a portare avanti. Attendiamo con estrema tranquillità i rilievi della Corte dei Conti a cui siamo convinti di poter rispondere punto su punto perché abbiamo rispettato tutte le normative", esordisce. Per il ministro dei Trasporti, insomma, si andrà avanti "senza forzature", "senza nessuno scontro tra i poteri". Il leader della Lega sembra escludere soluzioni lampo, come una nuova approvazione da parte del Cdm della delibera Cipess. "Mi sarebbe piaciuto partire coi cantieri già a novembre, se dovremo tornare in Consiglio dei ministri ai primi di dicembre, rimandando in Corte dei Conti tutte le nostre motivazioni per proseguire con l'opera, lo faremo. A quel punto vuol dire che arriverà un passaggio definitivo delle Sezioni riunite della Corte dei conti a inizio gennaio, il che vuol dire che invece di partire con i lavori a novembre partiremo a febbraio", dice stilando il nuovo calendario. Il Governo, viene spiegato, in caso di una nuova mancata registrazione da parte della Corte, attraverso una richiesta del ministro competente, potrebbe decidere di procedere comunque con l'opera attraverso 'un visto con riserva' per un superiore interesse nazionale. Questa però, che in un primo momento sembrava essere la soluzione da mettere subito in campo, appare adesso come una extrema ratio, dopo che i tecnici che seguono il dossier hanno paventato alla premier e ai componenti del Governo i rischi, anche economici, di sottoscrivere i contratti con le aziende impegnate nella costruzione del Ponte senza la bollinatura della Corte dei Conti, magari esponendosi a possibili ricorsi. C'è poi l'aspetto dello scontro istituzionale. Nessun intervento diretto del Quirinale viene confermato, ma è noto che a Sergio Mattarella non faccia certo piacere l'innalzarsi della tensione tra poteri dello Stato - specie in concomitanza con l'approvazione della riforma costituzionale della giustizia e in vista del referendum confermativo che si terrà la prossima primavera. E questo potrebbe aver favorito il cambio di rotta di palazzo Chigi nell'ottica di non irritare il Colle in un momento già delicato. Lo stesso Salvini, infatti, sembra stemperare i toni: "Non voglio pensare che qualcuno si vendichi contro siciliani e calabresi per una riforma approvata dal dal Parlamento", risponde a chi gli chiede di una possibile correlazione con la separazione delle carriere, ma poi aggiunge: "Non penso che la Corte dei Conti ieri all'unanimità abbia bocciato il progetto - sottolinea - Non c'è 'La' Corte dei Conti: sono uomini e donne, ci sarà stato qualcuno pregiudizialmente ostile e ci sarà invece qualcuno che è a favore dello sviluppo del paese. Se uno è pregiudizialmente ostile perché non vuole il ponte non so che cosa farci, ma conto che saremo convincenti", dice ottimista. In Parlamento, poi, si giocherà un'altra partita: è atteso in aula al Senato dopo la prima lettura della manovra, infatti, il disegno di legge di riforma della Corte dei Conti, proposto dal ministro Tommaso Foti quando era capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera e già approvato ad aprile a Montecitorio. Il provvedimento, che si pone l'obiettivo di evitare ritardi che si creano per la "paura della firma", riforma le funzioni di controllo e consultive della Corte dei Conti e la responsabilità per danno erariale, andrà in Aula a fine anno o a gennaio, se dovessero arrivare decreti in scadenza, dopodiché sarà legge.
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