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Protezionismo, Rampini punge Parenzo: "Non raccontiamoci che nasce con Trump"
18-04-2025, 14:06
A L'aria che tira si è dibattuto di Usa, di Cina e di dazi. Ospite in collegamento, Federico Rampini ha analizzato gli attuali equilibri del commercio mondiale facendo un passo indietro nel tempo. "Allora, la vostra ricostruzione è un po' di parte, secondo me piace molto all'ambasciata cinese a Roma", ha punto subito David Parenzo, che ha incassato il colpo. La prima questione da snocciolare, secondo l'editorialista del Corriere della sera, è quella della chiusura delle frontiere all'immigrazione clandestina, "praticata anche dal più progressista di tutti i presidenti americani, un certo Franklin Delano Roosevelt, che non a caso riuscì a far migliorare la condizione operaia negli Stati Uniti. Controllando l'immigrazione clandestina rafforzò i sindacati, rafforzò il potere contrattuale dei lavoratori e fu il periodo più socialdemocratico della storia americana", ha spiegato il giornalista. Quanto alla strategia di Xi Jinping, invece, bisogna distinguere la propaganda dalla realtà. "La Cina è una roccaforte protezionista da sempre. Chiedetelo agli imprenditori italiani che ci hanno provato e che si sono dovuti misurare con tutte le forme più insidiose del protezionismo cinese, i dazi, generalmente molto più alti di quelli americani, ma anche e soprattutto con le forme del protezionismo occulto, nascosto, implicito", ha affermato Rampini, sottolineando che è in questo modo che Pechino "ci ha saccheggiato il know-how industriale". Chi teorizza la possibilità di un'alleanza tra Europa e Cina per dare "una sonora lezione al bullo americano" non ha capito "in che mondo viviamo", ha spiegato il giornalista. "Se Trump dicesse 'le regole non hanno funzionato' o 'dobbiamo rivederle, dobbiamo tutti insieme ridisegnare un ordine globale più equo'", userebbe lo stesso metodo adottato in passato da democratici come Obama, "che però si sono alla fine sentiti loro stessi beffati dai cinesi, i quali fingevano di stare al gioco e continuavano a manipolare le regole in loro favore", ha messo in evidenza Rampini. Il protezionismo "comincia a diventare l'ideologia del partito democratico negli Stati Uniti verso la fine del secondo mandato di Obama, dove c'è una revisione pesante del giudizio sulla Cina. Non raccontiamoci che il protezionismo nasce con Donald Trump, prima l'ha praticato la Cina, quando si sono sentiti beffati e turlupinati anche i democratici americani sono diventati protezionisti", ha chiosato il giornalista.
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