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Rispunta Di Maio: manovre al centro, così prepara il ritorno dal Golfo
Oggi 21-11-25, 09:40
Giggino d'Arabia è pronto a tornare. I preparativi sono avviati. L'incarico come rappresentante Ue nel Golfo Persico terminerà a marzo 2027 e l'ex ministro non ha alcuna intenzione di starsene sul divano. Nel suo ex Movimento non può certamente tornare, né sembra voglia tirarsi il famoso pizzicotto sulla pancia nei confronti di quel Conte che lo ha cacciato brutalmente. Il mancato sostegno a Fico, nella sua Campania, vale più di mille parole. Di Maio, in questa campagna elettorale, d'altronde, non ha speso una parola nei confronti dell'ex compagno pentastellato. Allo stesso tempo non c'è stato neanche il famoso salto della quaglia verso Meloni. A differenza della sua fedelissima viceministra Laura Castelli, che più volte lo ha esortato al grande passo verso l'altra ala dello schieramento, il politico di Pomigliano ha fatto orecchio da mercante. L'unico di cui si fida è Mario Draghi che, pur non essendo suo concittadino, è uno dei pochi in politica a conoscere la parola magica chiamata “riconoscenza”. Quest'ultimo gli avrebbe dato un unico suggerimento: bisogna ricostruire il centro. Quello a destra dell'emiciclo è già occupato da Tajani, Lupi, Carfagna, Rotondi e chi ne ha più ne metta. L'unica alternativa, dunque, resta quello da costruire a sinistra. Parliamo dello stesso contenitore auspicato di recente dal consigliere di Mattarella Garofoli, che ha suscitato non poche polemiche. In tal senso, ci sono grandi manovre in corso e, dunque, sfruttando un Pd che intende sbilanciarsi a sinistra, perché non sfruttare la ghiotta occasione e bruciare le tappe? Chi è partito certamente in anticipo è Ernesto Maria Ruffini, l'ex direttore dell'Agenzia delle Entrate. Quest'ultimo, avendo accolto l'appello di Romando Prodi, da mesi, è all'opera per un nuovo riformismo. Scioglie, infatti, le riserve e chiama a raccolta i moderati delusi dai vari Renzi e Calenda. E tra i primi a rispondere, a parte i soliti, c'è l'ex ministro Vincenzo Spadafora, fedelissimo di Giggino, che il 28 ottobre, lancia il suo primo endorsement alla rivoluzione auspicata dal commissario Ue: «La sinistra – spiega – deve tornare ad ascoltare i suoi elettori e deve finire di ingannarli con convegni e conferenze stampa deserte che non portano a nulla. Si parla tanto di campo largo (o di cacicchi locali) e lo si fa dai salotti romani». Una chiara dichiarazione di guerra a Schlein e Conte, i veri “assassini politici” dell'ex maestro Di Maio. Arriva, poi, sei giorni fa, la partecipazione alla prima assemblea di Più Uno, il movimento di Ruffini, che, secondo il diretto interessato, avrebbe «molti punti di convergenza» con “Primavera”, l'associazione da lui fondata. Da sempre Spadafora ha chiarito come questa realtà civica non abbia nulla a che vedere col suo passato politico, ma più di qualche semplice malpensante, considerando che l'incarico di Giggino finisce a marzo 2027, ovvero quando gli italiani saranno chiamati nuovamente a esprimersi per le politiche, ha pensato a lui come possibile “ponte” per il ritorno in Italia del “bibitaro” diventato capo della Farnesina. Sposare la nuova causa centrista per far fuori il sempre più compagno Conte per l'ex ministro potrebbe essere più di una semplice rivincita. Quale occasione migliore delle elezioni per riprendersi un seggio nella Roma che conta. Di Maio, inoltre, non avrebbe alcuna difficoltà a interloquire con quel mondo. Più di qualcuno, quando era tra i pentastellati, lo ha definito il più democristiano dei grillini e seguendo, la scuola Draghi, a cui un alleato nel palazzo potrebbe far comodo in ottica Quirinale, sarebbe il profilo perfetto per incarnare una causa che, in antitesi al foggiano Giuseppi, gli sembra calzare dalla nascita. Non ci sono conferme, ma intanto il passo in avanti di Spadafora è più di un semplice cross per mettere la palla in rete.
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