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Ritardi, messaggi sospetti e nuovi testimoni: troppe ombre sulla morte di Aurora Maniscalco
Oggi 10-10-25, 12:22
La famiglia di Aurora Maniscalco, ragazza siciliana 24enne, volata giù dalla finestra dell'appartamento di Vienna dove conviveva con il fidanzato, continua a chiedere di indagare sulla morte della giovane hostess di Palermo, avvenuta in Austria la notte tra il 21 e il 22 giugno scorsi. Il programma Incidente Probatorio, in onda sul canale 122 Fatti di Nera, è tornato ad occuparsi del caso dopo l'apertura dell'inchiesta in Italia, che ipotizza – come atto dovuto – il reato di istigazione al suicidio. Unico indagato è proprio il fidanzato Elio Bargione, 27enne palermitano, con il quale Aurora conviveva. Un ragazzo descritto da tutti come apparentemente gentile ed equilibrato. In Austria, le indagini sono state archiviate subito come suicidio, senza che venissero effettuati neanche i rilievi e l'autopsia sulla salma della ragazza. Ma sono tanti i dettagli che non tornano e che fanno sospettare che la morte di Aurora possa non essere un suicidio: lei aveva avuto un aborto lo scorso maggio, mentre era a Palermo, e il certificato medico parla di un'aggressione subita. Gli stessi vicini di casa della coppia in Austria hanno riferito di frequenti liti, con spostamento di mobili e lancio di sedie. E ancora, proprio Elio avrebbe raccontato agli investigatori che Aurora si sarebbe lanciata dalla finestra, prendendo la rincorsa durante una lite e dopo una colluttazione. Inoltre, Aurora aveva raccontato di voler lasciare il lavoro a Vienna per trasferirsi a Praga. Quel che ha fatto insospettire ulteriormente i genitori della ragazza è il messaggio ricevuto, per avvisarli, direttamente dal cellulare di lei, inviato però circa 7-10 ore dopo i fatti da Elio, che solo successivamente li avrebbe chiamati. Sospetti e anomalie che, se sommati a quella che sembrava una “relazione tossica” verso la fine, fanno propendere verso tesi che escluderebbero un gesto estremo da parte di Aurora. La mamma della 24enne ricorda di aver notato dei lividi evidenti sul corpo della figlia durante una sua visita a Vienna. L'ultima novità riguarda uno scambio telefonico, di recente intrattenuto, tra un avvocato austriaco e il legale della famiglia Maniscalco: al centro della discussione, tra i vari argomenti, anche la testimonianza di due donne. Si tratta di una madre e una figlia che avrebbero assistito alla caduta di Aurora. Secondo il legale austriaco, le due donne avrebbero descritto una scena diversa da quella inizialmente diffusa, il che apre ad altri dubbi. “Comprendo le perplessità della famiglia – ha spiegato Stefano Callipo, presidente Nazionale Osservatorio violenze e suicidi – perché emergono elementi che fanno venire dei dubbi. Quando una persona cade da grandi altezze per morte accidentale, tende a cadere con i piedi, mentre nei suicidi con la testa e le spalle. È un indicatore distopico rispetto a un normale suicidio. Poi, ci sarebbero impronte sul terrazzo e le unghie spezzate, il che fa pensare che possa aver lottato per non precipitare. Ci sono elementi che possono aprire anche ad altre ipotesi. Quando si verifica un suicidio, spesso la condotta è frutto di molto altro e le indagini vanno fatte soprattutto sulla vita della persona. Il pessimismo si costruisce con il tempo, bisogna capire quanto accaduto anche prima. L'autopsia psicologica si fa attraverso interviste semi-strutturate a figure legate alla persona e che interagivano con lei. A volte la precipitosità a chiudere le indagini per suicidio non permette di ricostruire altri elementi. Andrebbero analizzati con attenzione gli ultimi dialoghi, le dinamiche relazionali poco prima dell'atto di morte. Seppure fosse istigazione, sarebbe legata a una dinamica modificata poco prima, che va individuata, isolata e inserita in un contesto più ampio”. Secondo l'avvocato Valerio Lombardi, “la gestione degli inquirenti austriaci, che da subito hanno trattato come suicidio rifiutando la richiesta di autopsia, alimenta dubbi e sospetti. È una gestione poco lineare, quasi a non voler ricercare altro. Nessun sequestro del cellulare o della casa, nessun atto investigativo. Ora ci rimettiamo all'autorità giudiziaria di Palermo, che indaga per istigazione al suicidio il fidanzato, il che permetterà di ottenere il fascicolo da Vienna attraverso una rogatoria internazionale, prima di completare con le sue determinazioni e trasmettere gli atti a Roma per competenza sulle morti all'estero. Ci sarà sicuramente un fascicolo fotografico – ha aggiunto l'avvocato Lombardi – che può essere importante, in particolare relativamente alla posizione del corpo dopo la caduta. Oggi la rogatoria in Unione Europea è semplificata, c'è doverosità di cooperazione in alcuni casi. Io sono certo che familiari e inquirenti sono alla ricerca della verità, non di un colpevole. Le indagini si concentrano sul fidanzato perché è l'unico potenziale colpevole, era in compagnia di Aurora. Al momento non ci sono elementi che facciano propendere per la tesi dell'omicidio, anche se ci sono alcune stranezze e cose poco chiare. Il fidanzato ha avvisato la famiglia di Aurora solo sette ore dopo l'accaduto, mentre aveva già avvisato i suoi genitori, che si erano già precipitati a Vienna. Io temo che possano emergere delle responsabilità su quanto accaduto”. “Lo studio delle lesioni ossee – ha detto Chantal Milani, antropologa e odontologa forense – serve per aiutare a ricostruire le circostanze della dinamica, così come la propagazione dell'energia, per comprendere dal punto di vista probabilistico cosa è accaduto. Le lesioni scheletriche possono aiutare anche in caso di violenze: se ci sono fratture pregresse è un primo campanello d'allarme. Dallo studio delle lesioni si comprende anche la posizione di partenza prima della caduta. Il fattore tempo ci rema contro, come eventuali manipolazioni. L'autopsia nell'immediato avrebbe fornito più informazioni, ma è meglio che non sia stata fatta male. La cosa importante sarebbe avere una TAC che cristallizzi la situazione e dia almeno una fotografia, per poi analizzare le ossa nella fase successiva”.
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