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Schlein sfida Meloni, ad Atreju cabaret. E a Conte, alternativa è nei fatti
Ieri 14-12-25, 21:01
Il confronto è a distanza e il botta e risposta avviene in differita, ma il 'duello' con Giorgia Meloni cercato e voluto da Elly Schlein, alla fine, è nei fatti. La segretaria Pd riunisce l'assemblea nazionale del partito all'auditorium Antonianum; a pochi chilometri di distanza, a Castel Sant'Angelo, la premier chiude Atreju. La leader dem lancia sin dall'inizio del suo intervento il guanto di sfida a colei che considera l'unica rivale. Costruire l'alternativa per battere la destra, per Schlein, è sempre stato l'obiettivo e lo è a maggior ragione oggi, anche se questo vuol dire provare ad andare oltre i distinguo che - sempre più frequenti - arrivano da Giuseppe Conte (che proprio dal palco di Atreju ha di fatto disconosciuto l'alleanza progressista) e a non dare troppo peso ai mal di pancia della minoranza interna, in continuo crescendo. L'assemblea segna, in realtà, l'allargamento della maggioranza Schlein, con l'ufficializzazione della scelta di Stefano Bonaccini e dei suoi di sostenere in modo unitario la segretaria, ma i malumori interni non mancano. La leader parte allora dritta, puntando il dito contro Meloni e volendo segnare in modo chiaro le differenze con Atreju. "L'assemblea nazionale non è una kermesse, non è un evento che prevede spettatori. Siamo qui per confrontarci - dice chiaro - Diamo uno sguardo da qui al paese reale perché penso che tra poco sentiremo un'altra bella dose di propaganda da parte della presidente del Consiglio Meloni". La segretaria Pd torna ad attaccare i tagli alla sanità, alla scuola e ai servizi, "mentre ad aumentare sono le bollette, le tasse e le spese militari". Poi si rivolge direttamente alla premier: "Da quanto tempo non le capita di andare a fare la spesa? Esca da Palazzo Chigi e faccia un giro in un qualsiasi alimentari di quartiere perché, mentre voi ripetete che va tutto bene, davanti agli scaffali le famiglie sono costrette a scegliere tra le cose necessarie" e "il frigo degli italiani è vuoto". Il faccia a faccia, in ogni caso, assicura la leader, è solamente rimandato. Mercoledì, infatti, la premier parlerà di fronte a Camera e Senato in vista del Consiglio europeo. "Ci confronteremo sicuramente di nuovo in Parlamento tra qualche giorno. Speriamo che, a differenza di oggi, venga a confrontarsi sul paese reale e non sul cabaret", l'affondo. Se l'orizzonte è il cantiere dell'alternativa, Schlein fa i conti, calcolatrice alla mano, guardando ai numeri delle ultime tredici elezioni regionali. "I voti assoluti dalla nostra coalizione e quella del governo sono sostanzialmente pari ma se aggiungiamo le civiche e i voti ai presidenti siamo nettamente avanti di noi. Il Pd ha preso 3.202.261 voti, FdI 2.570.522 voti, siamo il primo partito con i voti reali, non nei sondaggi. È la dimostrazione che la partita per le Politiche è apertissima, che ci sono tutte le condizioni per mandare a casa questa destra", è il refrain. Di fronte a questo quadro, quindi, per la segretaria Pd, l'unità altro non è che "un dovere". La leader dem lo dice innanzitutto a Giuseppe Conte. L'alternativa "c'è", ed è "nei fatti". A dimostrarlo ci sono le ultime elezioni Regionali ("Ricordo a Conte che prima non governava nessuna Regione e ora ne governa due, serve rispetto", dice tranchant Francesco Boccia), così come il pacchetto di emendamenti condivisi dalle opposizioni sulla manovra: è in queste cose, assicura la leader dem, "che germoglia l'elaborazione di un programma di governo comune. È il metodo giusto, senza rinunciare alle proprie diversità e alla propria sensibilità", insiste. La segretaria si rivolge poi ai suoi: "Dobbiamo rivendicare quello che siamo: non un partito personale ma un partito plurale, non un partito come ce ne sono tanti, caserma, o un partito comitato elettorale. Vogliamo un partito umile e ambizioso, con la voglia di cambiare le cose con l'obiettivo di offrire all'Italia una proposta di governo credibile e innovativa per vincere le prossime elezioni politiche". E allora, è il ragionamento, "discutiamo, confrontiamoci anche espressamente quando necessario, ma senza mai perdere di vista l'orizzonte comune". Di più: "Pluralismo non significa galleggiare, significa discutere, ascoltare tutti e poi assumere le posizioni chiare e nette, riconoscibili", insiste ringraziando Stefano Bonaccini per la scelta di entrare in maggioranza, perché "l'unità non si fa da soli: stiamo cambiando in positivo perché è finito il tempo delle divisioni e dei litigi, la maggioranza è oggi più larga ma io continuo e continuerò a essere sempre la segretaria di tutti", assicura. Al 'correntone' di Montepulciano, composto da Areadem di Dario Franceschini, i Dems di Andrea Orlando e gli ex-Art.1 di Roberto Speranza, ai quali si erano già aggiunti gli 'Ulivisti' Marco Meloni e Anna Ascani, si aggiunge quindi anche buona parte di Energia Popolare. Restano fuori i riformisti - tra gli altri Lorenzo Guerini, Graziano Delrio, Pina Picierno, Giorgio Gori, Filippo Sensi, Piero Fassino, Simona Malpezzi - che non intendono tacere sui nodi e le criticità messi sul tavolo ormai da mesi. "Voglio dire a Giuseppe Conte che lasciar fare al più forte (a Trump sull'Ucraina, ndr) è esattamente il contrario di tutto quello per cui tutti noi combattiamo da una vita. Nel nostro campo non ci può essere spazio per un trumpismo o un putinismo mascherato da pacifismo - attacca Picierno - Conte ha anche detto da Atreju che lui non è alleato di nessuno. Non ne usciremo chiudendo gli occhi e recitando una formula che ci rassicura 'testardamente unitaria'. Serve chiarezza". Di più. "Ascoltare giudizi verso alcuni nostri compagni, etichette: come 'guerrafondai', 'riformisti da salotto', 'sionisti' dimostra un conformismo avvelenato, che spinge" la minoranza "ad allinearsi o ad andarsene fuori dal Pd o a stare zitto. Il pluralismo si pratica non si proclama e basta", è la stoccata di chi continua a lamentare lo scarso confronto interno. Graziano Delrio continua a indicare una rotta diversa: "Il Pd deve fare il Pd, soprattutto sull'Europa, è quella la faglia principale e il vero limite del Governo Meloni. Il rafforzamento dell'Europa deve essere una nostra battaglia. Come Conte dice che bisognerà essere chiari sul programma, lo diciamo anche noi. Ci sediamo al tavolo e definiamo tutto, ma serve che il Pd faccia la sua parte". "Non c'è nessuna volontà di sopprimere il confronto", assicura Schlein, che però chiede ai suoi più rispetto tra le diverse anime. Alla fine la relazione della segretaria viene approvata con 225 voti favorevoli e 36 astenuti - "ma su 978 aventi diritto", viene fatto notare dalla minoranza.
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