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Scomparire nella rete: il lato oscuro della dipendenza da Internet
08-08-2025, 15:46
Si comincia per gioco, per noia, per cercare una via d'uscita, ma si resta bloccati nella Rete. È così che si può sviluppare l'“Internet Addiction Disorder”, ovvero la dipendenza da internet e dalla realtà virtuale in cui ci si cala, fino a scomparire. Il programma Psiche Criminale – Scomparsi, in onda sul canale 122 Fatti di Nera, ha approfondito questa problematica, oggi sempre più diffusa, soprattutto tra i giovani. Perché c'è chi scompare senza muovere un passo: si perde mentre gli occhi si illuminano di pixel e la mente si riempie di suggestioni, portandosi lontano dal letto, senza mai uscire dalla stanza, chiusi in casa davanti a uno schermo. Lentamente si svanisce: non nel corpo, ma nella mente, nell'identità. Questa dipendenza si chiama Internet Addiction Disorder: non è una moda, non è un'etichetta esagerata, ma è un disturbo riconosciuto dalla comunità scientifica, seppur non ancora ufficializzato come malattia. Attualmente è inserito nella categoria delle dipendenze e dei disturbi comportamentali. Si entra in questa dipendenza quando internet smette di essere un mezzo e diventa l'unica cosa che conta, quando spegnere il telefono genera ansia, quando si resta connessi per giorni e settimane, quando si mangia davanti a un social, si dorme accanto a un'app, si parla solo in chat e si perde il contatto con la vita vera. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, la dipendenza da internet interessa il 5% della popolazione italiana, con punte più elevate tra adolescenti e giovani adulti, dove la percentuale può superare il 10%. Stime europee riportano che, tra i giovani, tale dipendenza si attesta mediamente intorno al 4,4%, con variazioni tra l'1,2% e l'11,8% a seconda del Paese. Chi ne soffre manifesta sintomi simili a quelli delle dipendenze da sostanze: mania di controllo, isolamento, menzogne, astinenza, irritabilità. Secondo studi clinici, tra il 60% e il 70% degli adolescenti dipendenti da internet presenta anche disturbi d'ansia e depressione. La mente inizia a costruire una realtà parallela, in cui si preferisce un nickname alla propria identità, costruendo un'altra persona virtuale. La dipendenza da internet è sempre più un problema concreto, un incubo generazionale che rischia di compromettere la capacità di comunicare la propria identità, di affrontare il dolore, in uno stato di agitazione emotiva permanente. Ci sono famiglie che raccontano di figli che parlano soltanto con lo schermo, consumati da gaming, social, pornografia, chat. Sul web li chiamano ghost, fantasmi: sono profili che smettono di rispondere, persone che non vivono nella realtà. Alcuni vengono ritrovati stremati nei propri appartamenti, altri spariscono improvvisamente, dimenticando anche la propria identità. Ma sul web oggi si può tutto: chi entra nel lato oscuro, nel dark web, può acquistare qualsiasi cosa: droga, armi, documenti falsi, denaro contraffatto, organi, persone; si può persino finanziare il terrorismo tramite criptovalute. Una fuga definitiva dalla realtà, un modo estremo per cercare, nella peggiore delle maniere, il proprio spazio. Tutto accade quando internet non è più uno strumento, ma l'unica via d'uscita. Luca Volpe, avvocato e scrittore, esperto di temi digitali e autore del libro “Online – Guida ai rischi del web”, ha fornito alcuni dati inquietanti: “Nel 2024, oltre 3.600 minori sono rimasti vittime di reati consumati sul web e parti offese in procedimenti penali. Di questi, ben 370 sono stati vittime di adescamento online, che spesso è solo l'inizio per reati collegati alla pedopornografia. Ma il dato peggiore è un altro: il 47% degli adulti italiani non capisce ciò che legge o ascolta. Siamo di fronte a un doppio analfabetismo: funzionale e digitale. Spesso sono genitori che non capiscono i figli. La soluzione? Non è togliere il web agli under 15, anzi. I genitori devono aggiornarsi: oggi sono stati travolti da cambiamenti rapidissimi e chi è nato tra gli anni '70 e '80 fatica a stare al passo. Solo dopo affrontiamo il problema della privacy, ovvero tutte le informazioni che regaliamo sui social. L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha lanciato un allarme: il grande male del futuro sarà la solitudine. E il web può amplificare questa solitudine, se non utilizzato correttamente. Internet è uno strumento, ma deve accrescere le possibilità che già possediamo.” Nel confronto con la psicologa Roberta Catania è emerso un quadro altrettanto preoccupante, ma anche qualche spiraglio positivo: “Tra giochi online, video e chat, i ragazzi vengono bombardati da informazioni, spesso non verificate, che finiscono per costruire una realtà alternativa, che alcuni scelgono come principale. Se manca il filtro dell'adulto, quel contenuto diventa guida, educazione, valori. Internet deve restare uno strumento, non un mondo fittizio più bello della realtà. Il problema più grave è il vuoto educativo: gli adulti non conoscono il mondo dei giovani, non sanno quali app usano, non capiscono le dinamiche virtuali. Eppure hanno un compito morale ed educativo: nessuno strumento può essere lasciato in mano a un minorenne senza guida. Ci sono segnali per capire se un ragazzo è dipendente dalla rete: tendenza all'isolamento, fastidio per il contatto sociale, preferenza per la compagnia dello schermo. Non sempre è disagio, ma i cambiamenti vanno letti con attenzione. Soprattutto nell'adolescenza, quando il confronto con i pari è essenziale per formare la propria identità.” La puntata dedicata alla dipendenza da internet è disponibile sulla piattaforma Cusanomediaplay.it
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