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Scontro tra Governo e Comune di Taranto: il sindaco dice no all'accordo, Urso convoca il tavolo il 12 agosto
Ieri 07-08-25, 21:21
La vicenda dell'ex Ilva di Taranto si fa sempre più tesa, trasformandosi in un confronto diretto tra il sindaco della città, Piero Bitetti, e il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Al centro del conflitto, l'Accordo di programma proposto dal governo per il rilancio e la decarbonizzazione dell'impianto siderurgico. Da un lato, Bitetti frena. Dopo aver annunciato la convocazione di un Consiglio comunale per discutere il piano, ha deciso di annullarlo, dichiarando di non voler firmare l'intesa. A suo sostegno, i capigruppo della maggioranza, che definiscono l'accordo "lacunoso" e "privo di garanzie per la città". La loro proposta alternativa prevede la completa decarbonizzazione dello stabilimento entro cinque anni e l'adozione di un decreto-legge speciale per Taranto, con risorse dedicate alla riconversione industriale e alla rigenerazione urbana e ambientale. Dall'altro lato, Urso tira dritto. Il ministro ha confermato la riunione al Mimit per il 12 agosto, convocando non solo le istituzioni locali, ma anche i sindacati e le associazioni d'impresa dell'indotto ex Ilva. “Il 12 sarà il giorno della verità e della responsabilità”, ha dichiarato Urso, puntando il dito contro il sindaco: “Bitetti ci ha chiesto più volte di rinviare l'incontro per attendere l'esito del Consiglio comunale. Ora invece sostiene che non è necessario. Ciò che prima era una condizione imprescindibile, oggi non lo è più”. Intanto, cresce l'allarme tra sindacati e imprese. Confindustria Taranto, Confapi Taranto e Aigi denunciano il rischio di una "bomba sociale", con 15.000 lavoratori dell'indotto esclusi dal ciclo produttivo. Durissimo il commento del segretario generale della Uilm, Rocco Palombella: “Chi vuole chiudere l'Ilva lo dica chiaramente e se ne assuma la responsabilità. È il momento del coraggio e della verità”. Sulla stessa linea la Fiom, che per voce del segretario Michele De Palma e del coordinatore per la siderurgia Loris Scarpa, accusa una "mancanza di qualsiasi senso delle istituzioni" e annuncia iniziative a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti. Netta anche la posizione della Fim-Cisl: secondo il segretario Ferdinando Uliano, la decisione del sindaco Bitetti "condanna lo stabilimento di Taranto alla perdita di oltre 7.000 posti di lavoro tra diretti e indotto", ribadendo la "ferma opposizione" del sindacato alla scelta dell'amministrazione comunale. Lo scontro è ormai frontale. Il tavolo del 12 agosto rischia di diventare l'ultima occasione per trovare una sintesi tra le istanze locali e le strategie del governo. In gioco non c'è solo il destino dell'ex Ilva, ma il futuro stesso di un'intera città.
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