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Sempio in caserma: "Innocente". Ma non si indaga solo sul Dna: le intercettazioni choc
Oggi 13-03-25, 11:21
Gli inquirenti che sono tornati a indagare sul delitto di Chiara Poggi, a Garlasco, ora sono in possesso del dna di Andrea Sempio che si è recato alla caserma Montebello dei Carabinieri di Milano, dove ci sono gli uffici della sezione investigazioni scientifiche, per farsi prelevare un campione genetico. Il 37enne, indagato dalla procura di Pavia per l'omicidio di Chiara Poggi, non ha rilasciato dichiarazioni. A parlare sono stati i due legali. Il nome di Sempio torna dunque sulla scena come indagato in concorso con altri tra cui Alberto Statsi (condannato in via definitiva per l'omicidio e che ora spera nella revisione del processo). Lo scorso 21 febbraio all'amico di gioventù del fratello minore di Chiara Poggi, è stato notificato l'avviso di garanzia per il delitto di Garlasco con l'invito a sottoporsi ai prelievi per il dna per i quali ha negato il consenso. Di qui la decisione, su ordine del gip di Pavia di sottoporlo coattivamente al test. "Il ragazzo è tranquillo perché è innocente", ha detto l'avvocato Massimo Levati, difensore insieme alla collega Angela Taccia di Sempio. Un test del dna a cui "non si è sottoposto volontariamente perché volevamo l'ordinanza del gip, una persona terza", ha spiegato. E ai cronisti che gli chiedevano se sia corretto oggi rivalutare i reperti, l'avvocato ha risposto: "Quali reperti? Non ci sono reperti. Andrea è innocente, non c'entra niente. Non aveva nessun rapporto con Chiara". A chi lo incalzava chiedendogli delle telefonate fatte da Sempio prima dell'omicidio a casa Poggi, il legale ha risposto: "Lui cercava l'amico Marco, non Chiara, non sapeva che fosse partito, altrimenti non avrebbe telefonato". Quanto allo scontrino del parcheggio conservato dall'amico del fratello della vittima per oltre un anno, "sono cose superate, già archiviate". "L'indagine del 2017 è stata frutto di una macchinazione, non vorrei che lo sia ancora dopo otto anni", attacca Levati che denuncia una macchinazione "organizzata dagli investigatori dello studio degli avvocati difensori di Stasi, che clandestinamente hanno preso il Dna di Andrea". Se la Procura ora sostiene che sia compatibile con quello prelevato sotto le unghie della vittima, lo fa - ha detto l'avvocato - "perché qualcuno ha rimestato sotto". Tuttavia il materiale genetico non è l'unico elemento sotto la lente degli inquirenti, che indagano anche sull'alibi. "Ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, che tu hai detto che l'abbiamo ritrovato prima. Io ho detto che l'abbiamo trovato dopo essere stato sentito, già la prima volta... ero stato sentito e poi l'abbiamo trovato", dice Sempio al padre nelle intercettazioni che Il Tempo ha pubblicato. È un'intercettazione ambientale dei carabinieri, che il 10 febbraio 2017, subito dopo l'interrogatorio di garanzia dell'inchiesta poi archiviata, avevano ascoltato la famiglia dibattere su alcune incongruenze, in merito alle quali i magistrati avevano chiesto conto a Sempio.
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