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Sentenza Diciotti choc: migranti da risarcire. Meloni: "Frustrante"
08-03-2025, 07:39
I giudici elargiscono soldi degli italiani ai clandestini e la sinistra esulta, usando la Cassazione come una clava contro il governo. Il caso Diciotti infiamma lo scontro tra toghe ed esecutivo, per un'ordinanza emessa ieri dalle Sezioni uniti civili della Suprema Corte, che hanno accolto il ricorso presentato da un gruppo di migranti eritrei, trattenuti tra il 16 e il 25 agosto 2018, sotto il Conte 1, sulla nave militare in base alla politica dei porti chiusi. Una vicenda che sembrava chiusa, visto che per l'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini non era stata concessa al Senato, grazie all'alleanza con i 5 Stelle, l'autorizzazione a procedere per sequestro di persona, a differenza dell'analogo Open Arms, con il nuovo esecutivo giallorosso che mandò a processo il leader della Lega, assolto con formula piena a dicembre scorso. E invece l'offensiva della sinistra contro le politiche anti-immigrazione illegale del governo, dopo i provvedimenti delle toghe rosse per mandare all'aria il modello Albania, arriva a mettere le mani direttamente nelle tasche degli italiani. Gli ermellini, infatti, hanno "condannato" il governo a risarcire i migranti della Diciotti per i danni morali subiti dall'illegittima privazione della libertà compiuta dalla politica. Poiché l'Esecutivo non può esimersi dal soccorso in mare, né vietare lo sbarco dei clandestini, ma decidere soltanto il porto di destinazione. Tradotto: i giudici aprono le porte all'invasione incontrollata. Una pronuncia incredibile, che ha provocato la reazione unitaria della maggioranza. Con la premier Giorgia Meloni che parla di «un principio risarcitorio assai opinabile» e ritiene «frustrante» che il governo sia costretto a «risarcire – con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse – persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano». Ancora più dura la reazione del vice premier Salvini, che bolla come «vergognosa» l'ordinanza e incalza: «Assurdo. Paghino questi giudici di tasca loro, se amano tanto i clandestini». Per il ministro Antonio Tajani «il dovere del governo è difendere i confini nazionali, ma se tutti gli immigrati irregolari chiedessero un risarcimento così facciamo fallire le casse dello Stato». Il titolare del Viminale, 94 Matteo Piantedosi, entra nel merito della vicenda Diciotti, ricordando che il Senato «stabilì l'inesistenza del reato in quanto il fatto era riconducibile al perseguimento di un interesse pubblico superiore» e che «quelle persone erano state salvate da un dispositivo dello Stato italiano, ossia da una nave della Guardia costiera, in acque Sar maltesi. L'Italia aveva effettuato un soccorso in mare che non sarebbe stato nemmeno di sua competenza, quindi il diritto alla salvaguardia della vita umana era stato abbondantemente rispettato anche oltre gli obblighi che sussistevano in capo allo Stato Italiano». Il Guardasigilli Carlo Nordio, pur precisando che «la sentenza va eseguita e rispettata», esprime perplessità e preoccupazione, perché «se introducessimo il principio che queste persone hanno risorse e risarcimenti finanziari le nostre finanze andrebbero in rovina». E forse è proprio quello che vuole la sinistra, il fallimento da addossare al centrodestra, tanto che di fronte al balzello pro migranti a danno degli italiani gongola, cavalcando il solito mantra della «Meloni riferisca in Parlamento». La segretaria del Pd, Elly Schlein, attacca la premier portando avanti la propaganda delle toghe rosse in guerra contro la riforma della giustizia: «Giorgia Meloni continua ad alimentare lo scontro con la magistratura per coprire i fallimenti del suo governo. Ma la Cassazione è l'ultimo grado di giudizio, come stabilito dalla Costituzione, che non cambia in base al suo umore. Non è possibile che ogni giorno il governo attacchi le sentenze». Tant'è che l'Anm segue a ruota la dem, sottolineando come la sentenza «diventa un pretesto per attaccare frontalmente la magistratura». Per il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, «mettere in discussione la separazione dei poteri è il segno che la presidente del Consiglio ha perso lucidità e correttezza istituzionale». Mentre per il segretario di + Europa, Riccardo Magi «Meloni sceglie i social network e non il Parlamento per parlare agli italiani. E lo fa con la solita dose di vittimismo becero per entrare ancora una volta a gamba tesa contro la decisione di un organo indipendente dello Stato, in questo caso la Cassazione». Nel caos politico, a pesare, il silenzio dell'allora premier Giuseppe Conte, rotto solo a sera: «Meloni si è buttata a capofitto a commentare la sentenza della Cassazione. Bisogna capirla. Non vedeva l'ora di distrarre l'attenzione dei cittadini dal folle piano di spese in armi dopo i commenti massacranti ricevuti. Non è accettabile il miserevole criterio utilizzato da Meloni e sodali per criticare i provvedimenti giudiziari, per cui se i magistrati gli danno ragione sono bravi, se gli danno torto sono toghe rosse».
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