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Separazione delle carriere, Maschio respinge le critiche: "Con questa legge diamo più autonomia ai Pm"
Oggi 21-09-25, 07:58
«Una maggioranza solida, un governo stabile e una premier meno aggredibile» per il presidente della Commissione Giustizia della Camera Ciro Maschio sono questi gli elementi che hanno permesso alla maggioranza di portare, quasi, in porto la riforma della Giustizia. Eppure di tentativi ne erano stati fatti tanti, soprattutto all'epoca dei governi Berlusconi. Ma il Cavaliere era «più aggredibile ed è stato fatto oggetto di un accanimento giudiziario sulla sua persona e sulle sue aziende» ci spiega Maschio. Ma andiamo ai contenuti della riforma. I critici sostengono la tesi che una delle finalità «occulte» della riforma sia quella di portare il Pm sotto il potere esecutivo. Una tesi che Maschio respinge: «È vero esattamente il contrario. Basta leggere la formulazione del nuovo art.104 della Costituzione che sostituisce il precedente, semplicemente duplicando da uno a due Csm, dividendo tra magistratura requirente e magistratura giudicante. Probabilmente è ancora più forte di prima perché mentre ora c'è un'autonomia indipendente della magistratura in generale, ci sarà una norma costituzionale che scrive in modo specifico che la magistratura requirente, cioè il Pm, è autonoma e indipendente da ogni altro potere». Un obiettivo della riforma è quello di cancellare il «peso» delle correnti e per farlo il testo prevede il sorteggio dei membri dei due Csm. «La Costituzione dice che il giudice risponde soltanto alla legge e non alla propria corrente. Quindi liberare dalle correnti la scelta su come va composto il Csm è fondamentale». Per comporre gli elenchi da cui poi verranno sorteggiati i membri dei due Csm si dovranno vagliare dei «profili che garantiscano una certa professionalità, anzianità di servizio e caratteristiche di curriculum e di preparazione che sono assolutamente adeguate. La scelta che è stata fatta è stata di lasciare a sorteggio sia i componenti togati che i componenti laici. E quindi fare in modo che anche la politica non elegga i propri, ma ci sia equità anche da questo punto di vista tra politica e magistratura, perché in entrambi i casi è previsto il sorteggio». Altro punto nodale è l'Alta corte disciplinare. L'obiettivo è di fare in modo che ci sia un organo di valutazione per i magistrati. In realtà un sistema di valutazione già c'è oggi ma spesso ha portato un'autotutela corporativistica. «Lo scopo dell'Alta Corte è proprio quello di superare questo meccanismo corporativistico. Perché attualmente abbiamo magistrati che giudicano se stessi e quindi può capitare anche di avere magistrati che giudicano dei procedimenti disciplinari dei colleghi che magari li hanno votati alle elezioni del Csm o con i quali condividono la carriera, la professione, l'appartenenza alla stessa corrente. Il fatto che poco meno del 100% dei procedimenti disciplinari si concluda con un nulla di fatto è la conferma che attualmente questo meccanismo non funziona. Mentre l'istituzione di un'Alta corte disciplinare che sia terza rispetto ai magistrati e che giudichi sulla magistratura ordinaria in modo totalmente terzo e imparziale rispetto a chine fa parte dà una garanzia di estraneità da qualsiasi condizionamento».
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