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Sesto San Giovanni, accoltellato trenta volte e bruciato in casa per un video hot
Oggi 21-09-25, 11:18
Hayati Aroyo, il 62enne italo-turco trovato senza vita in un appartamento a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, lo scorso 23 luglio, sarebbe stato ucciso per un video a luci rosse con una donna. È quanto emerge dalle indagini condotte dagli agenti della Squadra Mobile del capoluogo lombardo che, nella giornata di sabato 20 settembre, hanno arrestato tre persone, marito e moglie, lui di 38 anni e lei di 36, e un loro amico albanese di 33 anni, gravemente indiziate del truce delitto. La vittima, infatti, sarebbe stata colpita con almeno 30 coltellate e poi la casa data alle fiamme con la candeggina per cancellare eventuali tracce. La ricostruzione Secondo quanto apprende l'Ansa da fonti investigative, la sera del delitto, Valentina Peroni, la 36enne arrestata, aveva concordato un appuntamento con Aroyo nell'abitazione in cui poi il 62enne è stato ammazzato. L'abitazione, ubicata al piano ammezzato di una palazzina di via Fogagnolo a Sesto San Giovanni, era formalmente affittata a uno studente universitario di 20 anni, che in quei giorni era partito per le vacanze, ma prestata per un periodo al cittadino italo-turco. La donna si sarebbe presentata all'incontro in compagnia del marito, Emanuele Paganini, e dell'amico, Elvis Simon. Mentre il coniuge faceva da palo, Peroni è entrata in casa, lasciando la porta d'ingresso aperta per consentire a Simon di raggiungerla e uccidere Aroyo. Il 33enne albanese, considerato dagli investigatori l'esecutore materiale dell'omicidio, avrebbe poi appoggiato il cadavere sul letto e cosparso la stanza di candeggina per innescare l'incendio. Prima di andar via, gli indagati hanno trafugato dall'appartamento tablet, contanti, tre carte di credito e il cellulare in uso alla vittima. I tre indagati incastrati dalle spese con le carte di credito La svolta nelle indagini è arrivata a seguito di un grave errore commesso dai tre sospettati: hanno usato le carte di credito intestate ad Aroyo per fare shopping in alcuni esercizi commerciali e giocare in una sala slot di Busto Arsizio. Scattato l'alert per l'uso abusivo delle carte, i successivi accertamenti tecnici hanno fatto il resto. Le immagini delle telecamere acquisite dalla Squadra Mobile di Milano hanno consentito di identificare in primis Valentina Peroni. Poi, attraverso l'analisi del traffico telefonico relativo all'utenza in uso alla donna, gli agenti sono risaliti al marito e all'amico albanese. Il movente in un video a luci rosse All'inizio, gli inquirenti avevano ipotizzato che il delitto fosse riconducibile alla criminalità organizzata o alla mafia turca. Com'è emerso dalle indagini, infatti, Aroyo era il cognato del boss della mafia turca Huseyin Sarai, ucciso a Crotone il 31 gennaio 2005. Tant'è che nell'appartamento in cui il 62enne è stato ammazzato sono stati trovati alcuni articoli di giornale in merito al fatto di sangue. Tuttavia, i successivi accertamenti investigativi hanno appurato che il movente sottendente l'omicidio del cittadino italo-turco sarebbe da ricercare in un video intimo di Valentina Peroni con un altro uomo, filmato che la vittima aveva conservato e la donna avrebbe rivendicato. Sembra che Aroyo fosse solito organizzare festini a luci rosse e a base di cocaina con persone conosciute sui siti di incontro. I reati contestati ai tre indagati Come riporta il Corriere della Sera, i tre indagati sono stati fermati con l'accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione, rapina, incendio e distruzione di cadavere. Emanuele Paganini avrebbe reso parziali ammissioni davanti al pm Marco Santini, che coordina l'inchiesta. Agli atti del fascicolo ci sarebbe anche un messaggio inviato da Valentina Peroni qualche ora dopo il delitto: “Avevo paura di provare pietà, ma nulla”, sarebbero state le parole della donna.
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