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Si chiude l'era Nagel a Mediobanca. Il 28 ottobre saranno rinnovati i vertici in base alle indicazioni del Monte dei Paschi
Ieri 18-09-25, 22:30
Si chiude l'era Nagel a Mediobanca. E se ne apre una nuova targata Mps. Il cda dello storico salotto buono della finanza italiana, fondato da Enrico Cuccia, si è dimesso in blocco insieme al ceo Alberto Nagel, con l'eccezione del consigliere Sandro Panizza, indicato nella lista di minoranza del socio Delfin. Il board ha convocato l'assemblea che il 28 ottobre rinnoverà i vertici della merchant bank in base alle indicazioni del Monte dei Paschi di Siena, nuovo socio di controllo, dopo il successo della scalata su Piazzetta Cuccia. Una nota della banca d'affari, diffusa dopo un cda durato oltre 4 ore, ha informato che "i consiglieri, preso atto dell'esito dell'Offerta pubblica di acquisto e scambio promossa da banca Monte dei Paschi di Siena sulla totalità delle azioni di Mediobanca e per favorire un'ordinata e tempestiva transizione attraverso il rinnovo dell'organo amministrativo, hanno rassegnato le dimissioni dalla carica, con efficacia dalla data della prossima assemblea". Poche ore prima l'amministratore delegato Alberto Nagel aveva anticipato l'addio in una lettera im cui ha salutato il personale della banca che ha guidato per circa 20 anni citando Orazio, "Graecia capta ferum victorem cepit", ovvero "la Grecia vinta vinse il selvaggio vincitore". Una citazione che celebra la vittoria della cultura greca sulla rozzezza dei Romani che sottomisero militarmente Atene. Nagel poi ha ringraziato i dipendenti per "il privilegio di lavorare con voi". Nella lettera ha ripercorso le tappe alla guida di Piazzetta Cuccia: 22 anni in cui "abbiamo fatto insieme un percorso straordinario di crescita e rinnovamento ascrivibile interamente alla vostra capacita' e senso di appartenenza". Il banchiere rivendica i risultati. "Alla fine dello scorso giugno, il gruppo consolida ricavi per 3,7 miliardi ed un utile netto per 1,3 miliardi, rispettivamente 3,7 e 2,5 volte rispetto al 2004. Nell'ultimo ventennio, la banca ha sempre investito in talento umano, triplicando il personale sino a raggiungere gli attuali 6.200 colleghi, a differenza di molti intermediari che hanno dovuto effettuare forti ristrutturazioni; ha distribuito agli azionisti circa 8,5 miliardi, senza mai fare aumenti di capitale ed ha conseguito un Total Shareholder Return del +500%". Nel suo excursus ribadisce come sarebbe stato meglio un matrimonio nel risparmio gestito anziché l'acquisizione da parte di una banca commerciale. L'analisi del banchiere è anch le che la specializzazione in attività a maggior sofisticazione e valore aggiunto protegge nel lungo termine il valore degli intermediari. Ed è per questa ragione- dice-che "ho sempre preferito l'acquisizione di un wealth manager di taglia e di fascia alta, con ripetuti tentativi effettuati negli ultimi 6 anni, piuttosto che l'unione con una banca commerciale per lo più concentrata sul mass market". L'ultimo cda è stato convocato per esaminare i conti dell'esercizio 2024-2025, chiuso con utili record di 1,33 miliardi. Mediobanca stato in passato il riferimento del primo capitalismo delle grandi famiglie industriali Olivetti, Pirelli, Agnelli. Dopo la scomparsa di Cuccia si era già chiusa un 'epoca. Poi il cambio di rotta verso il wealth management. E ora Piazzetta Cuccia, scalata dalla senese Rocca Salimbeni, che ha lo Stato fra gli azionisti,su impulso di mosse di Catagirone e di Delfin,holding dei De Vecchio. Ed è una nuova era che inizia. A Nagel, che ha partecipato alle maggiori operazioni di M&A in Italia, oggi c'è chi addebita difetti di tempismo nel lanciare l'Ops su Banca Generali. E chi, come Luca Picotti, avvocato, membro dell'Osservatorio Golden Power vede l'errore di Mediobanca nell'avere "mantenuto per anni, senza distaccarsene, il cordone ombelicale della partecipazione in Generali, che rappresenta il 40% circa del valore e degli utili di Piazzetta Cuccia". Cosa che - è la sintesi-la avrebbe resa target di predatori. Nagel, dal canto suo ha straribadito che l'Ops del Monte "non ha senso dal punto di vista finanziario e industriale, ma è comune che il governo intervenga nel consolidamento, lo abbiamo visto in Spagna e Germania. Lo abbiamo visto in Italia su di noi e su Unicredit. E' un nuovo standard e dobbiamo tenerne conto". Oggi la presa d'atto finale di quanto accaduto. E quindi le dimissioni di Nagel.
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