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Sinistra e Repubblica fanno la guerra al Ponte. Ecco quando difendevano l'opera...
Oggi 07-08-25, 07:28
ll via libera del Cipess al progetto definitivo del Ponte sullo Stretto ha mandato su tutte le furie il Pd che ha parlato di «giornata triste» e di «spreco enorme». Eppure ai tempi del governo Prodi I, il più rimpianto dalla sinistra italiana, i «genitori» del Pd (Ds e popolari) avevano un'idea diversa. Correva l'anno 1998 quando l'allora sottosegretario ai trasporti Giuseppe Soriero, una vita tra Pci, Ds e Pd, vergava un appello su «Repubblica» dal titolo inequivocabile: «Perchè quel Ponte si deve pare». Il sottosegretario non aveva dubbi e scriveva: «possiamo (...) superare la discussione sul "sì" e sul "no", per approfondire quella sul "come" e "quando"». A leggere le sue argomentazioni di ieri sulla necessità di garantire «una continuità territoriale» sembra quasi di leggere un post dell'attuale ministro Matteo Salvini. E a leggere le copie di «Repubblica» dell'epoca pare di avere tra le mani il nostro giornale oggi. Il 12 febbraio 1998 la penna di Giovanni Valentini non esitava a sostenere che «il Ponte sullo Stretto è una di quelle grandi opere in grado di promuovere il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo». La questione iniziò a far «ballare» la maggioranza quando diversi senatori ulivisti firmarono la mozione del forzista Basilio Germanà che impegnava il governo ad «una inequivocabile dichiarazione di interesse alla realizzazione del ponte sullo Stretto». Alla fine in aula i Ds non votarono contro ma si astennero, facendo imbestialire Verdi e Rifondazione contrari al progetto con gli stessi toni del Pd di oggi.
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Il Tempo
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