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Sos ciclone libico: nel Paese in 700mila migranti pronti a raggiungere l'Italia
10-02-2025, 08:50
Un buco nero di instabilità e rischi per la sicurezza europea dal quale non riesce a filtrare la luce della stabilità. La Libia torna a far parlare di sé dopo il caso Almasri. Ma negli anni, dalla caduta di Gheddafi in poi, la situazione del Paese non è mai migliorata. Anzi, se possibile è peggiorata. E adesso la presenza di 700 mila immigrati irregolari fa paura all'Italia e all'Europa, che temono possano decidere, tutti, di voler attraversare il Mediterraneo. L'allarme arriva dalla "Relazione sulla situazione geopolitica del continente africano e sui suoi riflessi sulla sicurezza nazionale" approvata dal Copasir nella seduta dello scorso 5 febbraio, e che torna sull'elemento che da anni perseguita tutti i governi: «Lo Stato da cui parte la maggioranza dei migranti diretti in Italia è la Libia. I migranti si procurano il denaro necessario per il biglietto, da 2.000 a 5.000 euro a seconda del luogo di partenza, svolgendo lavori nelle città della Libia. Poi vengono tenuti in compound e quindi trasportati su camion per raggiungere la costa». Non è chiaro quanti dei 700 mila migranti attualmente presenti in Libia sono realmente diretti nel nostro Paese. Alcuni, infatti, lavorano nel Paese nordafricano per inviare soldi alle famiglie e non sempre riescono a mettere da parte quello che serve per pagare la traversata. In ogni caso, nella situazione complessa e drammatica in cui versa il Paese, la presenza degli immigrati è sempre più un problema. Tuttavia, anche se solo una parte di coloro che si trovano in Libia attualmente decidesse di attraversare il Mediterraneo, per l'Italia e l'Europa sarebbe un problema. Quindi torna cruciale il tema del controllo dei flussi, gestiti da varie milizie e fazioni, a volte in lotta tra loro, che fanno dell'immigrazione clandestina il loro business. In alcune zone, come spiegato nella relazione, il controllo funziona meglio. Come ad esempio in Cirenaica, controllata dal generale Haftar. In Tripolitania, invece, «le diverse fazioni e milizie presenti si dividono il controllo delle varie città coinvolte in questo traffico». Ma in alcuni casi il business dei migranti ha subito qualche variazione. I trafficanti guadagnano maggiormente da Stati e realtà che vogliono fermare i flussi piuttosto che dai migranti che pagano per salire sui barconi. Quindi soldi per fermare i flussi. Qualcosa di simile all'accordo tra Fondo monetario internazionale e Tunisia. Denaro che non é ancora arrivato nelle casse del Paese ufficialmente per le mancate riforme. E così Saied si è rivolto altrove, anche se i rapporti con l'Europa sarebbero ancora in piedi. Ma nella strategia per gestire l'immigrazione che arriva dall'Africa serve un passo avanti. E lo stesso presidente del Copasir, a margine della Relazione, fornisce un'indicazione in questo senso. «In Africa si giocano molte partite che riguardano anche la nostra sicurezza e la sicurezza europea, dal terrorismo alla stabilità del Mediterraneo, dall'influenza e dall'azione di attori terzi con obiettivi competitivi con i nostri ai traffici illeciti, dalle migrazioni alla presenza di materie prime e rare - ha detto Lorenzo Guerini -. C'è bisogno di averne consapevolezza, di costruire un nuovo approccio italiano ed europeo, di pari dignità con i Paesi africani e con la determinazione, le risorse e gli strumenti necessari». E nel caso della Libia, l'approccio portato avanti negli anni dall'Europa evidentemente non è quello corretto. Arrivare a elezioni, nonostante gli sforzi della rappresentante speciale ad interim delle Nazioni Unite, Stephanie Khoury, è un miraggio. I conflitti tra il governo della Tripolitania e quello di fatto gestito da Haftar, non consentono libere elezioni (almeno non come le intendiamo noi). Gli interessi e gli appetiti in ballo sono tanti e nessuno ha intenzione di perdere soldi e potere. Servirebbe una figura in grado di tenere insieme i vari appetiti e gradito anche al popolo. Da sempre l'unico nome che riecheggia è quello di Saif Gheddafi, figlio prediletto del rais che, pare, potrebbe ottenere il consenso popolare. Ma che l'Occidente tema possa, una volta al potere, vendicarsi su chi ha ucciso il padre.
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