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"Suicidio assistito". Morte insieme le gemelle Kessler
Oggi 17-11-25, 16:48
Sarebbero morte per suicidio assistito Alice ed Ellen Kessler. Lo scrive la Bild che cita la polizia tedesca. "Avevano optato per il suicidio assistito", ha reso noto la fonte. Nel loro testamento, le 89enni gemelle avevano chiesto che le loro ceneri fossero conservate nella stessa urna. La Kriminalpolizei del capoluogo della Baviera, dove le sorelle vivevano, ha aperto un'indagine. In Germania la 'morte assistita' e' consentita in alcuni casi e in condizioni specifiche. La persona deve "agire responsabilmente e di propria spontanea volonta'", oltre che essere di maggiore eta' e avere le capacita' giuridiche. Unite fino alla fine, sul palcoscenico, nella vita di ogni giorno, e anche nell'ultimo momento. La storia di Alice ed Ellen Kessler comincia in una cittadina della Sassonia, Nerchau, nel 1936. Due bambine bionde, identiche, che imparano prestissimo a muoversi come se fossero un solo corpo, una sola linea in movimento. Alice ed Ellen crescono nella Germania che sta ricostruendo se stessa, è il palcoscenico a diventare la prima forma di libertà. Le ore passate nei corsi di danza del Teatro dell'Opera di Lipsia — ci arrivano da giovanissime — sono la porta d'ingresso in un mondo che già le osserva come qualcosa di raro. L'adolescenza la vivono all'ombra della Germania divisa, ma appena l'età lo consente scelgono di attraversare il confine e la loro vita cambia direzione. Si uniscono alle Bluebells, la compagnia internazionale del Lido di Parigi, dove il varietà è un linguaggio, una disciplina, quasi una religione. Parigi dà loro ciò che mancava: il ritmo giusto, la scena, il pubblico, la contemporaneità. È lì che affinano la perfezione dei movimenti speculari, la rapidità dei cambi di passo, quella presenza scenica che negli anni Sessanta diventerà il loro marchio. Un'Italia, allora, sta vivendo la sua stagione d'oro: televisione, teatri pieni, varietà che diventano appuntamento settimanale familiare. Quando le Kessler appaiono a Studio Uno, l'impatto è immediato. Alte, eleganti, rigorose e al tempo stesso leggere, catturano la scena non solo per l'aspetto fisico — che pure diventa iconico — ma per la precisione professionale. Ballano, cantano, sorridono, mantengono una padronanza del palco senza precedenti. Insieme, sempre insieme. Le loro canzoni diventano piccoli inni dell'epoca: "Pollo e champagne", "La notte è piccola", brani leggeri che raccontano un'Italia che vuole divertirsi, sognare, lasciarsi alle spalle il bianco e nero di un Paese ancora sospeso tra tradizione e modernità. Le Kessler diventano simbolo di una televisione popolare ma curata, quella che univa famiglie davanti allo schermo, che scandiva le settimane con sigle e balletti che oggi suonano come nostalgie collettive. Il cinema le sfiora, la musica le accompagna, ma è il palco televisivo il luogo in cui rimangono più riconoscibili. La loro immagine finisce sulle riviste internazionali, perfino sulla copertina di Life. L'Europa guarda all'Italia come a un laboratorio di stile e le Kessler ne sono parte, quasi ambasciatrici involontarie. Negli anni Ottanta tornano in Germania, ma senza recidere il legame con il nostro Paese. Lavorano, partecipano a programmi, entrano in progetti teatrali. Mantengono un profilo sobrio, quasi in controtendenza rispetto all'esuberanza dei loro anni in tv. Rimangono vicine, come sempre. Non si sposano, vivono una vita che continua parallelamente, con una naturalezza che sorprende: due esistenze autonome, ma intrecciate da un filo che non si è mai spezzato. La loro presenza ha segnato un immaginario: non semplici soubrette, ma interpreti che hanno dato forma a una stagione culturale, simbolo a loro modo di un momento storico. La loro carriera è stata una linea continua, un percorso fatto sempre in coppia. Una vita in sincronia: sul palco, nelle scelte, negli anni. Fino alla fine.
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