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Toghe rosse sconfitte al voto ma continuano a comandare
29-01-2025, 08:09
La vittoria di Pirro delle toghe di centrodestra, che incassano la maggioranza all'Anm ma restano sotto scacco delle correnti di sinistra. Le elezioni del Comitato direttivo dell'Associazione nazionale magistrati, su carta, segnano un cambio di passo, con Magistratura indipendente primo "partito", dopo aver raggranellato 2.065 preferenze, su un totale di 6.855 votanti, che consentono alla più antica delle correnti della magistratura di portare a casa undici seggi del direttivo. A seguire, con 1.803 voti pari a 9 seggi, AreaDg, la formazione nata da una costola di Magistratura democratica, quella corrente delle toghe rosse che Silvio Berlusconi definiva il braccio armato della sinistra, che usava le inchieste giudiziarie come una clava contro gli avversari. Md si è piazzata al quarto posto, con 1081 preferenze e 6 seggi, subito sotto a Unicost- Unità per la Costituzione, che ha portato a casa 1.560 voti pari a 8 seggi. Le altre due poltrone del direttivo dell'Anm sono andate ad Articolo Centonuno, che ha preso 304 preferenze. Insomma, i numeri premiano Mi, che ha espresso soddisfazione, considerando «questo successo un riconoscimento alla linea politica del gruppo, contraddistinta da chiarezza di idee, apertura al dialogo e moderazione», nonché «l'opportunità di gettare le basi per un progetto rivolto al futuro della categoria» con l'affermazione dei candidati più giovani. Ma l'accordo che la corrente di centrodestra ha chiuso, nelle settimane scorse, con la corrente di AreaDg potrebbe essere un boomerang. Insieme le due formazioni potrebbero trainare l'associazione delle toghe in una nuova stagione, segnata da un cambio di passo nella linea di scontro aperta contro il governo sulla riforma della giustizia. L'idea alla base dell'intesa prevedeva un'apertura a un confronto costruttivo sulla separazione delle carriere e il sorteggio del Csm, ma la forbice ridotta tra le due correnti e la crescita dei consensi per gli attivisti di Md e Unicost apre uno scenario diverso: la possibilità che le tre correnti del centrosinistra impongano la scelta del presidente tra le proprie fila. In pole position per la guida dell'Anm c'è Marco Patarnello, il giudice della Cassazione, eletto con Magistratura democratica, finito al centro delle polemiche dopo lo scoop de Il Tempo, che in pieno caos perla non convalida dei trattenimenti in Albania aveva definito il premier Giorgia Meloni più pericolosa di Silvio Berlusconi, perché non agisce per un salvacondotto ma per una visione politica che avrebbe potuto mettere a rischio la giurisdizione. Patarnello, che chiamava all'unità Anm e Csm contro la linea del governo, è stato votato da 234 magistrati e ora punta al vertice permettere in atto il suo manifesto politico, nonostante il primo della sua corrente sia il giudice milanese Sergio Rossetti (268 preferenze). Il più votato in assoluto, invece, è Giuseppe Tango, giudice del lavoro a Palermo e rappresentante di Magistratura indipendente. A lui, già nell'Anm Palermo, sono andate 688 preferenze. Per Mi, inoltre, tra gli eletti spicca il nome di Antonio D'Amato, ex togato al Csm e procuratore capo a Messina, per cui sono stati espressi 652 voti. Per Area, in testa con 514 voti, il pm di Rieti Rocco Maruotti, membro del direttivo uscente del sindacato delle toghe. Per Unicost, infine, il maggior numero di voti, 414, è andato a Marcello De Chiara, giudice a Napoli.
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