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Ultimatum di Trump a Khamenei: “Sappiamo dove sei, arrenditi subito”
Oggi 18-06-25, 07:48
Sappiamo dove sei. Arrenditi! Donald Trump ha lanciato un ultimatum alla guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei. Nel tardo pomeriggio di ieri, su Truth, il presidente degli Usa ha chiesto la «resa incondizionata». E alle 19.30 ora italiana ha convocato d'urgenza il suo staff per la Sicurezza nazionale nella Situation room della Casa Bianca. «Sappiamo esattamente dove si nasconde il cosiddetto "Leader Supremo" - ha scritto sui social -. È un bersaglio facile, ma lì é al sicuro. Non lo elimineremo, almeno non per ora. Ma non vogliamo che vengano lanciati missili contro civili o soldati americani. La nostra pazienza sta finendo», ha avvertito. In un momento in cui l'Iran è scosso da bombardamenti quotidiani e infiltrazioni senza precedenti da parte dell'intelligence israeliana, Khamenei trema. L'ayatollah avrebbe trovato rifugio in un bunker sotterraneo nella zona di Lavizan, a nord di Teheran, per sfuggire alle operazioni di Israele e del Mossad. La rivelazione arriva da Marco Mancini, già dirigente del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) e per anni alla guida del controspionaggio italiano, intervistato da Agenzia Nova. Mancini parla di una «struttura parallela» infiltrata dal Mossad all'interno della Repubblica islamica e che includerebbe membri dei Pasdaran, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica. «Un'operazione condotta con totale professionalità», spiega l'ex 007, che cita la capacità di trasportare e conservare droni per anni nel deserto iraniano, pronti ad essere attivati in tempo di guerra. E adesso, proprio in quel bunker dove pensava di trovarsi al sicuro, Khamenei avrebbe scoperto che i Pasdaran a protezione non sarebbero altro che "agenti del Mossad". Un duro colpo per la guida suprema che assiste quasi impotente all'escalation tra Iran e Israele. Secondo fonti statunitensi, riportate dal sito Axios, l'eliminazione fisica di Khamenei era considerata un'opzione concreta nei primi giorni degli attacchi israeliani. Il piano, però, sarebbe stato bloccato dal presidente americano Donald Trump, contrario a una mossa che, secondo lui, potrebbe generare un vuoto pericoloso al vertice del potere iraniano: «Meglio l'Ayatollah che conosciamo rispetto a quello che non conosciamo», avrebbe detto. Trump ha anche rivendicato il controllo dei cieli sopra l'Iran, lasciando pensare a un coinvolgimento degli Usa nel conflitto. Ma secondo il premier britannico Keir Starmer, «non c'è nulla di quanto ha detto il presidente che suggerisca che stia per essere coinvolto in questo conflitto, al contrario, la dichiarazione del G7 riguardava la de-escalation». Nel frattempo, da Teheran arrivano segnali di un progressivo disfacimento della catena di comando. Iran International riferisce che Khamenei avrebbe delegato una parte significativa dei suoi poteri al Consiglio Supremo dei Pasdaran, nel tentativo di mantenere la stabilità interna. Tuttavia, proprio all'interno del corpo d'élite si registrano tensioni e divisioni, accentuate dalla penetrazione del Mossad nei suoi vertici. Anche l'ipotesi di un colpo di stato interno portato avanti dai Pasdaran, disposti a "sacrificare" la guida religiosa per assicurarsi un futuro politico e militare, sarebbe sul tavolo. Teheran, intanto, è una città in ginocchio. I bombardamenti hanno decapitato le forze armate, neutralizzato basi missilistiche, centrali radar, infrastrutture energetiche e aeroporti. La popolazione è stremata, ma al momento non sembra intenzionata a insorge. Nel frattempo continua il lancio di missili tra Israele e Iran. L'esercito israeliano stima di raggiungere i propri obiettivi contro il programma nucleare iraniano «entro una o due settimane». E nel quinto giorni di scontri le sirene continuano a risuonare in Israele dove l'Iran sostiene di aver colpito la base del Mossad, ma l'autorità ebraica non conferma. Mentre forti esplosioni sono state udite ieri pomeriggio a nord di Teheran. E in serata, 60 caccia israeliani sono partiti alla volta dell'Iran.
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