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Un altro dna sul pollice di Chiara, la traccia "dimenticata" per 18 anni
Oggi 01-09-25, 07:19
Non ci sono solo i due Dna sulle unghie di Chiara Poggi, uno dei quali è attribuito ad Andrea Sempio dalla Procura di Pavia che lo accusa di omicidio in concorso con altre persone. Dagli atti dell'inchiesta sul delitto di Garlasco emerge un altro profilo genetico che attira l'attenzione degli investigatori, insieme a quelle tre tracce biologiche presumibilmente femminili isolate in tre punti cruciali della scena del crimine. Si tratta del campione contrassegnato dai Ris di Parma con la sigla "MDX1" e rilevato, tramite un tampone, sul pollice della mano destra di Chiara, la stessa sul cui mignolo, secondo i pm, c'è il Dna di Sempio, repertato pure sul pollice della mano sinistra. Dell'importanza di questo campione, ritenuto non utile nella relazione biodattilo redatta all'epoca dal Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri (comandato dal generale Luciano Garofano, oggi consulente di Sempio), si dà atto in una nota tecnica allegata alle operazioni irripetibili effettuate nei laboratori di Parma il 10 settembre 2007, in cui si legge che «il ct del pm, Cap. Alberto Marino, procede a riamplificare in tre round amplificativi distinti il campione contrassegnato dalla sigla "MDX1" che, relativamente ai marcatori autosomici (kit Identifiler), aveva manifestato la presenza di una possibile commistione fra due Dna distinti». Insomma, la traccia biologica sul pollice destro di Chiara aveva attirato immediatamente l'attenzione degli investigatori, che infatti avevano tentato l'analisi nel contraddittorio, alla presenza del genetista Matteo Fabbri, allora consulente di Alberto Stasi, in quel momento già indagato e oggi condannato in via definitiva per il delitto. L'esito degli esami viene certificato nel verbale di operazioni tecniche del Ris dell'11 settembre 2007, grazie a una scarna annotazione che fa mettere agli atti il professor Fabbri: «Si visionano gli elettroferogrammi relativi agli amplificati, in triplo, corrispondenti al campione contrassegnato con la sigla "MDX1" che, relativamente ai marcatori autosomici (kit Identifiler), aveva manifestato la presenza di una possibile commistione fra due Dna distinti. I tre elettroferogrammi vengono giudicati non interpretabili a causa di un effetto ladder presente in grossa parte nei marcatori studiati dovuto verosimilmente a un'amplificazione random e quindi casuale del Dna e, inoltre, l'altezza dei picchi non è particolarmente elevata». Nella relazione biodattilo finale quella traccia viene classificata con «aplotipo Y negativo», ma non perché non fosse emerso un profilo maschile, come dimostra chiaramente la tabella dell'amplificazione in cui è indicato «Id + Y», ma soltanto perché gli esiti sono stati ritenuti non interpretabili. Quel campione, di cui secondo gli atti sono sopravvissuti i tracciati, è stato dimenticato dal 2007. Neppure il professor Francesco De Stefano ha ottenuto esiti positivi nel 2014, quando ha diluito le nove unghie della vittima (una era misteriosamente sparita) e ha estrapolato il Dna Ignoto 1 sul mignolo destro e sul pollice sinistro di Chiara, il profilo genetico attribuito oggi a Sempio dal consulente dei pm Carlo Previderè, e l'Ignoto 2 sull'anulare della mano sinistra della vittima, ancora sconosciuto. E ora quel codice genetico sul pollice destro di Chiara, sopravvissuto in tre elettroferogrammi all'epoca non interpretabili, potrebbe essere collegato a un nome, così come è accaduto con il nuovo indagato per l'omicidio.
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