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Un Papa agostiniano, parla l'ex priore: "Vi racconto chi è il vero Robert"
Oggi 11-09-25, 08:37
Gli agostiniani non dimenticheranno facilmente questo 2025. Oltre al conclave che ha portato uno di loro sul trono di Pietro per la prima volta, è anche l'anno del capitolo generale. Il nuovo priore generale dell'ordine del Papa è lo statunitense Joseph Farrell che succede allo spagnolo Alejandro Moral Antón. Quest'ultimo venne eletto priore nel 2013 proprio al posto di Robert Francis Prevost. La storia di questi due agostiniani si è spesso intecciata da quando furono «sfidanti» nel capitolo del 2001. Un legame comunitario che va avanti e che abbiamo ripercorso con padre Moral Antón. Padre, ci racconta quel capitolo generale di 24 anni fa da cui è decollata la carriera di Prevost e anche la sua? «Eravamo entrambi provinciali, ma io ero favorito perché venivo dalla provincia più numerosa, la spagnola. Nelle prime due votazioni per l'elezione del nuovo priore generale ero avanti io, poi alla terza lui mi ha superato di poco. Così decisi di fare un passo indietro e chiesi a tutti di appoggiarlo». Lui come reagì? «Subito mi chiese di fare il vicario generale. Mi disse: "Voglio che resti a Roma con me"». Che ricordo ha di quel periodo in cui Prevost era priore generale e lei vicario? «Sono stato molto contento del lavoro fatto con lui. Mi ha sempre dato la massima fiducia». Che «capo» era? «Molto umano. Mi ha colpito molto quando nel 2011 morì mio padre e mia madre si ammalò. Sono stato più di un mese da lei e Prevost mi ha sempre incoraggiato a restare ad accudire mia madre». Nel 2013 lei è stato eletto priore generale al suo posto. Come si comportava Prevost con il suo successore? «Era molto rispettoso e protocollario. Chiedeva il permesso persino per utilizzare la macchina! Poi tornò a Chicago e avevamo programmato che si sarebbe occupato dell'ordine negli Stati Uniti ma nel frattempo arrivò la nomina a vescovo in Perù». Veniamo al conclave. Come avete vissuto quei giorni? «Nei giorni precedenti all'ingresso lui è venuto a pranzare qui da noi. Io ho letto una preghiera: "Che Dio ti conceda saggezza". Non eravamo sicuri che sarebbe successo, però c'era un po' di speranza e di consapevolezza». E la fumata bianca? «Io e altri otto agostiniani siamo andati in Vaticano e lì, quando abbiamo sentito "Dominum Robertum", abbiamo iniziato a saltare dalla gioia». Da nostre anticipazioni sembra che il primo documento di Leone XIV sarà dedicato alla cura dei poveri. È un tema agostiniano? «È il tema di cui parla di più Sant'Agostino. Pensi che nemmeno io me n'ero accorto, l'ho scoperto in una conferenza che un agostiniano tenne a Iquitos proprio durante il mandato da priore di Prevost». Qualcuno ha scritto che Leone andrà a vivere con una piccola comunità agostiniana nell'appartamento papale. Lo crede possibile? «Non credo che sia vero, però chissà che non lo faccia in futuro». Si chiude il suo mandato come priore. Come lascia l'ordine? «Nel governo mi sono ispirato al mio predecessore. Oggi l'amore per il Papa ci sta unendo molto: dalle sue omelie ci viene più voglia di studiare Sant'Agostino». Com'è stato essere il «capo» del Papa in questi mesi? (Ride) «Su questo scherziamo con lui. Quando viene qui dice sempre "prega tu, sei tu il capo qui" e io gli rispondo "no perché l'unico capo che abbiamo è il Papa"». Se, come fece 24 anni fa, Leone le chiedesse di rimanere a Roma accanto a lui, lei che farebbe? «Se me lo chiede lui e posso essergli d'aiuto, rimango. Lui quando decide una cosa, te la dice e poi rimane in ascolto per sapere cosa ne pensi. È il suo stile di governo. Per questo sono convinto che i cardinali abbiano fatto la scelta migliore, così come la fecero i capitolari nel 2001».
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