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Villa Pamphili, chi è l'americano fermato a Skiatos. La donna è ancora senza nome
Ieri 14-06-25, 12:19
Per due giorni ha passeggiato come un qualsiasi villeggiante sull'isola greca di Skiathos. Era «nascosto» tra i turisti, non si immaginava che alle sue spalle c'erano gli investigatori pronti a mettergli le manette ai polsi per omicidio aggravato e soppressione di cadavere. Rexal Ford, 46 anni, americano, è stato arrestato in Grecia per l'omicidio della neonata di circa sei mesi trovata senza vita una settimana fa a Villa Pamphili e per aver gettato il corpo della madre della piccola sotto le piante di oleandro, coprendo il cadavere con una busta dell'immondizia. A incastrare il presunto killer della piccola, tra l'altro, il suo cellulare, che l'uomo non ha mai abbandonato, lo ha tenuto in tasca dal 20 maggio scorso. Quel giorno, infatti, l'americano, che ha precedenti per violenza negli Stati Uniti (nelle indagini della procura di Roma ha collaborato anche l'Fbi) era stato fermato dagli agenti della Polizia di Stato, chiamati da una donna che aveva notato la madre, che era insieme alla bimba, che veniva aggredita da un uomo. La volante arrivò sul posto e identificò l'americano, ma non la mamma della neonata poiché l'indagato affermò che lei non aveva documenti. Agli investigatori, inoltre, Ford avrebbe riferito di essere il padre della bambina e di essere il marito della donna di circa 30 anni che era con lui. La mamma, allo stato, non è stata ancora identificata, l'unica certezza, arrivata dall'esame del dna, è che è la madre della neonata trovata in un cespuglio a Villa Pamphili. E che, in base all'esame autoptico, sarebbe stata strangolata. Per ora Ford non è accusato dell'omicidio della donna, ma gli inquirenti sono convinti che lui abbia una responsabilità nella morte della mamma della piccola. Per avere la certezza di questa ipotesi investigativa, secondo quanto ha spiegato ieri il procuratore capo di Roma Fracesco Lo Voi, serviranno ulteriori accertamenti, i cui risultati non arriveranno in tempi brevi. L'IDENTITÀ DELLA DONNA La mamma resta dunque senza nome e non si conoscono ancora i motivi della sua morte. «L'indagine è in corso e durerà ancora un po' perché gli esami autoptici e medico legali non ci hanno fornito prove certe sulle cause della morte della donna», spiega il procuratore Lo Voi. «Abbiamo l'identificazione precisa dell'uomo, ma non quella della donna - certo è che la famiglia era arrivata in Italia ad aprile o, almeno, prima di quel mese "non c'era traccia" di loro». «Non sappiamo però esattamente quando sono entrati nel Paese», ha detto invece il procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, che insieme al sostituto procuratore Antonio Verdi ha portato avanti le indagini, coordinando gli uomini dello Sco della Polizia di Stato e i colleghi della Squadra Mobile della Capitale. FUGA ALL'ESTERO L'uomo fermato è partito dall'aeroporto di Fiumicino per la Grecia l'11 giugno. Qui è stato bloccato dagli investigatori greci e italiani mentre passeggiava tranquillamente tra i turisti. «Non è particolarmente comprensibile che un soggetto che si accompagnava a una donna e a una bambina si allontani dal nostro territorio senza chiamare aiuto o chiedere aiuto alle forze dell'ordine, questo non depone bene», ha detto Lo Voi. Le morti, tra l'altro, sono avvenute a qualche giorno di distanza l'una dall'altra. E, anche questo elemento «non depone bene». I TASSELLI DELL'INDAGINE Per arrivare a chiedere e ottenere un mandato di cattura europeo, la procura di Roma e gli investigatori giorno dopo giorno hanno messo insieme una serie di elementi raccolti lavorando senza sosta. Tra questi, le diverse testimonianze di chi sosteneva di aver visto la donna con la figlia in compagnia dell'uomo, come ad esempio al mercato San Silverio in via Gregorio VII, dove i tre mangiavano cibi acquistati al supermercato. Oppure grazie a un telespettatore del programma «Chi l'ha visto» di Rai3, che aveva segnalato un episodio sospetto: una donna con una bimba in braccio era stata strattonata da un uomo visibilmente alterato. Oppure dagli esami scientifici e tecnologici. «Siamo partiti senza avere alcun elemento in mano, eravamo in presenza di due cadaveri, una donna e una bambina, prive di vestiti, documenti, tracce per l'identificazione. Si è quindi proceduto grazie alla messa a sistema di tutti i metodi investigativi possibili - ascolto testimoni, esame delle immagini delle telecamere di sorveglianza, esami scientifici - unitamente - ha tenuto ha precisare il procuratore Lo Voi - all'aiuto venuto dalla trasmissione "Chi l'ha visto", da cui è arrivato lo spunto utile per indirizzare le indagini». Se l'uomo non fosse stato bloccato sull'isola di Skiatos in tempi brevi, l'indagato sarebbe potuto salire su un traghetto e spostarsi in un'altra isola greca, «complicando di molto le ricerche», ha concluso il procuratore capo della Capitale.
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