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Violenza ProPal a Bologna: davanti alla stazione lancio di uova e fumogeni
Oggi 02-10-25, 11:50
Si alza la tensione a Bologna nel giorno della mobilitazione studentesca in sostegno alla missione “Global Sumud Flotilla”. Il corteo, partito dalle scuole occupate e dall'università, ha bloccato a più riprese il traffico sui viali principali della città, paralizzando la circolazione e provocando forti disagi al trasporto pubblico. La situazione è esplosa davanti alla stazione centrale, dove il tentativo dei manifestanti di accedere all'interno dello scalo ferroviario è stato fermato da un cordone delle forze dell'ordine. Alcune centinaia di studenti medi e universitari si sono concentrati davanti all'ingresso principale della stazione, lato piazza Medaglie d'Oro. Le porte sono state chiuse preventivamente, mentre un piccolo schieramento di carabinieri in tenuta antisommossa si è posizionato a difesa del nodo ferroviario. Quando il corteo ha tentato di avanzare, le forze dell'ordine avrebbero risposto con una carica di alleggerimento e lanci di fumogeni per disperdere la folla. Dal fronte dei manifestanti, secondo le cronache locali, sarebbe partito un fitto lancio di uova e oggetti. In alcuni casi si è arrivati a un confronto ravvicinato: studenti e agenti separati da pochi centimetri. I cori, gli slogan e le urla – “Fateci passare!”, “Vergogna!” – hanno fatto da sfondo a momenti di forte tensione, mentre dalla piazza si alzava il fumo dei fumogeni. Solo dopo un'oretta di alta tensione il corteo ha abbandonato l'ingresso di piazza Medaglie d'Oro della stazione centrale ed è tornato in marcia verso il centro. La giornata di giovedì era cominciata alle prime luci del mattino con l'occupazione di diversi licei cittadini, tra cui il Minghetti, il Sabin e il Copernico, dove gli ingressi sono stati sbarrati con cassonetti e striscioni. Anche l'università ha visto blocchi diffusi, con presidi davanti al Rettorato e ai poli didattici di Scienze Politiche, Lettere e Comunicazione. Il collettivo “Cambiare Rotta”, uno dei principali promotori della mobilitazione, ha annunciato l'intenzione di “bloccare tutto”, esprimendo solidarietà con la Flotilla e accusando il governo israeliano di crimini contro Gaza. Il corteo ha attraversato via Irnerio, via Indipendenza e i viali, paralizzando il traffico a porta Mascarella, Zamboni e fino a via Mazzini. In molti tratti della città, i mezzi pubblici sono rimasti fermi e gli automobilisti bloccati per oltre un'ora. Il traffico è andato in tilt anche davanti a numerosi istituti scolastici, con bus deviati e linee sospese. Le autorità cittadine avevano da giorni alzato il livello di attenzione sulla stazione, considerata un possibile obiettivo simbolico della protesta. Già nella serata del 1° ottobre un gruppo di manifestanti si era radunato davanti allo scalo, venendo disperso con lanci di lacrimogeni da parte della polizia. La risposta delle forze dell'ordine di questa mattina è stata contenuta ma decisa: cariche brevi, uso di fumogeni e chiusura tempestiva degli ingressi per evitare il blocco dello scalo. Secondo fonti locali, sarebbero stati utilizzati anche alcuni colpi di manganello “di alleggerimento” per respingere le prime file del corteo. Al momento non risultano feriti, ma la situazione resta fluida. Nel pomeriggio è previsto un nuovo corteo promosso dal sindacato Usb, con partenza da piazza Maggiore. Quella che si è consumata oggi a Bologna non è un episodio isolato. Da settimane la città è teatro di una mobilitazione permanente pro-Palestina, con tende davanti al Rettorato, blocchi didattici, picchetti e cortei. La “Global Sumud Flotilla” – la nave simbolica che voleva rompere l'assedio di Gaza – è diventata il catalizzatore di un movimento che mescola attivismo studentesco, sindacati di base e collettivi politici. E che sembra deciso a forzare i limiti della protesta tradizionale. Dal lato opposto, le forze dell'ordine si trovano strette tra la necessità di garantire il diritto di manifestare e l'obbligo di tutelare infrastrutture strategiche e sicurezza pubblica. “Bloccare una stazione non è un atto simbolico, è un rischio concreto per l'ordine pubblico e per migliaia di cittadini”, ha commentato un funzionario della Digos a margine della protesta. Quello andato in scena a Bologna è un campanello d'allarme. Quando la mobilitazione politica si trasforma in tentativo di forzare infrastrutture pubbliche, il confine tra dissenso e illegalità si fa sottile. A pagare il prezzo più alto sono i cittadini comuni: studenti, pendolari, lavoratori. Il diritto alla protesta è sacrosanto, ma ha dei limiti. E questi limiti Bologna, sono stati messi seriamente alla prova.
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