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West Nile Virus, emergenza nel Lazio. Artemisia eccellenza in prima linea
Oggi 21-07-25, 18:08
Un caso che scuote: morte a Fondi per West Nile Virus Nel cuore dell'estate laziale, una vicenda ha messo in allerta l'intera comunità scientifica e sanitaria: il decesso di una donna di 82 anni, residente a Nerola (Roma) ma in vacanza nella zona del Salto di Fondi, provincia di Latina, colpita da una forma grave e neuro-invasiva del virus West Nile. Ricoverata il 14 luglio presso l'ospedale San Giovanni di Dio di Fondi con febbre alta e stato confusionale, la sua situazione clinica è rapidamente precipitata, portando al decesso nonostante l'assenza di altre patologie rilevanti. Un quadro tipico delle infezioni più severe da West Nile nelle persone anziane. Il virus West Nile approda nel Lazio: genesi e attualità del contagio Profilo e contesto del caso La vittima, in buone condizioni di salute per la sua età, è la prima a perdere la vita per West Nile nel Lazio nel 2025, segnando così un passaggio critico in una stagione già segnata da allarmi epidemiologici. Il contesto ambientale della zona di Fondi, caratterizzata da canali e ristagni d'acqua, rappresenta un habitat ideale per la zanzara Culex pipiens, principale vettore del virus. L'andamento clinico e la gravità della malattia La presenza di febbre alta e stato confusionale all'esordio, con un peggioramento neurologico rapido, riflette la pericolosità delle forme neuro-invasive dell'infezione. In meno dell'1% degli infettati, si possono sviluppare meningoencefalite, paralisi o persino coma, con tassi di mortalità accentuati negli over 65. Impatto epidemiologico locale Attualmente, nel Lazio sono stati confermati sette casi di infezione da West Nile virus, non correlati tra di loro, tutti localizzati nella provincia di Latina, con due pazienti in condizioni cliniche critiche. Il caso della donna di Fondi ha innalzato il livello di attenzione e prevenzione in tutta la Regione. West Nile in Italia e in Europa: numeri di una sorveglianza Diffusione nazionale Secondo i dati ufficiali aggiornati al 16 luglio 2025, in Italia si registrano cinque casi umani confermati: uno in Piemonte, uno in Emilia-Romagna, due nel Lazio, uno in Veneto. Tuttavia, le autorità regionali hanno già segnalato un aumento dei casi proprio nella provincia di Latina, non sempre rispecchiato dai dati dei bollettini centrali. Situazione europea Sul fronte europeo, nel 2025, Italia, Grecia e Romania sono i paesi maggiormente colpiti dal West Nile virus, con casi in crescita specie in aree con caratteristiche ambientali e climatiche favorevoli alla proliferazione delle zanzare vettore. Stagionalità e rischi La trasmissione del virus mostra una stagionalità spiccata: i mesi ad alto rischio vanno da aprile a novembre, con un picco d'incidenza durante l'estate, quando temperature e umidità favoriscono la moltiplicazione delle zanzare Culex. I cambiamenti climatici, con estati più lunghe, calde e piovose, stanno anticipando e prolungando la stagione di trasmissione. Cos'è il virus West Nile? Aspetti scientifici ed epidemiologia, origine e ciclo biologico Il West Nile virus (WNV) è un arbovirus della famiglia Flaviviridae, isolato per la prima volta nel 1937 nel distretto ugandese West Nile. Il virus è endemico in Africa, Medio Oriente, Asia occidentale, Europa sud-orientale e nell'area mediterranea, ed è giunto anche in Nord America e Australia. Negli USA, in particolare negli stati del Sud, negli ultimi anni i casi sono cresciuti notevolmente. Vettori e serbatoi Il ciclo vitale del virus ruota attorno agli uccelli selvatici – serbatoio naturale – e alle zanzare del genere Culex, in particolare la Culex pipiens. Quest'ultima, pungendo un uccello infetto, acquisisce il virus che, dopo una moltiplicazione nelle ghiandole salivari, viene trasmesso mediante puntura a mammiferi come l'uomo o il cavallo, che però non contribuiscono alla diffusione attiva del virus (sono ospiti terminali). Meccanismi di trasmissione: come funziona il “salto di specie” Puntura di zanzara: la via principale La trasmissione del West Nile avviene quasi esclusivamente tramite la puntura della zanzara infetta. Il ciclo di trasmissione segue lo schema: Le zanzare pungono un uccello selvatico infetto, “caricandosi” del virus. Il virus si moltiplica nella zanzara, soprattutto nelle sue ghiandole salivari. Alla successiva puntura su uomo o altri animali, il virus viene iniettato insieme alla saliva. I mammiferi restano infezioni terminali: non trasmettono ulteriormente il virus ad altre zanzare o persone. Quindi uomo o cavalli non costituiscono serbatoio del virus, ma gli uccelli infetti sono la causa della trasmissione. Le trasfusioni di sangue, i trapianti di organi e la trasmissione verticale (da madre a feto) sono vie estremamente rare, ma possibili, monitorate da attenti protocolli sanitari. Sintomi, decorso e complicanze: quando il West Nile diventa un killer silenzioso Una malattia subdola: la maggioranza è asintomatica Nella maggior parte dei casi — circa l'80% — il West Nile virus non provoca alcun sintomo nell'uomo. Il restante 20% può presentare sintomi lievi come febbre, mal di testa, nausea, rash cutaneo o dolori articolari, risolvibili in pochi giorni. Tuttavia, in meno dell'1% degli infetti (1 su 150 circa), il decorso evolve in una pericolosa forma neuro-invasiva, con sintomi gravi: Febbre alta Stupore, disorientamento, stato confusionale Rigidità del collo Tremori, convulsioni Paralisi flaccida agli arti, deficit neurologici Coma e rischio di morte Gli effetti neurologici permanenti non sono rari, mentre il rischio letale si accentua negli over 60 e nei pazienti immunocompromessi. Diagnosi: un percorso complesso Il sospetto clinico nasce di fronte a quadri di febbre elevata e disturbi neurologici acuti, specie d'estate e in aree endemiche. La diagnosi viene confermata con la ricerca di anticorpi specifici (IgM) nel siero o nel liquor, oppure tramite PCR per il rilevamento del materiale genetico virale. Le cause dell'espansione del West Nile a Roma e nel Lazio Fattori ambientali e climatici Abbondanza del vettore: la zanzara Culex pipiens prolifera grazie agli abbondanti corsi d'acqua, canali e zone umide tipiche della pianura pontina, di Fondi e della provincia di Latina. Serbatoi selvatici: la presenza di colonie di uccelli migratori agevola la persistenza del virus nella fauna locale Condizioni climatiche favorevoli: estati lunghe, calde e umide amplificano i rischi Espansione geografica: il virus si è spostato dal nord Italia, dove è comparso e si è diffuso, a nuove aree mediterranee e centromeridionali, accompagnato dal cambiamento climatico Difficoltà di controllo: le zanzare si sviluppano in ambienti rurali e urbanizzati, rendendo complessi e difficili gli interventi di eradicazione. Il ruolo dei cambiamenti climatici Temperature più elevate, inverni miti e primavere anticipatamente calde estendono la stagione attiva delle zanzare, anticipando e amplificando i rischi di trasmissione anche a latitudini e periodi dell'anno prima considerati sicuri. Eventi meteorologici estremi — ondate di calore, piogge intense — creano nuovi habitat favorevoli. L'alterazione del clima sempre più aumenta malattie prima relegate in parti del mondo ben precise. La tropicalizzazione aumenta la diffusione di germi di ogni tipo ed in particolare virus. Prevenzione: le misure individuali e collettive più efficaci Strategie personali Non esiste un vaccino per il virus di WEST NILE, al contrario della dengue, un virus della stessa famiglia, che da qualche anno possiede un arma efficace, ossia un vaccino specifico. Quando manca un vaccino umano efficace, soltanto la prevenzione ambientale e personale può ridurre il rischio di infezione: Usare repellenti sulle parti scoperte, ripetendo l'applicazione se necessario Indossare pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe (preferibilmente di colore chiaro) all'aperto, specie all'alba e al tramonto Installare zanzariere alle finestre e porte Eliminare regolarmente l'acqua stagnante da sottovasi, secchi, ciotole per animali, piscine di plastica e tombini Limitare le attività all'aperto nei momenti “critici” di attività delle zanzare, in particolare da parte delle persone considerate più a rischio malattia. Azioni di sanità pubblica Le autorità sanitarie sono impegnate in piani di: Monitoraggio epidemiologico nelle aree a rischio Disinfestazione mirata nei focolai larvali (entro 200 metri dal luogo di contagio, teorico perimetro di azione delle zanzare infette) Censimento e controllo dei corpi idrici a rischio Sensibilizzazione di medici, veterinari e cittadini. Protezione trasfusionale e trapianti Vengono eseguiti test virali su tutte le donazioni di sangue provenienti dalle province colpite. I donatori che hanno soggiornato nelle aree interessate vengono sospesi per 28 giorni per ridurre il rischio di trasmissione trasfusionale. La coscienza sociale e sanitaria di fronte a un rischio emergente Il caso della donna deceduta a Fondi rappresenta un campanello d'allarme che risuona ben oltre i confini di Latina e del Lazio. La crescente urbanizzazione, le mutate condizioni climatiche, la difficoltà di controllo tanto dei vettori quanto dei serbatoi animali, rendono il West Nile una minaccia emergente, destinata a ripresentarsi e — forse — ad ampliarsi negli anni futuri. Uno sguardo storico: il West Nile dalla scoperta africana all'arrivo in Italia Dopo essere stato isolato per la prima volta in Uganda nel 1937 nella regione di West Nile, il virus ha seguito le rotte migratorie degli uccelli, raggiungendo periodicamente il bacino mediterraneo e l'Europa centro-orientale. I primi grandi focolai mediterranei ed europei si sono verificati negli anni ‘90 tra Africa del Nord, Europa sud-orientale e Israele. In Italia, il primo focolaio con trasmissione autoctona è stato documentato nel 2008 tra Emilia-Romagna e Veneto, collegato all'arrivo dall'Africa di uccelli migratori infetti e favorito da estati sempre più calde e umide. Conclusioni: una nuova normalità? La minaccia West Nile, benché “invisibile”, è oggi più che mai presente alle nostre latitudini, favorita da circolazione globale, variazioni climatiche, cambiamenti ambientali e flussi migratori animali. La malattia non è trasmessa dall'uomo. I serbatoi, come detto, derivano da uccelli, che la maggior parte delle volte arrivano già infetti dalle aree tropicali. La prevenzione passa OGGI attraverso la consapevolezza: l'adozione capillare di misure di protezione individuale, la partecipazione attiva dei cittadini contro le zanzare, e una rapida risposta sanitaria ai segnali di allarme sono le uniche autentiche difese in attesa — in futuro — di un vaccino umano efficace. In un mondo sempre più interconnesso, viaggiare in sicurezza è una priorità. Artemisia Lab, consapevole delle esigenze sanitarie dei viaggiatori e dell'importanza della prevenzione, invita la collettività a rivolgersi al Polo Viaggi per Consulenze e Vaccinazioni Tradizionali e Tropicali Artemisia Lab-Cesmet, presso il centro Artemisia Lab Alessandria (Roma, via Piave 76), per una valutazione specialistica personalizzata e per la profilassi vaccinale necessaria o opportuna. Il Polo rappresenta un'eccellenza nel panorama sanitario italiano, autorizzato dal Ministero della Salute, e si distingue per l'alta qualità dei servizi offerti, con particolare attenzione alle vaccinazioni tropicali. Grazie a un team di esperti in medicina tropicale, coordinato dal Dr. Paolo Meo, ogni paziente riceve un percorso di prevenzione su misura, basato sulle caratteristiche personali e sulla destinazione del viaggio. In risposta alle nuove sfide sanitarie globali, il Polo è prontamente attivo per offrire informazioni, consulenze, test specifici, profilassi e cure personalizzate, confermando la sua capacità di anticipare le esigenze di sicurezza sanitaria.
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