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Politica
Abu Mazen ad Atreju manda in crisi la propaganda rossa
Oggi 14-12-25, 08:52
Non l’hanno presa bene, a sinistra, la presenza di Abu Mazen ad Atreju. E non hanno preso bene il colloquio tra il capo dell’Autorità nazionale palestinese e Giorgia Meloni. Perché in un attimo sono stati definitivamente smontati mesi di propaganda progressista sul governo italiano «complice del genocidio» e nemico della gente di Gaza. Tutte sciocchezze. Al contrario, come detto dalla Meloni, la presenza di Abu Mazen ad Atreju «dimostra quanto l’Italia sia stata centrale e protagonista nella difficile crisi mediorientale». Un duro colpo, per i compagni. Che ieri hanno dovuto correre ai ripari e cercare di recuperare. Da Elly Schlein a Giuseppe Conte, dalla coppia Bonelli-Fratoianni al segretario di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo, tutti i leader del campo largo hanno voluto incontrare a loro volta il capo palestinese. Poi, come previsto e prevedibile, al momento delle dichiarazioni si sono concentrati più sulle critiche al governo che sulla situazione a Gaza. Schlein: «È stato un incontro molto positivo per ribadire il supporto del Partito democratico al popolo palestinese. Non si potrà parlare di pace finché non ci sarà un pieno riconoscimento dello Stato palestinese». Conte: «Meloni non può cancellare la storia: il fatto che l’Italia non abbia fatto nulla e poteva avere sicuramente un ruolo per impedire il genocidio è la storia». Bonelli: «Noi abbiamo ribadito il nostro impegno a sostegno della causa palestinese, per il riconoscimento dello Stato di Palestina che ancora oggi il governo italiano tarda a voler attuare. C’è un governo, quello israeliano, che continua nelle sue pratiche genocidiarie nel silenzio della comunità internazionale, che da un lato sanziona la Russia e dall’altro lato non riesce a sanzionare Israele. Una doppia morale che francamente fa molto male». Fratoianni: «L’incontro Meloni-Abu Mazen non svela nulla, è normale che il presidente accetti un incontro e che cerchi un sostegno da tutti. Noi continuiamo a pensare che il nostro governo avrebbe potuto, potrebbe, dovrebbe fare molto di più. Il genocidio è ancora in corso, l’apartheid della deportazione, in particolare in Cisgiordania, è ancora in corso. Noi continueremo a batterci per il riconoscimento immediato dello Stato palestinese, non c’è nulla che giustifichi questo ritardo che ormai è sempre più grave». Acerbo: «Il governo e la presidente Meloni tentano di strumentalizzare la visita del presidente Abu Mazen. In qualche modo è anche una vittoria della mobilitazione per la Palestina: un governo fan di Netanyahu che è diventato amico dei palestinesi». La realtà è molto semplice. La sinistra deve insistere con il «genocidio», l’«apartheid» e le «deportazioni» perché non può ammettere che la tregua è stata realizzata grazie a Trump e non può riconoscere il ruolo del governo italiano anche nell’aiutare il popolo di Gaza. Ma del popolo di Gaza, alla fine, ai progressisti non sembra importare granché... Ps: a proposito di doppiopesismi tra Russia e Medio Oriente, mentre la situazione dei bambini di Gaza continua a provocare reazioni politiche indignate, il racconto al Parlamento europeo dell’undicenne ucraino che ha perso la madre in un bombardamento russo, è rimasto in coma per 100 giorni e ha subito 35 interventi chirurgici (storia che ha fatto piangere perfino l’interprete), qui da noi è stato sostanzialmente ignorato... come mai?
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