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Ahmed Al-Sharaa, tra pragmatismo e radicalismo, quale destino per la nuova Siria?
07-03-2025, 13:05
“Una nuova era si apre in Siria con l'ascesa al potere di Tahrir al-Sham (HTS), guidata da Abou Mohammed al-Joulani, una figura proveniente dallo jihadismo. Joulani si è fatto conoscere per la prima volta nel 2003, quando si unì ad Al-Qaida in Iraq sotto la guida di Abou Moussab al-Zarqaoui. Venne arrestato più volte dall'esercito americano in Iraq e ora è nei fatti il nuovo capo politico della Siria. Ex leader del Fronte Al-Nusra, Joulani ha annunciato alcuni anni fa la sua rottura con Al-Qaida e ha iniziato a usare il suo vero nome, Ahmed Al-Sharaa. Ha inoltre abbandonato il turbante afghano e l'uniforme militare per indossare abiti formali, nel tentativo di convincere i leader stranieri e i siriani di essere in grado di ricostruire il suo Paese devastato e di guidarlo verso la democrazia. Tre giorni prima del suo arrivo a Damasco, Tahrir al-Sham ha annunciato ufficialmente che il suo leader, Abou Mohammed al-Joulani, avrebbe abbandonato il suo pseudonimo jihadista per riprendere il suo nome di nascita: Ahmed Al-Sharaa. Quest'ultimo è ora designato come leader della transizione in Siria. Con questa presa di potere, Al-Sharaa inizia un nuovo capitolo del suo percorso, assumendo il controllo del futuro dello Stato siriano. Appena giunto alla guida del Paese, Ahmed Al-Sharaa ha incontrato Barbara Leaf, sottosegretaria di Stato americana per gli Affari del Vicino Oriente sotto l'amministrazione Biden. È stata una delle prime funzionarie americane a confrontarsi con lui a Damasco, dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad. In un'intervista, l'ha descritto come un uomo metodico e dotato di un “pragmatismo notevole”. In quei giorni un comandante militare di Tahrir al-Sham è stato filmato mentre liberava ufficiali e soldati dell'esercito siriano, dicendo loro: “Andate, siete liberi”, in riferimento a una scena celebre della storia islamica. Tuttavia, alcune contraddizioni rimangono evidenti. Durante incontri con delegazioni europee, Al-Sharaa ha rifiutato di stringere la mano alla ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock e ha preteso che una cittadina siriana indossasse il velo prima di posare con lui per una foto. In un'intervista televisiva a questo proposito, ha affermato: “La società siriana è completamente diversa nella sua composizione, nella sua natura e nel suo modo di pensare”. In un'intervista televisiva recente, Al-Sharaa ha dichiarato: “Se la democrazia significa che il popolo sceglie chi lo governa e chi lo rappresenta in parlamento, allora sì, la Siria sta andando in questa direzione”. Tuttavia, pochi giorni dopo, ha riunito i leader di 18 fazioni islamiste alleate, note per la loro radicalità, che hanno immediatamente proclamato Ahmed Al-Sharaa presidente della transizione, senza alcun processo democratico o consultazione con l'opposizione siriana, i capi tribali, le minoranze o altri gruppi armati. Parallelamente, la sua amministrazione ha nominato diversi jihadisti stranieri a posizioni militari di alto rango, una decisione che solleva preoccupazioni per la sicurezza e rischia di danneggiare la sua immagine internazionale. Tra i nuovi reclutati vi sono combattenti provenienti da Cina, Asia centrale, Turchia, Egitto e Giordania. Tre di loro sono stati promossi al grado di generale, mentre almeno altri tre hanno ottenuto il rango di colonnello. Il New York Times ha recentemente pubblicato un'inchiesta su Ahmed Al-Sharaa, ricordando una sua dichiarazione passata in cui affermava che “i musulmani non dovrebbero sedere in parlamento né giurare su una costituzione scritta dagli uomini, poiché devono seguire esclusivamente la legge di Dio”. Questa ambiguità tra il suo passato jihadista e il suo pragmatismo nazionalista lascia molti osservatori perplessi sulle sue reali convinzioni e sulla sua capacità di governare con moderazione un Paese strategico come la Siria. La storia di Al-Sharaa è caratterizzata da continui cambiamenti di schieramento. È arrivato in Siria dall'Iraq con il sostegno dello Stato Islamico (Isis), per poi rompere con l'organizzazione. Successivamente, ha giurato fedeltà ad Al-Qaida, salvo poi annunciare la sua separazione dal gruppo nel 2016. Secondo Arwa Ajoub, dottorando all'Università di Malmö in Svezia ed esperto di terrorismo in Siria, “la storia di Ahmed Al-Sharaa mostra che ha sempre cercato il potere più che l'adesione rigida a un'ideologia”. Aggiunge inoltre: “È profondamente cambiato e questo cambiamento è sincero. Da un lato, il suo pragmatismo è incoraggiante e offre un po' di speranza. Dall'altro, il livello di concessioni che è disposto a fare per restare al potere è inquietante”. Finora, gli impegni del nuovo regime faticano a concretizzarsi. Una delle principali promesse di Al-Sharaa era la formazione di un governo inclusivo entro il 1° marzo 2025, ma questa scadenza è passata senza alcun annuncio ufficiale. Questo ritardo solleva interrogativi sulla credibilità della sua leadership e potrebbe indicare profonde divisioni tra le fazioni che lo sostengono. L'inclusione di figure laiche o appartenenti alle minoranze sembra altamente improbabile, rendendo la situazione ancora più complessa. Il ministro degli Esteri siriano, Assad Al-Shaybani, ha cercato di rassicurare i siriani della diaspora affermando che “il futuro governo sarà una sorpresa”, ma ci sono seri dubbi su tale ottimismo. Da parte sua, l'esperto di governance Zaidoun Al-Zoubi ha avvertito del pericolo di “escludere le correnti politiche e sociali”, sostenendo che una mancanza di diversità potrebbe compromettere la stabilità del regime. Sulla piattaforma X, il giornalista siriano Ayman Abdel Nour ha riassunto la situazione con queste parole: “Le promesse senza azioni sono come il vento nel deserto: sollevano la polvere, ma non placano la sete”. Un'affermazione che riflette il crescente scetticismo nei confronti di un potere i cui fondamenti sembrano ancora fragili e le cui alleanze potrebbero diventare un ostacolo a qualsiasi reale cambiamento", afferma in una nota l'On. Souad Sbai, l'Associazione ACMI-DONNA Onlus.
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