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Antonio Castro: le proposte degli industriali per risparmiare oltre 12 miliardi
17-02-2025, 11:11
Rinnovare il “parco” eolico e fotovoltaico italiano per ridurre la dipendenza dall'estero, tagliare i costi e innescare un virtuoso sistema di crescita dell'indipendenza energetica che potrebbe portare benefici stimabili complessivamente in oltre 12 miliardi per il nostro sistema Paese. Tra prezzi delle materie prime energetiche che lievitano, conflitti che interessano i principali Paesi fornitori e gli (onerosi) interventi annunciati per venire incontro ai maggiori costi per le bollette di famiglie e imprese c'è di che preoccuparsi. Il governo - come ha annunciato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti - è al lavoro per mettere in colonna un provvedimento urgente per alleggerire le bollette. I tempi saranno rapidi ma non immediati. Prima di tutto (visti i costi sostenuti in epoche recenti) bisogna racimolare le risorse necessarie ed evitare di andare a sbattere nella trappola europea degli “aiuti di Stato. E per dare un segnale concreto e percepibile si immagina che serviranno da 1,5 a 3 miliardi. E questo soltanto per allargare la platea del bonus sociale. Ma si tratta di interventi “tampone”. Come nel caso della rivisitazione del mix energetico - che ha consentito di ridurre la dipendenza italiana dalle forniture russe - anche in questo caso servono provvedimenti strutturali di più ampio respiro. A cominciare dall'utilizzo delle risorse naturali che già abbiamo. Ma che non sfruttiamo appieno, come il rinnovo del parco idroelettrico (gli ultimi bacini che alimentano le turbine sono stati realizzati molti decenni fa). Non solo. L'acqua, l'oro blu, quando c'è la sprechiamo. Facendo finira a mare milioni di ettolitri di pioggia che se raccolta potrebbe soddisfare ampiamente le necessità dei periodi di siccità. Da ricordare che nei prossimi anni andranno in scadenza le concessioni pluriennali per la gestione delle centrali idroelettriche alle imprese italiane. Scadenza in alcuni casi imminenti che fanno gola ad operatori stranieri che potrebbero cogliere l'occasione per affacciarsi in un settore di importanza strategica per l'Italia. E invece rinnovando, bonificando (le dighe vanno periodicamente svuotate e ripulite dai sedimenti) e ampliando il parco dei bacini a “cascata” il prezzo dell'elettricità pulita potrebbe ulteriormente scendere. Se poi le Regioni autorizzassero gli impianti rinnovabili che hanno le autorizzazioni bloccate da tempo si potrebbe attuare quella politica di sostenibilità tanto ventilata. È vero che al momento ci troviamo ad affrontare un corso speculativo (i prezzi internazionali delle quotazione al Ttf di Amsterdam, il principale mercato virtuale di scambio del gas europeo), e quindi si può soltanto intervenire con tamponamenti occasionali. La distorsione speculativa interessa tutta Europa. A cominciare dai Paesi come l'Italia e la Germania che ancora dipendono dal gas naturale per la produzione di energia (40% del mix). Per un perverso effetto domino i consumatori domestici in questi Paesi arrivano a sostenere prezzi dell'energia molto elevati rispetto a quelli meno legati al gas (0.293 €/kWh in Germania, 0.274 in Italia vs. 0.212 in Francia e 0.203 in Spagna, dati Eurostat 2024). I produttori di energia elettrica – rappresentati in Confindustria da “Elettricità Futura” - incoraggiano l'esecutivo ad attuare strategie di medio respiro per mitigare questi fenomeni e le loro ricadute sui consumatori. Attualmente i più penalizzati sono i piccoli-medi consumatori, sia domestici che piccole e medie imprese. I colossi energivori possono contare da anni su una serie di sussidi (interconnector, interrompibilità, rimborso CO2), a cui si è aggiunto ora il meccanismo dell'Energy Release. Ma per tutelare i consumatori non agevolati, l'ipotesi avanzata dalle imprese del settore è di attuare una contrattualizzazione tramite il Gse a medio-lungo termine della capacità rinnovabile (eolica e fotovoltaica) su cui il Paese sta investendo da un paio d'anni in accordo agli obiettivi del “Piano Energia e Clima” al 2030. Piano approvato ma non ancora assegnato. Iniziativa che potrebbe aiutare a stabilizzare i prezzi finali dei consumatori su circa 20 miliardi di kWh di energia elettrica già a partire dal 2025. Se l'Italia rinnovasse gli impianti eolici e fotovoltaici esistenti si potrebbero aggiungere altri 20 miliardi di kWh di produzione rinnovabile. Non più tardi della scorsa settimana (riporta l'agenzia specializzata Agricolae.eu) il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida ha fatto di conto: «Favoriamo gli investimenti sulle stalle, sulle serre e sui fabbricati agricoli non le “macchie nere” sul territorio». Investimenti che peraltro si sommano «agli incentivi alle rinnovabili con le agevolazioni fiscali all'agricoltura e che sono riconosciute proprio in funzione della produzione agricola». L'associazione che aderisce a Confindustria stima che rinnovando il parco eolico e solare si potrebbero sbloccare «investimenti aggiuntivi per oltre 10 miliardi di euro destinati al potenziamento degli impianti». La disponibilità di mettersi al tavolo con il governo e le Regioni (per le autorizzazioni di competenza) c'è per «garantire una maggior tutela dei consumatori e all'intero sistema».
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