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Borsa, tempo di esami per le big mondiali: l'Europa arranca
Oggi 01-10-25, 11:53
La stagione delle trimestrali è alle porte, ovunque nel globo, e in particolare a Wall Street da cui arriveranno elementi fondamentali per capire come si sta incamminando la prima economia mondiale, e quali intoppi o accelerazioni si profilano all’orizzonte. Tra i primi ad emettere le sentenze dell’anno, e le guidance del prossimo, saranno le grandi major mondiali del credito capitanate da JP Morgan, le quali nei primi nove mesi hanno veleggiato in borsa con una crescita da doppia a tripla a quella dell’indice S&P 500, che pure ha guadagnato circa il 15%. A seguire i molti giganti dell’economia tradizionale, mentre tra fine ottobre e novembre saranno i super tecnologici a dare responsi, a cominciare da Nvidia, che con i suoi 4,5 trilioni di dollari di capitalizzazione, forte di un più 35%, sta per bissare il + 51% del 2024. La guidance 2026 dei capi settore sarà significativa per comprendere se AI, con annessi e connessi, e le crescenti aspettative del computing, prospetteranno un altro anno da record o se, senza parlare di bolla, bisognerà tener conto di un ridimensionamento complessivo, in ragione di attese di utili esagerati e quindi da ripensare verso il basso. Da noi, sostanzialmente bene gli indici dei due dei tre maggiori listini europei, il Dax, con un +20% e il FTSE MIB con il 25%. Molto meno bene il CAC 40 francese con un misero+ 6%. Il risultato dei primi due è stato essenzialmente galvanizzato da singoli comparti, quello della difesa per il tedesco e quello delle banche per il nostro, che incidono sul listino per oltre il 50%, mentre per il tedesco ha funzionato da propulsore la difesa con una mediana di oltre il 120%. I capisaldi settoriali transalpini, fashion e automobile, hanno preso gigantesche batoste, con un -20%, raddrizzato solo dall’impetuosità dei loro 3 o 4 colossi bancari. Le sfide globali in corso, tutte assillate dai conflitti bellici, riguardanti lo sviluppo, l’adattabilità imposta ai modelli green, i ritardi negli investimenti dell’innovation tecnology e nella produttività e competitività, ai quali si sono aggiunti i dazi ”trumpiani”, rappresentano ostacoli di estrema rilevanza, soprattutto perché si sommano tra loro determinando rischi di crescita del Pil europeo non solo per il 2026, ma anche per l’intero triennio successivo. Già adesso il Pil di eurolandia è un terzo di quello USA, un quarto del cinese e meno della metà di quello globale. Una situazione perdente che può determinare pesantissime conseguenze che si identificano in una decrescita del Pil, dovuta ad una stagflazione causata da un insufficiente reddito procapite. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:43971949]] Difficile che in una tale situazione i sistemi bancari europei possano continuare a macinare ottimi risultati e quindi sostenere anche imprese e famiglie, altre ripercussioni negative si avrebbero sul welfare aumentando il disagio sui ceti medio bassi. Tocca ai vertici politici che governano l’area euro intraprendere un programma che sia basato sul mercato unico dei capitali, sui maxi investimenti comuni, sull’innovazione tecnologica e sull’istruzione indirizzata alle specializzazioni e infine sull’armonizzazione dei sistemi fiscali e previdenziali, tutte componenti esistenziali per poter uscire dal guado dell’arretramento economico e sociale.
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