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Cultura e Spettacolo
Bosco è la parola della settimana
Oggi 21-12-25, 10:16
«Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai per una selva oscura / che la diritta via era smarrita». La parola selva, nella Commedia, si riferisce perlopiù alle tre simboliche concentrazioni di piante del capolavoro dantesco: la selvaggia selva in terra dell’avvio del poema, allegoria del peccato, localizzata da molti commentatori in prossimità della città di Gerusalemme; la morta selva infernale dei suicidi («Non fronda verde, ma di color fosco; / non rami schietti, ma nodosi e ’nvolti; / non pomi v’eran, ma stecchi con tòsco», Inf. XIII, 4-6), una sterpaglia, sprovvista di sentieri, mesta (Inf. XIII, 106) e dolorosa (Inf. XIV, 10); la folta e musicale selva del Paradiso terrestre, vivificata dal vento e animata dal canto degli uccelli. Nel XXVIII canto del Purgatorio la selva edenica diviene foresta («la divina foresta spessa e viva», v. 2), nel XIII e nel XIV canto dell’Inferno l’orrida selva dei suicidi, collocata nel secondo girone del settimo cerchio, si fa invece bosco, da una parola non attestata (*bosk, forse per ‘macchia’ o‘boschetto’) di probabile origine longobarda, ma influenzata dal celtico: «ci mettemmo per un bosco / che da neun sentiero era segnato» (XIII, 1-3); «guarda che non metti, / ancor, li piedi ne la rena arsiccia; / ma sempre al bosco tien li piedi stretti» (XIV, 73-75); «Omai è tempo da scostarsi / dal bosco» (XIV, 139-140). Un bosco innaturale, perché Dante, se «ricorda a paragone la Maremma, è per affermare l’insufficienza di questa regione al confronto» (Umberto Bosco, Dante vicino. Contributi e letture, Caltanissetta-Roma, Sciascia, 1966, Sono cinque le attestazioni di bosco nella Commedia, le due restanti nel Purgatorio. Nel XXV canto il bosco, abitato dalla dea Diana e dalle sue ninfe, è luogo e simbolo di castità (v. 124). Nel XXXII canto i boschi sono quelli dell’India, all’epoca creduta popolata da alberi altissimi: «La coma sua, che tanto si dilata, / più quanto più e su, fora da l’Indi / ne’ boschi lor per altezza ammirata» (vv. 40-42). La chioma (coma) di cui di parla è quella dell’albero della scienza, tanto alto da suscitare l’ammirazione degli stessi Indiani.
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