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Calessi: circoli Pd verso la chiusura, è la svendita dei compagni
05-01-2025, 15:52
Vendesi circoli. Anzi, svendesi. Accade a Bologna, città dove Elly Schlein ha vissuto e tuttora ha radici. È un destino che accomuna un po' tutte le federazioni dem in giro per l'Italia, nonostante l'impegno della segretaria dem a rivitalizzare il partito e la partecipazione. Eppure, in fatto di soldi, la situazione dei circoli resta sempre sull'orlo del baratro. E il fatto che l'ombra dei debiti si allunghi anche su Bologna, considerata la federazione più salda del partito, fa un certo effetto. E invece, ormai, la sorte è comune: rischiano di essere messi all'asta una quarantina di circoli, tra cui luoghi storici come la Casetta Rossa di via Bastia (che ospita il circolo Andrea Costa) e il Passepartout di via Galliera. Sedi che hanno segnato la storia degli antenati del Pd (Pci, Pds, Ds). Ma ora i costi, tra affitto e bollette, sono insostenibili. Il Pd, infatti, non è proprietario della maggior parte dei suoi circoli. Con la nascita del Pd, il patrimonio immobiliare degli ex Ds è passato a una galassia di fondazioni che sono state create in giro per l'Italia. Le quali, poi, hanno affittato i loro spazi al nuovo partito. Escamotage fatto sia per evitare di appesantire il Pd della mole di debiti che gravava sui Ds, sia per “blindare” il patrimonio immobiliare che era del Partito che fu di Palmiro Togliatti e sganciarlo dall'amministrazione del nuovo nato. E così quasi tutti i circoli storici del Pd pagano un affitto a una fondazione. Nel caso di Bologna la proprietà delle sedi è della Fondazione Duemila. Il problema è che le federazioni dem hanno sempre meno iscritti e quindi sempre meno soldi. PROBLEMA ANTICO Quindi, spesso, non riescono a pagare gli affitti. È il caso, appunto, della federazione del Pd di Bologna che ha un debito (accumulato in anni) intorno ai 4 milioni di euro. Va detto che il problema è antico e assilla ogni tesoriere di federazione. Il fatto è che le sedi ereditate del Pd, e un tempo sezioni del Pci-Pds- Ds, sono tante, troppe. Andavano bene in un altro mondo, quando la politica si faceva quartiere per quartiere, con volantini e riunioni in sede. Quando le sezioni erano un luogo di ritrovo sociale, oltre che politico. E quando gli iscritti erano tanti. Ora il grosso della propaganda si fa sui social. La militanza conosce altre forme. Perciò le sedi sono diventate troppe, spesso vuote. E i costi insostenibili. Del resto il problema non è solo a Bologna. A Roma, di recente, sono state messe in vendita sedici sedi del Pd, più cinque in provincia, inclusi luoghi che hanno segnato la storia della sinistra italiana, come la sezione di via dei Marsi, a San Lorenzo, inaugurata nel 1961 da Palmiro Togliatti. Un luogo che ha attraversato il Ventennio fascista, gli annidi Piombo, le lotte con la sinistra extraparlamentare. Ma i debiti sono debiti. E il Pd non riesce più a mantenerla. Stessa sorte rischia di fare quella di Ponte Milvio, dove è stato iscritto Enrico Berlinguer e che ha ospitato, nei mesi scorsi, proprio una mostra sul segretario del Pci. Tra le 21 sedi romane a rischio, ci sono anche Porto Fluviale, Centocelle, Torpignattara, Montesacro, Portuense e Ostia Antica. A Bologna si è provato ad arginare i debiti come si poteva. Ma ora la realtà ha imposto una soluzione drastica: un piano per restituire alla Fondazione Duemila circa il 40% dei propri circoli. Una quarantina di immobili, su un totale di 87 sedi. Una decisione che fa soffrire soprattutto chi ha la memoria storica di questi posti. E che potrebbe avere un impatto sulle iscrizioni. Se viene chiuso un circolo, gli iscritti vengono “spostato” in un altro circolo, magari lontano da casa. Che effetto avrà sulla partecipazione di quei pochi che, ancora, frequentano? DA NORD A SUD Questo è il motivo per cui il piano di dismissione dei 40 circoli bolognesi è rimasto per mesi riservato. Il 20 gennaio, però, è in programma una direzione dove il tema sarà discusso. Dunque era impossibile tenerlo ancora nascosto. L'ex senatore dem Claudio Broglia, presidente del cda della Fondazione Duemila e dell'Immobiliare Porta Castello (controllata dalla Fondazione, un patrimonio totale tra le due di 16 milioni di euro), non ha apprezzato la fuga di notizie: «Io posso solo auspicare che tutto diventi sostenibile per tutti», ha detto al Corriere di Bologna: «Ma i beni vanno mantenuti e per farlo servono le risorse...». Se i debiti sono lievitati fino a 4 milioni di euro, è chiaro che il Pd non poteva più sostenerli. Del resto, non è la prima volta che il problema emerge. Due anni fa fu messa in vendita la storica Casa del Popolo di via Dozza. Questa volta l'idea è di mettere in affitto i locali che, finora, ospitavano i circoli, magari mettendo fuori una targa che ricordi chi, un tempo, occupava questi luoghi. Magra consolazione, ma meglio di niente. Del resto, il problema non è solo a Bologna. A rischio chiusura è lo storico circolo di Fuorigrotta, a Napoli, schiacciato dai debiti pregressi e da un affitto mensile di 402 euro. I militanti avevano scritto al Nazareno chiedendo un aiuto e lanciando l'allarme. Avevano anche sollecitato gli iscritti a versare le quote delle tessere, nel tentativo di ripianare i debiti.
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