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Cassino, scoperta in un bunker la più grande fabbrica di sigarette contraffatte
Oggi 29-09-25, 11:46
Alla caverna di Batman dei contrabbandieri si accedeva con un codice segreto, digitato su un comune telecomando nascosto dentro una scatola di cartone. Una scena da film d’azione, ma tutta vera, andata in scena nel basso Lazio. A Cassino, provincia di Frosinone, dove gli uomini della Guardia di finanza di Ancona hanno scoperchiato la più grande fabbrica clandestina di sigarette mai rinvenuta in Italia. Era tutto lì, in un capannone apparentemente vuoto nelle campagne di Santa Lucia. Silenzioso, anonimo, persino noioso a guardarlo da fuori. Ma dentro? Un bunker da oltre 1 milione e 750mila euro, capace di sfornare 5.000 sigarette al minuto, 7,2 milioni di “bionde” al giorno, pronte a inondare i mercati di mezza Europa per un fatturato annuo da 900 milioni di euro. Il blitz ha un nome e un volto. Un arresto, diverse denunce e soprattutto un dato: 300 tonnellate sequestrate tra sigarette pronte, filtri, fogli di alluminio, cartoncini contraffatti e tutto l’occorrente per mettere in piedi un impero parallelo del tabacco. Il danno stimato allo Stato: 600 milioni di euro in tributi evaporati e un guadagno illecito da circa 1,3 miliardi. Dentro la “cittadella sotterranea” c’era tutto. Non solo linee produttive e macchinari ipertecnologici, ma anche una zona notte con 18 brande, bagni, docce, una cucina industriale, persino una sala mensa per i turnisti. Operai nascosti alla luce del sole, impegnati a ciclo continuo nella catena di montaggio. Zero telefoni, zero finestre, zero libertà. Solo nastri trasportatori, bobine che girano e pacchetti pronti a essere inscatolati con etichette taroccate di Marlboro, Camel, Winston e tant'altro. Un’invisibilità costruita con metodo. Tutto era pensato per non lasciare tracce, nemmeno odori: impianti di ventilazione, corridoi ben illuminati e sistemi per ridurre al minimo ogni rischio. La “base madre” era connessa ad altri punti strategici. Poco distante, infatti, le Fiamme gialle hanno scoperto altri siti nella stessa rete logistica: magazzini-box e tir pieni di merce, tutti parte dello stesso ingranaggio. In totale, sono stati sequestrati quattro autoarticolati e due automezzi, del valore stimato di 620mila euro. Ma come si inserisce tutto questo nel panorama italiano del contrabbando? La risposta è sorprendente. In Italia i numeri restano sostanzialmente stabili. Nel 2024, su 59,8 miliardi di sigarette consumate, circa 1,1 miliardi erano illegali, ovvero l’1,8 % del totale. Un incremento marginale rispetto al 2023 (+0,02%), che conferma come il fenomeno sia controllato più che nel resto d'Europa, come in Francia, ad esempio. Eppure, parliamo di un reato che non è mai sparito e che continua a muoversi sotto la superficie. Le roccaforti storiche sono in Campania e in Friuli-Venezia Giulia, ma lo spostamento verso il Lazio fa pensare a una nuova strategia. L’idea, forse, è decentralizzare per confondere, spezzare la filiera in micro-nodi invisibili e sbiadire gli indizi. E poi c’è il tabacco, materia prima arrivata chissà da dove. Dentro il bunker sono stati trovati oltre 170 tonnellate di materiali grezzi, tra cui 12 milioni di cartoncini falsi per pacchetti, 15 milioni di filtri, 20 milioni di fogli argentati per il confezionamento. Il dettaglio più inquietante della storia di Cassino è certamente la tecnologia. Ogni strumento era calibrato per produrre, imballare, etichettare, chiudere. Dai macchinari per l’umidificazione a quelli per la sigillatura. Ogni componente della linea lavorava in sinergia per ridurre tempi, aumentare la resa e abbattere i rischi. La caverna sotterranea dei contrabbandieri, per questo, resta l’epicentro di una scoperta che ha cambiato le carte in tavola dell'intero mercato illegale. Difficile dire se sia solo la punta dell’iceberg. Gli inquirenti ora scavano tra i flussi finanziari, cercano i collegamenti esteri, tracciano i passaggi dei mezzi e incrociano le impronte digitali telematiche. Ma una cosa è certa: quello smacco da 1,3 miliardi non è passato inosservato. Qualcuno, da qualche parte, sta cercando di capire come correre ai ripari. Certo non si tratta di sprovveduti: è chiaro che dietro questo business si nascondano le mafie, camorra o Cosa nostra. Non si gestisce un affare del genere senza le giuste “entrature” e “protezioni”, e senza i capitali di partenza. Ma è risultato tutto inutile. Il tesoro è andato in fumo.
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