s

Castro: la ricetta di Draghi per l'Europa, "parli come un solo Stato"
19-02-2025, 10:06
Per rispondere alle sfide «è ora che la Commissione riceva tutto il sostegno necessario sia per l'attuazione del programma che per il suo finanziamento. Il fabbisogno finanziario è enorme: 750-800 miliardi di euro all'anno è una stima prudente». A far di conto è il solitamente prudente Mario Draghi, ex presidente della Bce e autore del rapporto sulla Competitività Ue,che giusto ieri è intervenuto ad una seduta del Parlamento europeo. Dopo “l'agenda Draghi”, adottata da Ursula von der Leyen alla vigilia del secondo mandato, l'ex presidente del Consiglio italiano torna periodicamente a Bruxelles per offrire i suoi suggerimenti. Tanto più adesso con le minacce dell'amministrazione Trump di mettere in difficoltà gli alleati europei con l'ipotesi di ritoccare al rialzo i dazi commerciali per riallineare il deficit Usa della bilancia commerciale. Ma ogni azione presuppone un intervento finanziario. E in questo caso lo sforzo è stimato in 750/800 miliardi l'anno. Non proprio bruscolini: «Per soddisfare queste stime», sottolinea Draghi, «è necessario emettere titoli di debito, e questo debito comune deve essere, per definizione, sovranazionale, perché alcuni Paesi non dispongono di spazio fiscale sufficiente nemmeno per i propri obiettivi. Non hanno alcuno spazio fiscale». Sorvola, Draghi, forse per carità di patria sulle nostre capacità. L'Italia non si potrebbe permettere autonomamente neppure in minima parte di sostenere l'impegno. Attingendo al salvadanaio comune dell'Europa a 27 - e quindi attivando il fondo unico come con il Covid - si potrebbe far fronte alle necessità di crescita (a cominciare dagli impegni sullo sviluppo dell'intelligenza artificiale al servizio dei “sistema Europa”) che già si prospettano nell'immediato. Appena 5 mesi dopo la pubblicazione ufficiale “dell'agenda Draghi” - giudto alla vigilia del rinnovo della Commissione che ha solo ritoccato gli equilibri - è cambiato molto. Anzi. L'Unione europea adesso «deve attrezzarsi a far fronte a novità nei cambiamenti economici e politici globali». Ed «è sempre più chiaro che dobbiamo agire come se fossimo un unico Stato. La complessità della risposta politica», scandisce Draghi, «che coinvolge ricerca, industria, commercio e finanza richiederà un livello di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo» ha puntualizzato per i distratti. L'aggiornamento geopolitico lascia ben poco spazio all'ottimismo. Quando l'ex presidente del Consiglio aveva stilato il “rapporto sulla competitività” il tema geopolitico riguardava principalmente l'ascesa della Cina. Mentre adesso l'Ue dovrà affrontare i dazi ventilati dalla «nuova amministrazione statunitense nei prossimi mesi, ostacolando l'accesso al nostro più grande mercato di esportazione». Il solo interscambio tra Italia e Stati Uniti vale la bellezza di 67,3 miliardi di euro (dati 2023). Siamo tra «più esposti ai dazi generalizzati: al secondo posto in Ue per esportazioni dopo la Germania. Non solo: «In futuro», a seconda delle politiche di attrazione che l'amministrazione repubblicana potrebbe implementare, «potremmo anche affrontare politiche ideate per attrarre le aziende europee a produrre di più negli Stati Uniti, basate su tasse più basse, energia più economica e deregolamentazione». Come se non bastassero se le recenti dichiarazioni della Casa Bianca - con il ritiro statunitense pure sul fronte Nato e quindi della difesa comune - in futuro potremmo «aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa». Un quadro complessivo non rassicurante. Sicuramente «non si può dire no a tutto, altrimenti bisogna ammettere che non siamo in grado di mantenere i valori fondamentali dell'Ue. Quindi quando mi chiedete “cosa è meglio fare ora” dico che non ne ho idea, ma fate qualcosa!», ha scandito. Indicando alcuni interventi realisticamente attuabili: come un aumento della produttività «di appena il 2% nei prossimi 10 anni» per ridurre «di un terzo i costi fiscali per i governi del finanziamento degli investimenti necessari». E andrebbero rimosse «le barriere interne» aumentando «i moltiplicatori fiscali». Governi, parlamenti nazionali, la Commissione Ue il Parlamento europeo «sono chiamati a essere i custodi di questa speranza in un momento di svolta nella storia dell'Europa. Se uniti saremo all'altezza della sfida e avremo successo». Altrimenti non c'è neanche da immaginare cosa succederà.
CONTINUA A LEGGERE
12
0
0
Guarda anche
Libero Quotidiano

"Parli come un solo Stato". La ricetta di Mario Draghi per l'Europa
Libero Quotidiano

Ue, Draghi “Dobbiamo agire come un unico Stato”
Libero Quotidiano
03-04-2025, 13:15
Nel libro di Bettanini la presenza italiana in Afghanistan
Libero Quotidiano
03-04-2025, 13:02
Dazi, Bonelli (Avs): Salvini servo di Trump, andrebbe rinchiuso in una stanza, dice imbecillità
Libero Quotidiano
03-04-2025, 12:43
Tamajo "Momento positivo per la Sicilia, crescono Pil e imprese"
Libero Quotidiano
03-04-2025, 12:38
Marco Rizzo canta "Imagine" di John Lennon a Radio Rock
Libero Quotidiano
03-04-2025, 12:32
Tifoso del Newcastle si tatua il codice QR della vittoria dei Magpies
Libero Quotidiano
03-04-2025, 12:30