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Chef Rubio, insulti alla Segre: cosa spunta in Tribunale
27-03-2025, 15:20
Non molla di un centimetro, Liliana Segre: la senatrice a vita si è opposta alla richiesta di archiviazione della Procura di Milano nei confronti di Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio, e di altre 16 persone tutte indagate per diffamazione aggravata dall'odio razziale per una "serie di post e commenti ritenuti gravemente offensivi e diffamatori pubblicati sui social media" che avrebbero avuto "intento discriminatorio" e "antisemita". "La critica politica non può essere un mero insulto", ha detto il legale della senatrice, avvocato Vincenzo Saponara, comparso oggi davanti al gip Alberto Carboni che entro un paio di settimane dovrà decidere sulla richiesta di archiviazione del pm Nicola Rossato. "Il problema vero - ha spiegato il legale - è che nel 90% dei casi" analizzati dalla Procura "l'insulto è nazista". Nell'inchiesta nata dalle denunce di Segre, che ha già portato all'apertura di altri 2 fascicoli su episodi differenti di insulti e minacce antisemite nei confronti della superstite dell'Olocausto assegnati ai pm Alessandro Gobbis e Leonardo Lesti, sono state invece chiuse le indagini preliminari nei confronti di 12 persone che rischiano un processo. "Attenta ad accendere il gas a casa", "mi domando se la Segre è mai stata in un campo di concentramento", "ebrea nell'animo, la razza peggiore e padrona di banche e assicurazioni", sono alcune delle frasi pubblicate sui social dagli indagati. L'avvocato Saponara si è opposto anche alla richiesta di archiviazione di numerose posizioni a carico di ignoti. Il legale della Segre ha quindi depositato al gip una tabella contenente 246 account social e i relativi insulti e offese rivolti alla sopravvissuta alla Shoah. Come si legge nella legenda che precede il grafico, con il colore viola vengono riportate le "dichiarazioni diffamatorie perché insultanti", in blu quelle "attributive di 'nazista' e simili e/o di manipolazione della storia personale", in bordeaux quelle "pacificamente connotate da antisemitismo" e in verde le dichiarazioni "potenzialmente integranti il reato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa". Tra questi, appunto, anche i post pubblicati da Chef Rubio.
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