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Claudia Osmetti: islamiche a scuola con il velo integrale
05-02-2025, 12:22
«Serve un divieto per la copertura integrale del volto. È urgente. Sono sempre di più e sempre più giovani le donne, le ragazze, che indossano il velo integrale e il caso della scuola di Monfalcone, a cui non attribuiamo alcuna responsabilità, è solo il sintomo di un'evidente pratica dell'uso di indumenti e accessori che coprono interamente volto e corpo». Non ci sta la Lega del Friuli Venezia Giulia. E non ci stanno, nello specifico, l'europarlamentare Anna Maria Cisint (ex sindaco proprio a Monfalcone) e il segretario regionale Marco Dreosto. La notizia è delle ultime ore ma fa rapidamente il giro di internet: all'istituto professionale Pertini di Monfalcone, appunto, ogni giorno, prima che suoni la campanella, in una stanzetta appartata, sfilano con il niqab sul volto quattro studentesse musulmane (a inizio anno erano in cinque, una nel frattempo si è ritirata), alzano il velo integrale per una manciata di secondi e si fanno “identificare” dalla referente di sede della scuola. Ovvio che non è un controllo di polizia e men che meno una verifica formale, è invece un modo per sincerarsi che in classe, effettivamente, entrino le alunne iscritte e non qualcun altro. Però è anche un segnale di quello che sta succedendo. E sta succedendo, inoltre, che sempre quelle quattro ragazze per lo più di origine bengalese hanno, in un certo senso, modificato le lezioni di ginnastica: coi loro compagni in palestra, adesso, giocano a badminton (non più a pallavolo) perché la tunica che arriva ai piedi non permette di muoversi in agilità. Qualcuna è stata proprio dispensata dalla corsa «perché svela troppo le forme» (come riporta il quotidiano locale Il Piccolo). Per qualcun'altra si sta ponendo il nodo dello stage che potrebbe svolgersi negli asili comunali e nei quali, le maestre, stanno già cercando di convincere altre donne islamiche che il niqab, almeno in cortile, se lo devono togliere per forza: non per cattiveria o per un atto di forza, semplicemente per dar modo alle educatrici di consegnare il bambino di turno alla persona giusta. Il niqab, sempre meglio specificare, è quel velo integrale (di solito di colore nero) che lascia aperta una piccola fessura solo all'altezza degli occhi. Non è lo chador o l'hijab in cui, almeno, il volto è scoperto: ma c'è di più perché al Pertini alcune adolescenti indossano persino i guanti lunghi e neri per non scoprire nemmeno le dita oppure portano montature assai vistose che rendono irriconoscibili addirittura gli occhi. Loro, le ragazzine, parlano di «una mia scelta», magari neanche condivisa coi genitori (aspetto che dovrebbe far ragionare sulle cosidette seconde generazioni) e sono categoriche: «Preferisco restare a casa a guardare il muro piuttosto che tradire il mio credo». Per questo la scuola è corsa ai ripari, perché «imporre può indurre le ragazze a lasciare gli studi», spiega la dirigente Carmela Piraino, «mentre l'istruzione raggiunge il suo scopro quando l'allievo consegue il diploma». Che la situazione sia delicata è fuor di dubbio, che questo non sia «solo un tema di sicurezza, ma soprattutto di rispetto dei principi costituzionali e di dignità della donna» (dicono Cisint e Dreosto) anche. La società di indagini demoscopiche Swg, nel suo ultimo rapporto “Radar valori, comportamenti, gusti, consumi e scelte politiche” fotografa come la maggioranza degli italiani (il 73%) sia favorevole al divieto di velo a scuola e nelle manifestazioni sportive nonché a bandire il burqa nei luoghi pubblici. Non a caso il Carroccio, pochi giorni fa, ha depositato una proposta di legge in parlamento per superare il concetto di “giustificato motivo” che, di fatto, oggi, non permette una piena attuazione del divieto di copertura del volto stabilito invero dalle norme sull'anti-terrorismo. Scuola o non scuola. Se ne parla, tra l'altro, anche in Lombardia e se ne parlerà, da adesso, in Friuli Venezia Giulia dato che il capogruppo leghista in regione, Antonio Calligaris, ha intenzione di presentare una mozione per chiedere a giunta e consiglio di depositare la medesima legge alle Camere a mo' di rafforzativo dell'iniziativa di partito. «Il niqab a scuola è incompatibile con la nostra cultura. Non possono esserci negoziazioni, trattative, soluzioni intermedie. Il fondamentalismo islamico non deve entrare nelle aule né, più in generale, varcare i nostri confini», commenta poi Roberto Novelli che è un consigliere regionale di Forza Italia. Parole che non sono molto distanti, per una volta, da quelle del collega Diego Moretti (Pd): «L'integrazione e la pacifica convivenza devono essere concetti e regole basilari da seguire. Il volto coperto va inteso, in questo senso, come un ostacolo alla piena ed effettiva integrazione, soprattutto all'interno di una scuola».
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