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Estero
Coi pro-Pal e la Siria di al-Sharaa il terrorismo islamico è ritornato
Oggi 15-12-25, 09:02
La strage avvenuta ieri in Australia, dove due terroristi, un pachistano e un libanese d’origini palestinesi, già noti all’agenzia australiana di intelligence ASIO, hanno trucidato 15 persone durante la festa ebraica di Chanukkah, è l'ultimo segnale del risorgere del terrorismo internazionale di matrice islamica. L'emergenza, di fatto, non è mai cessata, nonostante la scena sia stata monopolizzata, dal 2022, dal conflitto russo-ucraino e poi dalla guerra Israele-Hamas. Nel caso del conflitto mediorientale, causato proprio dalla strage di massa terroristica perpetrata da Hamas il 7 ottobre 2023, si poteva inizialmente temere il ritorno a estese stragi anche nelle metropoli occidentali. Così non è stato, probabilmente perché le grandi organizzazioni del terrore hanno ritenuto opportuno osservare una sorta di “letargo”, attendendo e valutando gli eventi, forse anche per non alienare ai palestinesi simpatie diffuse in parte dell'Occidente. Ma il vento sta cambiando. Ieri il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha criticato duramente il collega di Canberra, Anthony Albanese, laburista e filopalestinese: «Tre mesi fa ho scritto al primo ministro australiano che la sua politica stava gettando benzina sul fuoco dell'antisemitismo. L’antisemitismo è un cancro che si diffonde quando i leader restano in sileni pasdaran iraniani, tanto da spingere Canberra a espellere l'ambasciatore iraniano Ahmad Sadeghi, potrebbero diventare il primo anello di una nuova catena di attacchi in Occidente, dopo che, negli anni seguiti alla caduta dello Stato Islamico fra Siria e Iraq, col contributo sia della Russia, sia della coalizione a guida USA, e al ridimensionamento di Al Qaeda, sembrava che il jihadismo fosse destinato a un riflusso perenne nelle regioni povere del pianeta, nei villaggi d'Asia e Africa dove, come ricordato in questi giorni da Papa Leone XIV, a farne le spese sono troppo spesso i cristiani. E invece, proprio poche ore prima della strage di Sidney, anche in Germania s'è sfiorata la strage, dopo che, grazie alla segnalazione da «un servizio segreto straniero», probabilmente il Mossad israeliano, è stato sventato un attentato progettato contro il mercatino di Natale di Dingolfing, in Baviera, da 5 arabi arrestati dalla “Polizei”, tre marocchini, un egiziano e un siriano. Nella Siria dell’enigmatico Al-Sharaa, poi, l’ISIS rialzava pure la testa uccidendo, sabato, tre americani a Palmira. L’idra dalle teste multiple è ancora viva e semina morte, talvolta asservita a interessi geopolitici per procura, in vari luoghi, dal Balucistan al Kashmir, dalla Nigeria alla fascia del Sahel, persino nel cuore della Russia, col massacro del teatro Crocus di Krasnogorsk del 22 marzo 2024, attuato da militanti dell'ISIS-K. La galassia jihadista è frammentata e variegata, come testimonia la metamorfosi del movimento siriano Hayat Tahrir al-Sham, affiliato ad Al Qaeda ma poi riciclatosi come fronte di liberazione fino a rovesciare nel dicembre 2024 il regime di Bashar Assad a Damasco ed elevare il suo leader Ahmed Al Sharaa a nuovo presidente in giacca e cravatta. L'opportunismo politico pare a volte fare miracoli. Ma in generale, le reti di tagliagole che in Medio Oriente e Africa hanno mantenuto le loro roccaforti, resistendo al subentrare della Russia e dei mercenari ex-Wagner nei paesi, dal Mali al Niger, sottrattisi al controllo della Francia, sono pronti a una nuova offensiva, dopo aver eventualmente aggiornato le loro tecniche per aggirare il progredire dei controlli e della sorveglianza nei paesi occidentali. I pretesti cui agganciare la semplice lotta agli «infedeli», si tratti delle mire di Hamas contro Israele o le convulsioni interne all’Islam nella regione fra il Golfo Persico e l’India, non mancano. E per l’Italia, in particolare, proprio il Sahel si conferma la prima linea di una lotta contro un nemico subdolo che sfrutta l’immigrazione clandestina, attraverso le piste carovaniere del Sahara fino alle coste tunisine e libiche, non solo come fonte di lucro, ma anche come veicolo di infiltrazione attraverso i “barconi”.
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