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Commercialisti, Cuchel (Anc): “Serve trasparenza, non esclusione”
Ieri 28-10-25, 16:22
“Un congresso nazionale dovrebbe essere un momento di confronto reale, non un esercizio di autocelebrazione. E quanto accaduto a Genova sembra confermarlo: controlli agli ingressi con tessere sanitarie, porte chiuse, delegati respinti, voci critiche zittite. Una rappresentazione che ha lasciato l’amaro in bocca a gran parte della base professionale”. Lo afferma Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti. “L’incontro per discutere sulla riforma dell’ordinamento della categoria (D.Lgs. 139/2005), si è rapidamente trasformato in una riunione blindata, riservata a presidenti e consiglieri degli Ordini territoriali. Tutti gli altri fuori. Escludere colleghi e rappresentanti sindacali significa negare pluralismo e partecipazione – ha sottolineato Cuchel - soprattutto quando si utilizzano risorse dell’intera comunità professionale”. “All’esterno si sono vissute scene inedite: sbarramenti e respingimenti, persino nei confronti di past president e delegati ufficialmente designati. Un episodio emblematico: un collega inviato con delega scritta dal proprio presidente, impossibilitato a partecipare per motivi di salute, è stato fermato all’ingresso senza eccezioni.Nel frattempo, alcuni esponenti vicini al presidente del Consiglio nazionale, Elbano de Nuccio, sono stati accolti con estrema cordialità e ‘sistemati’ in prima fila. Le regole devono valere per tutti - ha ribadito il numero uno dell’Anc - altrimenti si alimenta una deriva autoreferenziale che danneggia l’intera categoria”. “Il confronto si è sviluppato in maniera unidirezionale: una lunga relazione introduttiva, tono celebrativo e pochissimo spazio al dissenso. Quando il presidente dell’Ordine di Firenze ha provato a esporre le criticità, il microfono gli è stato sottratto più volte. Un gesto simbolico e divisivo. “Non è ammissibile impedire la parola a chi rappresenta democraticamente altri colleghi – ha commentato Cuchel - la professione vive di dialogo e responsabilità, non di imposizioni”. Ciò che appare paradossale è che il congresso fosse incentrato proprio sulla riforma dell’ordinamento, presentata come strumento per ‘favorire la partecipazione di tutti i colleghi’. Il risultato, però, è stato l’esatto opposto. “Non si può parlare di prossimità mentre si chiudono i cancelli alle persone. La credibilità si costruisce con coerenza. Per molti professionisti, la categoria sembra procedere in direzione opposta rispetto a ciò che servirebbe davvero: apertura, ascolto, coinvolgimento dei giovani, rinnovamento culturale. Al contrario, il congresso di Genova - ha evidenziato il presidente di Anc -ha restituito l’immagine di una ‘corte’ chiusa, più impegnata a gestire equilibri interni che a costruire futuro”. L’episodio si inserisce in un quadro più ampio, fatto di tensioni interne, malumori e scarsa trasparenza. Il rischio è quello di un progressivo distacco tra vertice e territorio. “La rappresentanza non è un privilegio, ma un servizio e chi la utilizza come strumento di potere personale tradisce il mandato ricevuto dagli iscritti. La categoria merita molto di più: occorre ascolto, pluralismo e partecipazione vera. Se questo accade alla luce dei riflettori - ha concluso Cuchel -, è legittimo interrogarsi su ciò che può avvenire nelle stanze chiuse, dove i controlli esterni non arrivano. La sfida dei prossimi mesi sarà ricostruire fiducia, riaprire spazi di dialogo e riaffermare il principio fondamentale: gli Ordini appartengono agli iscritti, non a chi li guida”.
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