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"Cosa avrei fatto io". Prodi, il siluro è definitivo: seppellisce la Schlein con 4 parole
22-03-2025, 10:50
Altro che Ventotene. Con il Pd che si arrocca sull'isola pontina, è Romano Prodi a sganciare il siluro sulla segretaria Elly Schlein. L'ennesimo, forse il più letale e definitivo. "Avrei votato sì" al Piano di riarmo europeo, "anche se si poteva cambiare nome fin dall'inizio. Era chiaro che si sarebbe trattato di un progetto di collaborazione di lungo periodo tra i Paesi europei", spiega l'ex premier e fondatore de L'Ulivo, padre nobile del Partito democratico, al Corriere della Sera. In pratica, il Professore si schiera con quelli che al Nazareno hanno definito "i 10 ribelli" che a Strasburgo hanno votato sì, contravvenendo alla linea della segreteria sull'astensione. Una scelta di cautela, quella imposta agli europarlamentari da Schlein e Beppe Provenzano, pensata per non spaccare in due il partito e dare un contentino all'ala sinistra del partito che tifava per un clamoroso "no", in totale contrapposizione con l'eurogruppo S&D, ma che a conti fatti ha sortito l'effetto opposto, provocando un crac fragoroso. La nuova formulazione utilizzata da Ursula Von der Leyen, Readiness 2030, "mi ha fatto un po' sorridere - ironizza ancora Prodi -. E arrivati a quella data che cosa succede? Non solo è una data lontana, ma manca totalmente l'indicazione di una volontà precisa sulla comune difesa. Sono passi ancora troppo prudenti. Una maggiore cooperazione senza contenuti non basta". Come con l'euro a suo tempo, Prodi suggerisce un'Europa a due velocità sulla difesa: "Certo, si parte con chi condivide il progetto. Poi chi vuole segue". Impossibile non parlare di Ventotene. I dem del Lazio si sono dati appuntamento oggi davanti alla tomba di Altiero Spinelli per difendere la memoria del Manifesto europeista del 1941, ma pure per attaccare la premier Giorgia Meloni nel nome dell'antifascismo. Su questo punto Prodi è totalmente in linea con la leader dem: "E' impressionante il gioco che fa Meloni e appare chiaro quanto sia pro Europa per possibile convenienza, ma non nell'anima. Si dovrebbe rendere conto che tutti vanno a Washington e lei no perché non c'è più bisogno dell'Italia. Così rischiamo di essere Arlecchino servo di due padroni. Chirac mi diceva sempre: non c'è Europa senza l'Italia. Purtroppo non è più così. Il futuro cancelliere tedesco Merz si è fatto sfuggire che, a sostegno del tandem franco tedesco, c'è la Polonia e non più l'Italia. Questo è un nostro dramma nazionale".
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