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Costanza Cavalli: Burgum, l'ex spazzacamino con la missione di trivellare
17-02-2025, 11:32
Nella terra dei self-made man capita di venire al mondo vicino ad Arthur - che non è un tizio ma un buco di 350 abitanti a mezz'ora di macchina da Fargo, nel North Dakota, nelle terre che furono degli indiani e degli animali da pelliccia - da una famiglia che coltiva mais e possiede l'unico silos della zona. Capita di perdere il padre a quattordici anni, di passare il tempo libero a marchiare il bestiame e ad andare a caccia, e poi di andare all'Università, aprire un'attività da spazzacamino e intanto presentare domanda per un master in Business Administration a Stanford. E là, in California, all'ufficio ammissioni di una delle più prestigiose università del mondo leggono la richiesta e si danno di gomito: “Ehi, c'è uno spazzacamino del North Dakota che ha fatto domanda”. Fatto il master, capita che si torni a casa, a Fargo, per aprire una startup di software di contabilità che viene comprata da Microsoft per 1,1 miliardi di dollari. Capita quindi di fondare una società di venture capital e una immobiliare, di diventare governatore dello Stato e, infine, di frequentare Mar-a-Lago e di piacere così tanto al padrone di casa da diventare Segretario degli interni degli Stati Uniti d'America. Il self-made man passato dalle camicie a scacchi e le cinture con la fibbia grande come un tostapane al completo blu è Doug Burgum, 68 anni, confermato in Senato con 79 sì e 18 no, convincendo più della metà dei democratici. Guiderà il dipartimento che supervisiona un quinto delle terre e delle acque degli Usa, i parchi e i monumenti nazionali, la protezione delle specie in via di estinzione e le relazioni con le tribù di nativi americani. L'accesso all'“oro liquido” sarà compito suo. Così come il “drill, drill, drill”, trivellazioni come se non ci fosse un domani. Burgum è il soggetto giusto per due ragioni. La prima è che non potrebbe esserci un miglior sostenitore del presidente: «Con Biden siamo finiti in due proxy war, con la Russia e con l'Iran, e in una guerra fredda con la Cina. Ora c'è un nuovo sceriffo in città. L'indipendenza energetica è la chiave della sicurezza nazionale», ha detto. È diventato talmente MAGA che i suoi compaesani non lo riconoscono più: in North Dakota vinse grazie a una coalizione di conservatori, indipendenti e democratici moderati. Non ha mai detto che le elezioni del 2020 vennero rubate, partecipò al giuramento di Biden, è disinteressato alle culture wars. È un pragmatico che ha governato per la deregulation e l'abbassamento delle tasse, ha firmato un taglio di 515 milioni alle imposte sul reddito e sulla proprietà (su un bilancio di 19 miliardi). Il North Dakota conta 800mila abitanti, ha il tasso di disoccupazione più basso degli Usa, al 2 per cento, e Forbes lo ha classificato come il miglior Stato per avviare un'impresa nel 2023 e nel 2024. Che gli è successo? «È girato il vento: per essere repubblicano oggi devi dire altro», ha detto un ex senatore dello Stato. Ma non c'entra soltanto il vento. La seconda ragione che rende Burgum “fantastic” (cit. Trump) è che il North Dakota è il terzo stato produttore di petrolio dopo il New Mexico e il Texas. Lo sviluppo delle tecniche di fracking ha reso accessibili milioni di acri di shale un tempo inaccessibili. E ha reso quella regione terra di conquista dei produttori di petrolio che, messi spalle al muro dalle regole sui gas serra dell'amministrazione Biden, sono andati a chiedere aiuto a Burgum. I suoi oppositori dicono che sembrava più una cheerleader che un amministratore, fatto sta che la produzione di petrolio del North Dakota è aumentata del 10 per cento durante l'amministrazione Biden (come d'altronde quella di tutti gli Usa, ai massimi storici) e ha portato miliardi di dollari di entrate fiscali. E qui la storia s'interseca con quella di un altro self-made man, Harold Hamm, tredicesimo figlio di una famiglia di mezzadri del cotone in Oklahoma. Raccolse cotone a piedi nudi fino ai 16 anni, quando trovò lavoro in una stazione di servizio. Pioniere del fracking, è il fondatore della Continental Resources, 400mila barili di petrolio e gas al giorno. A 79 anni ha un patrimonio da 18,5 miliardi di dollari. Si dà il caso che Hamm sia responsabile di gran parte del boom del fracking del North Dakota e anche uno dei principali finanziatori di Trump fin dal 2016. Il collegamento è presto fatto: i due erano a brindare a Mar-a-Lago la notte delle elezioni, insieme con i massimi dirigenti del settore, tutti portati in Florida da Burgum. E ora? Basta agevolazioni fiscali per eolico e solare «che producono energia intermittente e inaffidabile», ha detto il Segretario, e al lavoro per aumentare la produzione di elettricità da combustibili fossili, pena arrivare secondi «alla corsa agli armamenti dell'intelligenza artificiale». Sul podio salirebbe la Cina: «Un impatto diretto sulla nostra sicurezza nazionale». E l'inquinamento? «Se l'America limita la produzione di energia, non si riduce la domanda, sposta semplicemente la produzione verso la Russia, il Venezuela e l'Iran, i cui leader autocratici non si preoccupano dell'ambiente».
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