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De Leo: Ramy, dietro le proteste di piazza ci sono i professionisti della violenza che assaltano la polizia
17-01-2025, 08:43
C'è uno zoccolo duro di violenti itineranti, di manifestazione in manifestazione. Aggredisce le forze dell'ordine, compie vandalismi, non rispetta alcuna norma di civiltà che dovrebbe guidare ogni manifestazione. È questo quel che trapela dagli accertamenti svolti dalla Digos dopo il corteo, finito male, di sabato scorso, nel quartiere San Lorenzo a Roma. Ripercorriamo per chi si dovesse connettersi adesso a quanto accaduto: manifestazione di circa 250 persone, in un quartiere tradizionalmente “rosso” della Capitale, la “piattaforma” era protestare per la morte del diciannovenne egiziano Ramy Elgaml a Milano durante un inseguimento con i carabinieri. Ramy era a bordo di uno scooter guidato da un suo amico tunisino che non si era fermato all'alt. Dunque, in un sabato in cui in molte piazze d'Italia ci sono state manifestazioni (altrettanto violente, come nel caso di Bologna) a Roma si contano alla fine otto feriti tra le forze dell'ordine, bersagliate con bombe carta e oggetti di vario tipo. Mercoledì pomeriggio, la Digos ha depositato la sua informativa presso la procura di Roma, dopo un lungo lavoro di accertamento sul materiale video che ha raccolto. Ecco le risultanze: 39 persone denunciate, tra le quali due minorenni. Le contestazioni sono manifestazione non preavvisata, radunata sediziosa, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata, istigazione a disobbedire alle leggi. Quasi tutti, a quanto filtra, avrebbero precedenti penali, relativi a reati commessi in piazza. Ora la Palestina, ora il ddl sicurezza, ora, appunto Ramy. Altri 22, invece, sono stati indagati dal Nucleo Informativo del comando provinciale dei Carabinieri. Sabato scorso, peraltro, il lancio di bombe carta si è verificato vicino a una stazione dei carabinieri, la San Lorenzo. A chiara dimostrazione della volontà di colpire le divise. D'altronde, lo striscione che accompagnava il corteo “Vendetta per Ramy, la polizia uccide”, era un programma di quello che sarebbe successo. Variegato era il ventaglio delle sigle che hanno partecipato al corteo, tutte appartenenti alla galassia degli antagonisti e dell'estrema sinistra. Nomi come “Azione Antifascista Trieste Salario”, “Monteverde Antifascista”, “Settima Movimento”, “Collettivo Autonomo Romano”, “Zaum Sapienza”. Proprio il collettivo Zaum, sabato a margine della manifestazione pubblicava su Instagram un post a dir poco incendiario, in cui si parlava di «infami in divisa» e si concludeva con un inequivocabile «ve la faremo pagare». Un un altro post successivo, invece, accusava giornalisti e politici di aver strumentalizzato la manifestazione, derubricando quanto accaduto a «dissenso giovanile» (realtà virtuale, visto l'accanimento) e contestando la volontà di accelerare sull'approvazione del ddl sicurezza. Intanto, di violenze contro il personale in divisa ha parlato ieri il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, ospite di Dritto e Rovescio su Rete 4: «La preoccupazione deve essere uno dei principali fondamenti del lavoro che faccio. Devo dire che si fonda non solo su questa tragedia del giovane Ramy, ma anche su tutte le altre rivendicazioni che avevano preceduto le manifestazioni di piazza degli scorsi mesi, dove al variare delle motivazioni si era registrata comunque una tendenza dei manifestanti a essere molto aggressivi nei confronti delle forze di polizia. È un elemento di preoccupazione». Piantedosi si è soffermato anche sull'ipotesi di una nuova normativa per tutelare il personale di pubblica sicurezza negli accertamenti giudiziari che riguardano iniziative in servizio: «Nessuno pensa a un'impunità». Ma «si discute se è possibile offrire garanzie di partecipazione a un processo senza necessariamente passare da indagato». Intanto, ieri sera la trasmissione Dritto e rovescio di Rete4 ha mostrato un video inedito registrato dalla bodycam di uno dei carabinieri coinvolti che fornisce nuovi elementi utili all'accertamento dei fatti riguardo la morte di Ramy. Nelle immagini, un carabiniere cerca di rianimare con un massaggio cardiaco Ramy, mentre un altro si occupa di Fares Bouzidi, 22 anni, invitandolo a restare calmo. Fares in ambulanza risponde agli operatori del 118, dicendo che «i carabinieri mi hanno fatto cadere». Alla domanda «Perché non ti sei fermato?», risponde: «Non avevo la patente».
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