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Enrico Paoli: Schlein se ne lava le mani e ferma il Salva Milano, è rischio caos
06-03-2025, 08:44
Il cosiddetto Salva Milano, il decreto sull'urbanistica all'esame del Senato, è morto e il Pd non sta tanto bene. Anzi, il partito guidato da Elly Schlein è «molto preoccupato» per quanto sta avvenendo nel capoluogo lombardo, dove la Guardia di finanza ha arrestato un ex dirigente comunale e un assessore in carica compare nelle carte processuali, al punto da indurre la segretaria a sbattere la porta: «È evidente che non ci sono le condizioni per andare avanti sul ddl Salva Milano». Una fibrillazione, quella del Pd, figlia di una logica perversa quanto surreale. Il centrosinistra, nello specifico i dem, si ritrovano a doversi misurare con le toghe, considerate sino a ieri il più forte alleato contro la maggioranza di centrodestra, pur avendo sempre chiesto alla coalizione che regge il governo Meloni il varo di una legge che fermasse le inchieste e facesse ripartire i cantieri, il cosiddetto Salva Milano. Ora che le toghe toccano il Pd e tirano in ballo l'amministrazione comunale di Milano tutto salta. Una nemesi storica unica nel suo genere, dove chi ha creato il problema adesso scappa, lasciando tutti con il cerino in mano. E l'unicità di questa vendetta della storia non sta solo nell'evidente corto circuito Pd-magistrati, quanto nella clamorosa rissa interna ai dem che ha portato da una parte la giunta comunale sull'orlo del burrone e dall'altra ha costretto i dem a contarsi, fra piddini pro toghe e pro costruttori milanesi, tanto che Senato il Ddl era già in bilico, per colpa dei dem. Come vecchi partigiani, cantando bella, Ciao. Solo che alla fine il “Ciao, bella” riguarda il provvedimento sull'urbanistica, per il quale nessuno schiaccerà il pulsante al Senato per farlo passare, dem compresi. Game over, insomma. «Con la scelta fatta dal Comune di Milano («ritiriamo il mostro sostegno al disegno di legge sull'urbanistica»), cambia tutto. Il provvedimento serviva a risolvere le magagne create da Pd, ora che la giunta Sala di tira indietro il Senato dovrebbe approvarlo? Mi pare ovvio che la pratica sia chiusa». Dal canto suo il relatore del provvedimento, il senatore di Forza Italia, Roberto Rosso, spiega che «ci saranno nuove riunioni la prossima settimana, di commissioni e maggioranza, per valutare se e in che modo proseguire l'iter del Salva Milano». Secondo Rosso il fatto che il Comune abbia tolto l'appoggio «è un fatto politico». Nell'ordinanza di custodia cautelare per l'ex dirigente del Comune si fa riferimento a intercettazioni in cui figurano i nomi di Tommaso Foti, ex capogruppo Fdi alla Camera e attuale ministro per gli Affari europei e il Pnrr, e di Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati. «Non c'è nulla da nascondere, né nulla da svelare. Non servivano intercettazioni», dice Lupi, «per capire che i gruppi parlamentari, per affrontare questioni complesse, si confrontano con associazioni di categoria, esperti, professionisti e imprenditori e cittadini. Il Parlamento non scrive leggi sotto dettatura». «Il segretario del Pd, invece di chiedere scusa per una figuraccia epocale, attacca il centrodestra («le rilevazioni contenute nelle carte riguardano esponenti del centro-destra», sibila la Schlein, ndr), questa è la coerenza del Pd», afferma Marco Osnato, deputato milanese di Fdi, «sono sicuro che Fdi potrà far emergere in modo chiaro, magari in una Commissione di inchiesta comunale, la responsabilità politica e amministrativa di questa giunta e del partito di maggioranza che, ricordiamo al segretario Schlein, è quello da lei diretto». Insomma, anche Fdi chiude la partita al Senato, visto che i dem ignorano un particolare: a gestire l'urbanistica, nel capoluogo lombardo, da 14 anni a questa parte è sempre stato il centrosinistra con gli assessori del Pd. Chi canta vittoria, in questo giro di accuse, scaricabarile e altro ancora, sono i Verdi e i 5 Stelle. «Senza la trincea del Movimento in Parlamento, oggi l'Italia sarebbe un Far West edilizio, per effetto di una legge Salva-abusi a Milano che oggi scopriamo essere stata ispirata da funzionari del Comune accusati di corruzione», afferma l'eurodeputato del M5S, Gaetano Pedullà, mentre Giuseppe Conte parla di «legge scempio». «Sala si scusi con la città», chiosa il consigliere comunale dei Verdi, Carlo Monguzzi. Quanto al sindaco Sala si dice «preoccupato». Dargli torto è difficile, visto il quadro d'insieme, ma il problema è in casa sua...
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