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                            Giuseppe Conte si crede Kissinger: "Trump ha perso tempo"
                                
                                29-10-2025, 10:13                            
                                                            Giuseppe Conte si conferma un camaleonte in pochette. Ieri, intervistato al Salone della Giustizia, ha mandato una serie di messaggi alla Schlein, e il primo è che «il campo largo è una formula giornalistica, non ha senso». Ecco il secondo, collegato: «Ci vuole un leader, sulla base di quella che sarà la legge elettorale». Terzo, e si chiude il cerchio: «Il leader? Lo sceglieremo attraverso le primarie o con altri metodi». Se ci sarà una nuova legge elettorale – la modifica del “Rosatellum” è molto probabile – verrà introdotta l’indicazione del candidato premier, e quindi potrebbe esserci una sfida diretta con Elly. Tra «gli altri metodi» – e questo scenario potrebbe riguardare anche le primarie – c’è quello che una parte del Pd per liberarsi della Schlein converga su Conte, una legge del contrappasso dopo che i 5Stelle alle primarie dem hanno aiutato Elly a sconfiggere Bonaccini, che per Giuseppi sarebbe stato più difficile da disarcionare in seguito. Conte, il quale ha l’unico obiettivo di rifare il premier, è interessato alla nuova legge elettorale per un ulteriore aspetto: i collegi maggioritari uninominali, che adesso assegnano il 37% dei seggi in parlamento, verrebbero cancellati. A quel punto il Pd non avrebbe più il modo di cedere posti ai 5Stelle, i quali avrebbero un’altra ragione in meno per stringere l’alleanza. L’ex avvocato del popolo modellerà la strategia a seconda della convenienza. LEZIONI GEOPOLITICA Ieri intanto ha dichiarato quali sarebbero le sue priorità già oggi a Palazzo Chigi: «Se fossi stato presidente del Consiglio» – lo è già stato miracolato sulla via di Volturara Appula – «sarei stato col resto del mondo, 160 Paesi, quasi tutti, che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina», e fa niente se il segretario di Stato americano Marco Rubio ha spiegato che quell’atto simbolico-propagandistico ha rallentato il processo di tregua, perché aveva rinvigorito Hamas. Il Kissinger foggiano poi ha informato: «Se fossi stato premier mi sarei battuto per un totale embargo, avrei chiamato ogni giorno Netanyahu per fermare lo scempio del genocidio e avrei chiamato anche Trump per convincerlo che, senza attendere tutto questo tempo, doveva subito fermare l’orrore. Così si fa», ha sentenziato, «se hai la schiena dritta». [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44752543]] TUTTE LE GIRAVOLTE Se ce l’hai storta invece prima governi con la Lega e l’indomani col Pd, oplà; festeggi per i “decreti sicurezza” e dopo un anno li stracci; voti per inviare armi in Ucraina e poi visto che lo fa anche il Pd ci ripensi; sei contro il doppio mandato ma dato che non potresti ricandidare mezzo partito diventi favorevole; sempre con la schiena dritta Conte di recente ha invocato la «guerra commerciale» contro Trump, per via dei dazi, e sei anni fa da premier – era l’8 ottobre 2019 – aveva dichiarato: «Serve un negoziato che deve tendere a evitare una spirale di guerra commerciale che sarebbe deleteria per tutti». Ah, i 5Stelle hanno cambiato idea pure su chi riceve un avviso di garanzia: basta con l’«onestà», chissenefrega, nessuno deve dimettersi e tutti possono candidarsi. Torniamo a ieri. Conte, appena riconfermato presidente dei 5Stelle dagli iscritti – ha disertato il voto il 42% degli aventi diritto ma stavolta l’astensionismo non conta, si capisce – Giuseppi è stato involontariamente autoironico: «Da noi c’è una particolarità, chiunque si poteva candidare alla presidenza. Che ci sia stato solo io è stato una sorta di riconoscimento che mi onora. La nostra», attenzione, «è una comunità dove c’è un grandissimo confronto democratico. La base è stata investita lo scorso anno di un grande evento di democrazia diretta che è stato Nova», dove magicamente sono stati votati tutti i desiderata del capo, dalla regola del secondo mandato in giù. Poi Conte ha provato col sarcasmo: «Da noi non verrebbe mai in mente a nessuno di mettere il fratello o la sorella a capo del partito o nominare un cognato come ministro. Noi siamo molto democratici». E anche coerenti. Uno, nessuno, Giuseppe Conte.
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