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Il Pd si spacca e a raccontarlo è... il Pd: da ridere
Ieri 01-04-25, 08:50
Non per sparare sulla Croce Rossa, come si usa dire, visto che il Pd è ormai come un'ambulanza di quella che fu la sinistra a vocazione o presunzione riformista, ma trovo imperdibile quello che ha raccontato o fatto capire del Nazareno in una intervista al Foglio il presidente del Copasir ed ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Che Matteo Renzi, ai suoi tempi, aveva arruolato d'ufficio tra i forlaniani, chiamandolo amichevolmente Arnaldo, ma in realtà nella Dc era stato andreottiano. E non si offenderebbe se qualcuno lo chiamasse Giulio. Guerini, in un ufficio dove a suo tempo lavorò il tribunale dell'Inquisizione, ha così raccontato il voto recentemente espresso da solo alla Camera, pur dai banchi del Pd, a favore della mozione di Azione e +Europa per il cosiddetto riarmo europeo: «Se fossimo stati in diversi a votare sarebbe stato un problema». Insomma egli ha votato con “deroga”, giustamente prospettata nella domanda dall'intervistatore, purché fosse solo, convincendo quindi gli amici, e le amiche, a starsene buoni. Cioè a non imitare i dieci eurodeputati su undici del Pd, compreso il presidente del partito Stefano Bonaccini, che precedentemente avevano votato a Strasburgo, sempre per il riarmo, rifiutando l'astensione critica ordinata da Roma personalmente dalla Schlein. E praticata da undici risultati in maggioranza, sia pure strettissima, nella delegazione grazie alla generosità raccontata da Lucia Annunziata. Che avrebbe voluto votare anche lei a favore rinunciandovi per non fare risultare in minoranza la posizione della segretaria. Alla quale pur deve, nonostante le tante preferenze raccolte sul piano personale, per carità, l'iscrizione come indipendente nelle liste del Pd, e quindi la sua elezione all'Europarlamento. Dobbiamo a Lorenzo Arnaldo Giulio Guerini anche il racconto, o la confessione, della cadenza almeno settimanale dei suoi confronti - non so se telefonici o anche fisici chissà dove, al riparo dalla curiosità altrui - con la Schlein. Che ha prestato sempre “attenzione” - ha avuto l'impressione Guerini - alle informazioni e alle opinioni che il suo collega - ancora - di partito le forniva di volta in volta per una certa, maggiore esperienza e dimestichezza con i problemi della politica estera, di difesa e di sicurezza. Guerini, d'altronde, proprio per le sue competenze è l'esponente obbligatoriamente d'opposizione al quale è stata conferita sin dall'inizio della legislatura la presidenza del «Comitato parlamentare- si chiama così- per la sicurezza della Repubblica». Cui neppure i servizi segreti potrebbero o dovrebbero nascondere nulla. Guerini, ripeto, ha ricavato la sensazione, quanto meno, dell'“attenzione” riservatagli dalla segretaria del partito. Che però non sembra essere bastata all'interessata per lasciarsi convincere a correggere, quanto meno, una linea la cui mancanza, contraddittorietà e quant'altro ha fatto avvertire all'ex senatore, ex capogruppo, ex tesoriere e tuttora tra i fondatori del partito Luigi Zanda la necessità di un congresso anticipato e straordinario. Al quale per statuto la segretaria dovrebbe arrivare dimissionaria, anzi sostituita con un segretario di cosiddetta garanzia. Probabilmente non se ne farà nulla e si deciderà fra due anni se fare il congresso, con tutte le sue regole e liturgie, alla scadenza ordinaria o persino posticipata, per lasciare alla segretaria la responsabilità del risultato sempre più incerto, a questo punto, delle elezioni politiche del 2027. Ma, volente o nolente, arroccata o no al Nazareno, perla Schlein e i suoi sostenitori, ma anche avversari, sarà nel Pd congresso continuo. Di quelli che di solito logorano, anche se il buon Andreotti era convinto - con la pratica fattasi guidando sette governi e non ricordo più esattamente quanti ministeri, oltre alla Difesa e agli Esteri, i più noti - che il potere logora chi non lo ha. Alla fine, del resto, logorò anche lui, pur protetto dal laticlavio conferitogli da Francesco Cossiga.
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