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Estero
Il totalitarismo anticristiano e anti-Occidente
Ieri 27-09-25, 09:23
Nella cultura conservatrice Usa che contrasta l’ideologia woke giganteggia il filosofo René Girard. Una sua riflessione interessante si trova in Vedo Satana cadere come la folgore (Adelphi). Per Girard c’è un’influenza profonda che il cristianesimo ha esercitato nel nostro mondo. È stata da lui definita la pietà per vittime: «nessuna società» scrive «si è mai preoccupata delle vittime al pari della nostra» ed è «un fenomeno senza precedenti. Nessuna epoca storica, nessuna società da noi conosciuta ha mai parlato delle vittime nel modo in cui noi lo facciamo». È uno dei pilastri dell’identità dell’Occidente che ha influenzato anche tutte le altre civiltà (molto deriva da lì: dall’invenzione degli ospedali ai diritti umani universali, dalla democrazia al welfare e non solo). Eppure «i nostri storici», osserva Girard, non parlano del «ruolo che il cristianesimo, trattato come se non fosse mai esistito, deve invece avere in un simile mutamento... la vera origine della nostra moderna sollecitudine verso le vittime è chiaramente cristiana. Umanesimo e umanitarismo sono nati in terra cristiana». Deriva da lì anche un altro connotato tipicamente cristiano/occidentale: la riflessione autocritica. Ad esempio, «per dimostrare a noi stessi di non essere né etnocentrici, né trionfalisti, inveiamo contro l’autocompiacimento borghese del XIX secolo, mettiamo in ridicolo le scempiaggini del “progresso”, e così facendo cadiamo nella scempiaggine inversa, quella di accusarci di essere la più disumana di tutte le società. Le democrazie moderne possono invece presentare a loro difesa un insieme di realizzazioni talmente uniche nella storia umana da suscitare l’invidia dell’intero pianeta». Di fatto «la preoccupazione per le vittime» portata dal cristianesimo «nel corso dei secoli ha creato una società che non è comparabile a nessun’altra, e questa tendenza ha oggi unificato il mondo». È «la prima cultura veramente planetaria» ed «è questo principio a governare nascostamente da secoli l’evoluzione del nostro mondo». Ma adesso in quella nostra originaria disponibilità all’autocritica si è inserita un’ideologia ostile che vuole la colpevolizzazione esclusiva e totale del cristianesimo e dell’Occidente. È un tribunale della storia utile ai nemici del cristianesimo e dell’Occidente. Così, mentre questa epoca si allontanava sempre più dal cristianesimo, «la preoccupazione moderna per le vittime è diventata la paradossale posta in gioco di rivalità mimetiche contrapposte... Le vittime più degne di attenzione per noi non sono, infatti, quelle intese nel senso più generale, bensì quelle che ci permettono di condannare i nostri vicini». Allora si «trasforma la preoccupazione per le vittime in un’ingiunzione totalitaria, in un’inquisizione permanente». In un mondo oggi «massicciamente anticristiano, almeno nelle sue élites» questa «preoccupazione per le vittime» assume «forme spesso aberranti». Infatti non è il cristianesimo «a trarre profitto dal trionfo per la pietà delle vittime, bensì quello che bisogna definire come il nuovo totalitarismo... che, anziché opporsi apertamente alle aspirazioni giudaico-cristiane, le rivendica come proprie e contesta l’autenticità della preoccupazione cristiana per le vittime... Il movimento anticristiano più forte è quello che fa sua e “radicalizza” la preoccupazione verso le vittime per paganizzarla... Il nuovo totalitarismo si presenta come liberatore dell’umanità. Per usurpare il posto di Cristo». È un’ideologia anticristiana e anti-Occidente.
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