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Cultura e Spettacolo
Ornella Vanoni, una diva senza fine: il rapporto mai interrotto con Gino Paoli
Oggi 23-11-25, 10:19
Una vita meritevole di diventare un libro. E chissà -come aveva detto lei stessa - un giorno, presto o tardi, anche un film o una serie. Di e con Ornella Vanoni, sublimata nell’attrice che avrà la ventura di doverne interpretare i mille volti, le mille vite e le mille stagioni che l’hanno portata baldanzosa e tagliente a scherzare con la sua stessa morte davanti alle telecamere, per l’ultima volta, lo scorso 2 novembre, sua presenza conclusiva a Che tempo che fa! dove la cantante si è presentata davanti a Fabio Fazio con un funereo cuscino di fiori. Del resto il suo refrain, di questi tempi, da almeno un paio di stagioni, era proprio «non arrivo a Natale» che se non scappasse una lacrima ora, sarebbe solo da riderci sopra, proprio con l’umore nero ma tutt’altro che funebre che l’ultima Ornella ci aveva insegnato ad amare di lei. Uno dei tanti volti di una artista e di una donna realmente infinita che si fa sinceramente fatica a pensare morta. Ce lo devono ricordare gli strilli delle agenzie che rilanciano notizie sulla camera ardente oggi e domani al Piccolo Teatro, dove tutto era cominciato. E sui funerali che saranno celebrati domani pomeriggio alle 15 nella chiesa di San Marco a Brera, dove la Vanoni viveva. E proprio in quell’elegantissimo appartamento è nata la sua autobiografia, uscita nello scorso mese di maggio per La Nave di Teseo. Vincente o perdente è il titolo del libro scritto a quattro mani con Pacifico, cantautore ma anche penna sopraffina che, prima delle pagine scritte, ha condiviso con Ornella anche il palco di Sanremo, nel 2018, cantando in trio con Bungaro, la bellissima Bisogna imparare ad amarsi. Quello che Ornella ha considerato per tutta la vita come un vero imperativo categorico. Una vita «piena di occhi, di facce», fatta di incontri e fragilità. L’immagine è quella di una donna che procede «su tacchi altissimi», vestita da grandi stilisti che continuerà a scintillare, come l’abito di Dior, già scelto per l’ultimo viaggio. IMMAGINE Uno stile, quello della Vanoni, che si forgia nell’infanzia milanese, non facile, a partire dal rapporto intimo, doloroso, con i genitori: un padre «in mille pezzi dentro il cappotto», minato dalla depressione; una madre elegante, attenta all’immagine, impegnata a levigare ogni imperfezione, anche nel corpo della figlia adolescente alla quale viene impartita un’educazione sentimentale complessa, che in qualche modo è la genesi inevitabile delle tante contraddizioni - che a loro volta diventeranno marchio di fabbrica dell’artista e della donna emblematica- e caratterizzeranno tutta la sua vita di quella ragazza delicata che era ancora solo Ornella, ben lontana dall’idea di diventare, un giorno, la Vanoni. Bagliore che intravide per primo Giorgio Strehler che nel suo Piccolo Teatro la battezzerà artisticamente e non solo, iniziando a trasformare Ornella nell’eclettica Vanoni. L’amore con il regista pigmalione, per quanto intenso e totalizzante, lascia poi spazio all’amore che ancora si lascia cantare grazie a capolavori come Senza fine, Domani è un altro giorno, fino alla più recente Ti lascio una canzone. Rapporto sentimentale che, però, fu all’origine di un altro capitolo di passione e tormento. Non meno del suo unico matrimonio col produttore teatrale Lucio Ardenzi, da cui, nel 1962, nacque l’unico figlio, Cristiano, lasciato crescere dai nonni. Il più grande rimpianto dell’interprete che non è riuscita ad essere veramente mamma. Ma d’altra parte quelli erano gli anni delle “canzoni della mala” (ben poco affini alla maternità) che poi lasceranno spazio agli incontri coi grandi cantautori italiani, da Paoli (quello con cui ha legato di più e con cui ha avuto un rapporto non solo artistico) a Tenco, da De André a Baglioni e Dalla. Come pure prodigioso è stato il sodalizio con altri giganti della musica internazionale, Toquinho e Vinicius de Moraes assieme ai quali nel 1976 registrò l’album La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria, un capolavoro di bossa nova che segnò la sua maturità artistica ma non le impedì, anzi la rinfrancò nel dialogo coi protagonisti della musica italiana, portandola a frequentare anche i più giovani. È così che negli ultimi due anni Ornella è arrivata a fraternizzare con Mahmood, al quale ha affidato il brano che somiglia così tanto a un testamento gioioso, sulle note della sua vecchia canzone Sant’Allegria. Visualizza questo post su Instagram Un post condiviso da Gino Paoli Official (@ginopaoliofficial)
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