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Petrarca, la vita meno conosciuta e piena di ombre
Oggi 06-10-25, 12:54
Sulla vita di Francesco Petrarca esiste un testo fondamentale scritto da Ernest Hatch Wilkins del 1961, Life of Petrarch. È una ricerca dalla quale emerge tutta l'ammirazione del filologo e italianista statunitense per il cantore di Laura. Questa biografia si basa su testimonianze dirette, lettere, carte e note scritte da Petrarca sui margini delle pagine dei suoi libri. Una ricostruzione biografica devota al racconto che lo scrittore aretino ha voluto fornire di sé. Un'autobiografia ideale destinata a lasciare di sé un'immagine esemplare. Con un altrettanto finissimo lavoro filologico, Luca Marcozzi, professore ordinario di Letteratura italiana all'Università degli Studi di Roma Tre, con alle spalle anni di ricerche e studi su Dante, Petrarca e il Rinascimento, ha portato alle stampe non una risposta e nemmeno una replica al libro di Wilkins, ma l'altra faccia del fondatore della lirica italiana. Il volto non segreto, ma edulcorato dall'autore del Canzoniere. Con Petrarca. La vita e il mondo, (Carocci, pp. 577, € 52), Marcozzi entra nel vivo del labirinto ordito dal padre dell'umanesimo, facendo sorgere contraddizioni e ombre su numerose circostanze della sua vita. Una ricostruzione scrupolosa che mette in luce alcune discordanze di date e alterazioni di snodi cruciali della sua esistenza: il primo soggiorno napoletano, la cerimonia della laurea, il dissidio con i Colonna, la scelta di risiedere a Milano, la malsicura data di nascita nell'estate del 1304 e le sue poco coerenti dichiarazioni di essere nato ad Arezzo in esilio, dove suo padre era fuggito. L'immagine fornita da Petrarca sia nelle Senili che nella Posteritate, mira retoricamente a rappresentarsi come peregrinus ibique, cosa ben diversa dal destino di exilus immeritus di Dante. L'esilio vero del padre viene «proiettato da Petrarca sudi sé oltre la verosimiglianza». Il poeta delle Familiari vive uno stato diverso rispetto a quello dei letterati e intellettuali laici della generazione di Dante, perché stanno declinando i Comuni e nascendo le Signorie, ovvero i nuovi potentati. È un mondo in trasformazione e le condizioni pubbliche e politiche dell'Italia del secondo quarto del Trecento sono mutate. Petrarca potrà scegliere la sua patria secondo le migliori condizioni offerte dai nuovi Signori. Anche nella poesia cercherà di trasmettere il ritratto di un esule “speculare” a quello di Dante. Ma mentre il fiorentino aspira a rientrare a Firenze come un vero esule, l'aretino anela allegoricamente e da finto esule, alla patria celeste. Petrarca esprime il desiderio di apparire secondo un progetto letterario e morale vicino al modello agostiniano. Come precisa Marcozzi in questo ricco e curatissimo volume, è pressoché inevitabile affidare la rievocazione della vita e opera di Petrarca ai suoi testi, senza dimenticare una certa ambiguità autobiografica e forse una seconda verità.
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