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Politica
Romano Prodi benedice i dissidenti anti Schlein e sotterra il campo largo
Oggi 26-10-25, 04:14
«Siamo preoccupati per il Pd», dice Lia Quartapelle, aprendo l’appuntamento dei riformisti dem a Milano. Convintamente nel Pd, leali a chi guida. Però. E da quel “però” si apre un mondo. Si apre la prima, vera, critica alla linea attuale. «Il Pd», dice ancora Quartapelle, «sta perdendo l’ambizione di risolvere i problemi reali delle persone, si fa la diagnosi, ma manca il coraggio di dire come si risolvono i problemi». Si partecipa alle mobilitazioni, ma poi «noi cosa proponiamo?». E ancora: «Le elezioni si vincono anche convincendo le persone che non stanno già con noi». Fino al colpo finale: «Se si va avanti così, io ho paura che il centrodestra rivinca». Il clima, al Teatro Parenti, è di quelli che, dopo una lunga apnea, finalmente respirano. Una specie di rito collettivo in cui, finalmente, si dice liberamente quello che, da tre anni, non si è potuto dire. Qualche esempio. Quartapelle: «Noi siamo testardamente unitari, ma non la con formuletta dell’alleanza con Avs e M5S, siamo testardamente unitari con chi vuole un’Europa forte e unita, un’Italia della crescita e dello sviluppo», «il Pd deve superare i limiti di un campo largo troppo spesso angusto e stretto». Oppure Lorenzo Guerini: «Unire le opposizioni», dice, «è un passo necessario, ma non sufficiente. Bisogna creare una credibile alternativa di governo». E dunque «nessuna ambiguità sull’Ucraina», dice Guerini. «È distonico chi non è nel solco del partito del Socialismo europeo, non chi vota in un certo modo». E ancora: «Immaginare che alle prossime elezioni politiche si vinca semplicemente sull’astensione e mobilitando i tuoi è sbagliato. E «se la radicalità è stare con le curve ed escludere tutto il resto dello stadio, non facciamo un buon servizio». Si parla di produttività, di salari, di welfare. Tra gli ospiti c’è Daniela Fumarola, segretaria della Cisl, sindacato che il Pd ha ignorato. Giorgio Gori: «La percezione è che un sacco di gente fuori di qui ritiene che il centrosinistra non sia un’alternativa credibile». E la soluzione non è «esternalizzare il riformismo», ma farlo dentro il Pd. Pina Picierno chiede «chiarezza anche dentro il Pd». E luoghi dove farla. Compreso il congresso: «I congressi si fanno per questo, per discutere della linea politica. Non abbiamo paura di discutere e di confrontarci su cosa deve essere il Pd». Tradotto: si faccia al più presto. Romano Prodi benedice tramite Sandra Zampa, sua storica portavoce ed ex parlamentare, che riferisce il messaggio dell’ultimo premier di centrosinistra che ha vinto le elezioni. Walter Verini, che fu braccio destro di Walter Veltroni, avverte: «Non vorrei che queste alleanze testardamente unitarie, se non sono fondate su una condivisione reale, rischiano di essere una copia dell’Unione». Alla fine lo dice bene Graziano Delrio: «Vogliamo rompere il silenzio, dire la verità a noi stessi: siamo qui perché abbiamo vissuto un disagio. C’è un silenzio colpevole, quello di assecondare una deriva in cui i problemi non esistono», mentre «i riformisti guardano alla realtà e provano con fatica a rispondere». Fa qualche esempio: «Se noi abbiamo in Europa un lupo alle porte di casa, io che sono pacifista dico che i missili li mettiamo. Torniamo a prendere parola» perché questo «non riduce lo spazio del Pd, ma lo allarga. Mi hanno detto: ma ci sono le Regionali. Ma noi da qui diamo una mano a Fico, a Decaro. Non bisogna confondere la fedeltà con l’unanimismo». Ed è solo il primo appuntamento. Altri ne seguiranno. La pax del silenzio è finita.
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