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Estero
Russia ed Europa: esercito e non solo, ecco chi è più forte
Oggi 14-12-25, 18:47
La frattura tra Stati Uniti e Unione Europea ha rilanciato l’ipotesi di un futuro conflitto fra le nazioni europee e la Russia senza che gli Usa intervengano. Un metro dei rapporti di forza fra la Russia e una cosiddetta “Euro-Nato”, ossia la porzione europea dell’Alleanza, può essere dato dal raffronto tra gli arsenali, sebbene siano da mettere in conto mutamenti nei prossimi 4-5 anni. Sulla carta, anche senza l’apporto statunitense, i numeri complessivi pendono dalla parte dell’Ue, con l’eccezione degli armamenti nucleari, dato che la preponderanza dell’arsenale russo su quello anglo-francese s’aggira su 10 a 1. La Russia ha 4.300 testate nucleari, mentre Gran Bretagna e Francia, uniche potenze atomiche dell’Europa Occidentale, ne contano, rispettivamente, 225 e 290. Fuori gioco sarebbero le armi nucleari statunitensi schierate in Europa e affidate in “nuclear sharing” alle aviazioni di vari Paesi, poiché l’ipotesi parte dal disimpegno americano. La variante nucleare, tuttavia, resterebbe marginale, a meno che i russi non volessero impiegare testate tattiche per fare da apripista a un’invasione terrestre, minacciando, per scoraggiare una ritorsione nucleare europea, la totale distruzione dei territori di Francia e Gran Bretagna, per cui i russi hanno mezzi sufficienti, mentre gli anglo-francesi potrebbero atomizzare solo una parte minoritaria della colossale Russia, estesa 28 volte la Francia. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45385897]] L’Europa è numericamente superiore alla Russia, in termini di uomini operativi, due milioni contro uno. Mosca ha però un maggior margine di mobilitazione, in proporzione alla popolazione, poiché quasi parifica, con 2 milioni a 2,3 il bacino di riservisti già addestrati nei Paesi europei. A livello di demografia, parliamo di 500 milioni di europei Nato contro 144 milioni di russi, perciò la minor quantità di riservisti nei Paesi occidentali, in proporzione alla demografia, è dovuta al fatto che l’Occidente da vent’anni ha sospeso il servizio di leva, a differenza di Mosca. Sul “materiale umano” va aggiunto che i russi, a differenza degli europei occidentali, sono abituati, fra Cecenia, Georgia e Ucraina, a operazioni di combattimento più intense e prolungate delle “operazioni umanitarie”. E anche con meno scrupoli, e dunque limiti, nello stile della guerra come è sempre stata nei secoli. Abitudine, ai disagi e alla cruenza, che può dare più margine alla tenuta psicologica dei combattenti nelle situazioni peggiori e, nelle retrovie, all’attitudine della popolazione a sopportare maggiori sacrifici. Finché l’esercito del Cremlino è impegnato in Ucraina, è assurdo pensare che possa attaccare l’Europa. Nell’ipotesi che fra pochi anni esso si schieri nuovamente in senso offensivo, ammesso che sia interesse di Mosca attaccare per prima, potrebbe far valere una sostanziale parità nei carri armati veri e propri, i “carri da battaglia”, circa 6.400 russi contro 6.800 europei. Ma la Russia potrebbe aumentarne il numero più rapidamente degli europei. In tre anni e mezzo di guerra le grandi fabbriche russe di carri, su tutte la Ural Vagon Zavod di Nizhny Tagil, negli Urali, e in generale di armi, hanno potenziato il ritmo produttivo per far fronte alle perdite al fronte. Potrebbero quindi costruire un numero superiore di nuovi carri rispetto alle industrie europee, che impiegherebbero più tempo per adeguarsi a ritmi bellici. L’Armata Russa, inoltre, dispone già di più cannoni e obici, sia come affusti trainati, sia semoventi, oltre che di lanciarazzi pesanti campali. La Euro-Nato soverchia però di 3 a 1 l’esercito russo nei veicoli corazzati da fanteria, cioè i veicoli per trasportare e appoggiare i soldati sul campo. Significa che i russi avrebbero minore mobilità protetta per la fanteria. Tuttavia avendo più carri e artiglieria, senza contare una superiore produzione di munizioni, e l’appoggio dell’aviazione, potrebbero avanzare dopo pesanti bombardamenti delle prime linee per sfondare le difese con una massa d’urto e di fuoco. Se le truppe russe irrompessero in Polonia, ad esempio, potrebbero avanzare di qualche centinaio di chilometri, ma è difficile prevedere fino a dove. Durante la Guerra Fredda s’ipotizzava che le colonne corazzate sovietiche potessero avanzare fino a ostacoli naturali come le Alpi e i Pirenei, lasciando vaste regioni costiere in mano alla Nato, che avrebbe potuto ricevere rifornimenti via mare. Oggi, forse, potrebbero arrivare al Reno, ma molto dipenderebbe dai vari Stati europei, molti dei quali potrebbero preferire accordi e “paci separate” con Mosca se l’alternativa fosse davvero l’invasione del proprio territorio. D’altro canto è anche vero che per i russi sarebbe un enorme problema occupare Paesi molto popolosi. Dovrebbero sprecare troppi soldati per sorvegliare le popolazioni soggiogate. Ciò rende improbabile che lo zar pensi davvero di voler spingere le proprie armate più a Ovest della Polonia. Le flotte combinate dell’Europa Occidentale soverchiano la flotta russa di superficie, ma c’è all’incirca parità nei sottomarini. Il Baltico è ormai un “lago” della Nato e gli stretti di Danimarca possono essere facilmente bloccati con sbarramenti di mine e navi, mentre dall’Oceano Artico la Flotta Russa del Nord dovrebbe passare molto vicino alle basi di navi e aerei di Norvegia e Gran Bretagna. Quindi l’Euro-Nato può resistere bene ai tentativi russi di inviare unità navali in pieno Atlantico, sebbene vari sottomarini possano riuscire a sgusciare per poi minacciare il traffico navale che porta risorse al nemico. In linea generale, comunque, il disporre di coste libere e aperte ai flussi logistici e commerciali esterni, costituisce un innegabile vantaggio europeo rispetto a una Russia dal punto di vista marittimo più chiusa nei suoi recessi dell’Artico. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45390876]]
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