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Stefano Bandecchi: "Mi candido in Campania, un messaggio alla destra"
Oggi 11-09-25, 07:25
“La mia candidatura a presidente della Campania per Dimensione Bandecchi è un messaggio al centrodestra”. Avrebbe voluto essere lei in candidato del centrodestra per la Regione? “Io non voglio padroni. Le uniche buste paga che ho avuto in vita mia sono quelle che mi sono firmato io. Però, se fossi un leader del centrodestra, chiamerei Bandecchi e gli chiederei di allearsi. Non capisco perché non lo facciano; sarebbe la cosa più intelligente…”. Non sarà mica per i suoi modi un po’ bruschi? “Io per natura potrei ritrovarmi nel centrodestra. Ci vorrebbe coraggio… Sono brusco sono con chi non ha voglia di fare nulla. Con le persone con cui lavoro, con i miei dipendenti, con gli altri imprenditori, non ho mai litigato”. Pensa che qualcuno la tema? “No, però tutti quelli che hanno avuto a che fare con me, sanno che io non mi acquieto, come altre che invece parlano tanto ma poi…”. Lei si è già alleato con il centrodestra: non è rimasto soddisfatto? “Sì, in Liguria, Umbria ed Emilia Romagna; però devo dire che mi sono state fatte delle promesse poi non mantenute”. Forse perché il suo partito, Alternativa Popolare, non ha sfondato, tant’è che in Campania gli ha cambiato nome? “Il nome l’ho cambiato perché sta cominciando a starmi stretto il Partito Popolare Europeo; l’assonanza inizia a darmi noia”. Quanto al consenso? “Non ho fretta; tanto non mollo, sono resiliente. Mi ispiro a Giorgia Meloni: anche lei all’inizio non aveva un consenso basso”. Stefano Bandecchi non vuol smorzare i toni. E’ convinto che “la gente è incazzata, perché non c’è nulla in Italia oggi che sia meglio di trent’anni fa”. Ed è convinto che prima o poi prenderà i voti anche così, “come a Terni, la città di cui sono sindaco, dove prima governava la sinistra e dove, se si rivotasse oggi, prenderei il 55%. Perché contano i fatti e io il mio Comune l’ho cambiato”. Una Regione dove non si risiede però è cosa diversa dalla città dove si vive. La Campania poi è una realtà particolare: gli elettori vogliono il reddito di cittadinanza, che Roberto Fico ha subito promesso. “Nel 1861, ai tempi dell’Unità d’Italia, ” mi interrompe il candidato governatore, “la Campania era tre volte più ricca ed evoluta del resto della nazione e quelli che lo Stato chiamava briganti in realtà erano soldati che combattevano per la loro libertà. Oggi, le aziende campane sono le uniche in grado di competere con quelle cinese. Io non credo che i campani vogliano essere mantenuti”. Però la candidatura di Fico e il discorso fatto da Giuseppe Conte nel presentarlo la smentiscono, Bandecchi… “Fico spera che i campani vogliano il reddito di cittadinanza, ma non è così; tant’è che il governatore uscente, Vincenzo De Luca, che conosce bene la sua gente, lo critica tutti i giorni, quasi volesse umiliarlo”. Le piace De Luca? “Non mi dispiace. Mi meraviglio che stia nel Pd”. Perché, ci sta? “Sta perfino imponendo il figlio, Piero, come segretario regionale del partito”. Ma quella è una logica di potere… “Però sta facendo la figura del peracottaro. Parlano tanto di democrazia e poi passano il potere per linea ereditaria”. E a lei danno del fascista… “Ma io fascista non sono. Il mio maestro è Silvio Berlusconi”. E che cosa è allora? “Sono un liberale; di quelli che c’erano ai tempi di Giovanni Giolitti e Francesco Crispi, l’Italia capitalista. Il guaio di questa nazione è che non c’è nessun liberale, sono tutti un po’ socialisti e hanno fatto ricchi i comunisti e la destra”. Come riferimenti mi va un po’ troppo indietro nel tempo, rischia di apparire di un’altra era, o quantomeno fuori moda. Anche sul liberalismo di Crispi e l’essere di destra di Giolitti qualche storico avrebbe da ridire… “Allora le dico Bettino Craxi”. Ma se mi ha appena detto che il problema dell’Italia sono i socialisti… “Lui era oltre. Era la perfezione, infatti è morto in esilio”. Elly Schlein le piace, è riuscita a unire tutto il centrosinistra? “L’operazione politica è stata geniale. L’uomo scelto in Campania è stato un compromesso troppo al ribasso. Fico non ha mai lavorato. Quanto al campo largo, può servire per vincere ma poi non dura. Lo si vede proprio nelle Regioni: la mia Umbria è paralizzata, non vanno d’accordo su nulla. La sinistra è una contraddizione vivente. Come si fa a fare delle battaglie per i gay un proprio caposaldo e poi schierarsi con Hamas, che i gay li perseguita?”. Diciamo che è bandecchiano: ma cosa significa? “Significa che sono incavolato e che sono capace di far funzionare le cose meglio degli altri. Lo chieda ai miei concittadini: ho rifatto le strade spendendo 45mila euro a chilometro, quando prima se ne spendevano 200mila; con duecento milioni costruirò un ospedale per il quale la Regione ne aveva previsti 500; ho risparmiato due milioni su tre per fare una rotonda che aspettavano da anni. Sono anche presidente della Provincia, grazie al voto dei sindaci di centrodestra e di sinistra. Qualcosa vorrà dire”. Torna a dire, ha un problema di consenso… “Ho tre miliardi di patrimonio personale. Di fame non muoio, ho tempo per costruirmelo. E poi, chi ha consenso oggi, con la maggioranza degli italiani che non va a votare? E’ davvero così necessario il consenso? Benito Mussolini è diventato presidente del Consiglio con il 7%. In un modo o nell’altro prenderò il potere. Ho visto un sondaggio secondo cui il 33% degli italiani sotto i 55 anni non disdegnerebbe una dittatura” Ma allora cerca guai. Con queste frasi, chi può allearsi con lei? “Sono paradossi, ma mi creda: è più facile spararmi che fermarmi”. Non penso che nessuno voglia spararle… “Beh, però verrò processato settantasei volte sempre per la stessa cosa, malgrado che sul fatto ci siano già sentenze che mi hanno dichiarato innocente”. Chi sospetta di lei? “Il fisco. Non si capacita che io sia bravo a fare i soldi. Prima dicono che ho appoggi con la mafia, poi che riciclo denaro, infine che evado”. Si sente intimidito dalla magistratura? “No, perché i giudici poi mi assolvono. E allora poi mi chiedo: perché mi riprocessano. Ho diciotto aziende, 2.250 dipendenti e pago quattro milioni e mezzo di tasse al mese. Andrei osannato, non processato”. Beh, almeno sulla riforma della magistratura va d’accordo con il centrodestra… “No, perché è troppo morbida. Dovremmo ritornare all’immunità parlamentare: la politica dev’essere sopra a tutto”.
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