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Politica
Tajani, "se vogliono...": le parole su Pier Silvio e Marina, cala il gelo
Oggi 19-12-25, 20:16
"Se qualcuno della famiglia Berlusconi vuole candidarsi, se qualcuno vuole impegnarsi in politica, benissimo. Io nella vita ho avuto tutto, non sono attaccato alla poltrona". Antonio Tajani lo dice con tono pacato, non polemico, ripetendo più volte di essere aperto "al confronto, alla discussione", non ai ruoli. E però, quando lo dice, al Tempio di Adriano, dove si svolge la presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa, Finimondo, edito da Mondadori, cala il gelo. Perché il sottotesto del leader di Forza Italia è: cari Pier Silvio e Marina, anziché lanciare attacchi verbali al sottoscritto, chiedendo rinnovamento o magari strizzando l’occhio a possibili nuovi volti (Roberto Occhiuto), impegnatevi direttamente, misuratevi sui voti. E poi vediamo. Tajani difende la sua storia, la passione per gli ideali rappresentati da Forza Italia, il lavoro fatto dopo la morte del fondatore, Silvio Berlusconi. "Mi sento gratificato per le mie battaglie politiche, più che per gli incarichi". Tra le righe, però, si sente che è punto sul vivo: "Se mi vogliono come guida, bene, sennò, se c'è il signor Francesco più bravo di me, benissimo. Si faccia avanti". Massimo Franco, firma del Corriere della Sera, lo interrompe e, alludendo a Occhiuto o forse a Pier Silvio: "Scusi Tajani, il signor Francesco chi è?". Tajani non sorride e chiarisce: "Se qualcuno della famiglia Berlusconi si vuole candidare ben venga. Mi interessa che vincano le idee per cui mi batto a quando avevo 12 anni: se un componente della famiglia Berlusconi ne è il miglior interprete, benissimo. L’importante è che ci sia un confronto, io sono favorevolissimo, solocosì escono le facce nuove". Rivendica, poi, i risultati raggiunti da FI: la crescita del tesseramento, l’aumento di consiglieri comunali e regionali. "La crescita è costante perché abbiamo aperto il partito e lo abbiamo fatto contendibile". [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45369712]] L’altro ospite della presentazione è Carlo Calenda. E qui la notizia arriva parlando di legge elettorale. Vespa gli chiede come prevede che la maggioranza la cambierà. "Io penso che si farà una legge con un premio di coalizione per arrivare al 55%, su base proporzionale e con l’indicazione del capo della coalizione vediamo se su programma o scheda, con soglia di sbarramento che è quella attuale. Ma il rischio che noi corriamo", aggiunge, "è che a un certo punto si arrivi a una difficoltà maggiore con la Russia e che certi partiti blocchino l’europeismo di un governo. Il proporzionale puro garantirebbe la possibilità di costruire maggioranze su questioni determinanti, come la difesa europea". Paradossalmente, però, al Tempio di Adriano i punti di disaccordo tra Tajani e Calenda sono più numerosi di quelli comuni. Il ministro degli Esteri difende la decisione presa nel Consiglio europeo di non utilizzare gli asset russi, come aveva spinto il governo italiano. Per Tajani è una "scelta europeista, di buon senso. Se fosse mancata base giuridica cosa sarebbe successo?". Per Calenda, invece, sarebbe stato molto meglio utilizzare gli asset. E avverte: "Vedo un affievolirsi del sostegno all’Ucraina". Sulla legge di bilancio e i contrasti che si sono consumati nella maggioranza, Tajani minimiza. "Sono ottimista, la manovra si approverà nei tempi previsti. E’ fisiologico. Il centrodestra è formato da tre forze diverse, normale ci sia un confronto".Calenda tende la mano: "Io e Tajani su questi argomenti la pensiamo allo stesso modo. Credo che Tajani la pensi anche come Gentiloni. Dopo di che i convitati di pietra qui sono la Lega e il M5s. Due partiti pro-putinisti. La storia dividerà europeisti da non europeisti. Spero che Meloni stia dalla parte degli europeisti". Ma Tajani si sottrae: "E’ chiaro che sulla politica estera io mi auguro ci possano essere maggioranze ampie…". Ma solo su quella. Sul resto, gli schieramenti sono diversi ed è bene rimangano distinti.
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