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Terranova: inquisizione sinistra contro Concia e Terragni
24-01-2025, 10:21
Occorre che si capisca una cosa: c'è una parrocchietta, a sinistra, che stabilisce quanto sei di sinistra e quanto sei femminista. Parli con la destra? Fatwa. Critichi il gender? Fatwa. Pensi che è meglio dire donna che “persona con utero”? Sei una feminazi. Ora, che tutto ciò si stia scatenando in queste ore e in questi giorni, è circostanza di grande interesse perché dimostra due cose incontrovertibili: che le femministe old style si sono rotte le scatole di vedersi rappresentate dall'escludente verbo transgender e che quando da destra si accusava il wokismo di intolleranza non era cultura del piagnisteo ma pura verità. Veniamo ai fatti. La nomina di Marina Terragni, femminista che è contro la gpa dunque odiatissima dalla fetta più intollerante del mondo Lgbtq+ e dal femminismo dell'asterisco, non ha scatenato solo le polemiche di cui abbiamo già dato conto su Libero. Ieri è partita la raccolta di firme per la sua rimozione dall'incarico (tra i promotori Arcigay, Circolo Mario Mieli, Gaynet). È in corso intanto anche tra le femministe un posizionamento pro e contro monitorato dai bulletti da tastiera pronti a scatenare la gogna contro chi osa manifestare aperture di credito verso la nuova Garante per l'infanzia. L'appello di alcune giornaliste e scrittrici a Marina Terragni affinché attenzionasse il tema dell'alineazione parentale (Pas) a danno di donne vittime di violenza domestica ha fatto scattare il meccanismo. La femminista Franca Ferrari non ha nascosto la sua indignazione per il gioco sporco che si sta facendo a danno di intellettuali che non meritano il fango gratuito via social. «Diteci i nomi – ha scritto su Fb – e querelate». Terragni intanto ci dice che è al lavoro sul tema del disagio adolescenziale, che è urgente e interessa tante famiglie e che vorebbe declinare con l'aiuto di esperti internazionali visto che il problema è comune a tutto l'Occidente. Le polemiche vengono alimentate anche dalla Libreria delle Donne di Milano, un avamposto femminista molto noto e accreditato, che in un post afferma che Terragni con loro non ha nulla a che fare. Diverse donne precisano, nei commenti, che non è così. Si spiega anche che quel post non rappresenta tutta la Libreria delle Donne ma solo alcune della corrente transfemminista. Un'altra nei commenti è più netta e a chi vorrebbe la messa al bando di Marina Terragni dice: «Vi state coprendo di ragnatele e di ridicolo». Il fermento però non porta solo insulti sapientemente pilotati sui social ma anche voglia di confronto: così il 22 e il 23 febbraio a Roma le femministe che vogliono riappropriarsi di un discorso pubblico monopolizzato dai fanatismi si riuniranno al Cinema Farnese per tornare all'antico o alle radici o al femminismo vero, fate voi. L'appello alla mobilitazione (che non contiene asterischi...) è firmato da Alessandra Bocchetti e Franca Chiaromonte, hanno aderito anche Adriana Cavarero e Olivia Guaraldo, autrici del libro Donna si nasce, titolo che dà l'orticaria ai seguaci del credo woke. Insomma è la ribellione delle femministe storiche contro il neofemminismo escludente. A rafforzare questa volontà giunge su MicroMega un pezzo polemico di Monica Lanfranco. Ma che cos'è – si chiede – questa «deriva odiosa» contro Marina Terragni e prima ancora contro Eugenia Roccella, due femministe scelte dalla destra per ruoli decisionali? Pensare – concludue – che potrebbe essere un vantaggio. Altro che scomuniche. Ma nel frattempo la «deriva odiosa» si abbatte anche su Paola Concia, rea di avere espresso i suoi dubbi sulla sinistra in una intervista a Libero. «Ma come ti fai intervistare dalla fanzine meloniana?», questa è una delle cose più carine che Concia è costretta a incassare sui social, mentre c'è chi passa a insulti più pesanti. «È chiaro che questa sta a libro paga». Alla faccia della tolleranza, del buonismo e dell'umanità. Lei replica: «Se Nardella, Malpezzi, Bonafé ecc, giustamente, vanno sempre nella trasmissione di Del Debbio, va bene. Se ci vado io sono serva del “regime”. Questo è stalinismo 5.0”». Morale: donne di sinistra ma contro il pensiero unico? Di questi tempi è come cucirsi da sole una lettera scarlatta addosso.
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