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                                                Estero
                            Trump-Xi, i "peggioristi" rossi sanno solo gufare
                                
                                Oggi 31-10-25, 13:32                            
                                                            In uno degli episodi più riusciti e suggestivi della saga di Batman (The Dark Night, 2008), il fedele e saggio maggiordomo Alfred, magistralmente interpretato da Michael Caine, pronuncia una battuta amara e profonda, di valore quasi filosofico sul peggio della natura umana: «Ci sono uomini che vogliono solo vedere il mondo bruciare». Ovviamente Michael Caine e il personaggio da lui interpretato alludevano alle forze negative, al male nel mondo, al perfido Joker. Scherzando ma non troppo, potremmo dire che gli sceneggiatori di Batman non potevano immaginare- per evidenti ragioni- le attitudini naturalmente orientate al peggio della sinistra italiana, politica e mediatica. No, i nostri non lo fanno per cattiveria, altro che Joker. Lo fanno per un mediocre mix di rosicamento e ossessione (in questo caso, anti-Trump). Eppure la loro inclinazione è esattamente questa: sempre rivolta al peggio, al fuoco e non alla possibilità di spegnerlo, al disastro e non all’eventualità di circoscriverlo. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44784580]] Potremmo chiamarli così: i peggioristi. Nel senso che, nel mazzo delle ipotesi astrattamente possibili, loro puntano sistematicamente sulla peggiore per il puro sfizio (autoconsolatorio) di affermare che Trump è un imbroglione, un palazzinaro, un venditore di tappeti, uno spacciatore di balle. L’abbiamo visto in modo spettacolare in Medio Oriente, con le facce tristi dei nostri progressisti dopo il vertice di Sharm El Sheik (la speranza di pace li aveva ammosciati), e la loro improvvisa vitalità all’inizio di questa settimana, quando la tregua stava invece saltando. Ecco, l’eventuale insuccesso di Trump li aveva momentaneamente galvanizzati: consentendogli di rinfrescare il solito repertorio contro la Bestia Arancione di Washington, contro l’Uomo Nero di Gerusalemme, e le altre caricature di cui hanno bisogno per autoconvincersi di detenere un brandello di ragione. E ieri hanno ricominciato dopo il vertice in Corea del Sud tra Trump e l’autocrate cinese Xi Jinping, i due uomini più potenti della terra. Ora, chiunque abbia un minimo di umiltà non può sapere come sia davvero andata tra quei due. A ben vedere, forse, non lo sanno nemmeno loro, nel senso che saranno le prossime settimane e mesi a farci capire se ci sia stata una minima tessitura positiva, o se si sia solo comprato tempo rispetto a una sfida strategica che pare inevitabile tra Washington e Pechino, come un tempo tra Atene e Sparta. Sulle terre rare, Pechino avrà concesso qualcosa o invece punterà a tenersi ben stretto il vantaggio su cui può contare? E di Taiwan si sarà parlato o i cinesi sono certi- nel medio termine- di finalizzare la loro brutale aggressione? E sull’Ucraina? Come si orienterà Pechino tra il desiderio di tenere l’Occidente impegnato e affaticato su quel fronte e l’opportunità di ritagliarsi un ruolo da protagonista della pacificazione? Onestamente, non possiamo saperlo. E ancora - sul nostro lato - che ruolo storico, non solo contingente, avrà Trump? Con i suoi modi eterodossi, sarà l’ultimo difensore possibile di un Occidente in difficoltà, l’unico “ponte” rimasto tra cittadini disorientati e istituzioni via via più fragili, oppure i suoi eccessi e qualche sua oscillazione potranno rivelarsi in ultima analisi perdenti davanti a un’autocrazia che non si pone neppure lontanamente i “problemi” della libertà e della democrazia? Ecco, chiunque abbia un minimo di serietà e di onestà intellettuale non può sguainare certezze. Al massimo coltivare speranze, questo sì. E anche la fiducia (questo è successo durante il primo governo Trump) sul fatto che quel personaggio, anche se a volte non predica benissimo, ha molto spesso razzolato assai bene. Dopo di che, con correttezza anche metodologica, occorre delineare tutti gli scenari, pure rispetto alla sfida di medio periodo con la Cina: l’ipotesi più favorevole per noi, quella meno favorevole, e le molte sfumature intermedie. Le persone serie ragionano così. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44782530]] Quanto può durare la supremazia militare, tecnologica e commerciale americana? L’ascesa cinese può conoscere delle frenate? Quali i loro punti deboli? E quali i nostri? E invece no. I nostri “esperti” di sinistra, i nostri progressisti da piazza e da salotto, non sono mai sfiorati dall’ombra di un dubbio. Brandiscono solo certezze. Non hanno capito niente da almeno dieci anni (da Brexit in poi) ma ti spiegano tutto. E loro già sanno che è andata male. Che Trump è un imbroglione. Che ieri è stata una messa in scena. Che Xi lo ha messo nel sacco. Che Giapponesi e Sud Coreani non si fidano del tycoon. Che gli indiani gli volteranno le spalle. E così- come in una surreale catena di Sant’Antonio- negatività chiama negatività. Andrà per forza male in Estremo Oriente. Andrà peggio in Medio Oriente. E andrà malissimo in Ucraina. Te lo dicono loro, con un sorrisino di compassione verso Trump, e naturalmente verso di noi- ottusi e boccaloni- che magari gli diamo ragionevolmente un po’ di credito. Solo loro sanno tutto. Dimenticano però di dirci due cosine, ma a questi “esperti” parranno dettagli. La prima: come mai prima, quando c’erano “quelli bravi”, tipo il lucidissimo Biden, questi problemi non sono stati risolti? La seconda: se a loro fa orrore dare una mano a Trump, qual è l’alternativa che ci propongono? E qui scatta un imbarazzato silenzio. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44781394]]
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